Videodanza: l'interconnessione tra movimento e necessità di un ritorno all'armonia nei corti scelti da Lisa Ferretti e Sarah Möller, il 16 e 17 marzo
Non è una mostra, sottolinea Lisa Ferretti, e in effetti sarebbe una parola troppo stretta per quantificare l’ondata di movimento che ‘Danc'in Cinematic Spaces’ porterà ad Ascona. Il Teatro San Materno, il 16 marzo e il 17 marzo, ospiterà a qualcosa di unico: una selezione di cortometraggi internazionali contemporanei di videodanza, presentata in collaborazione con il Pool - Movement Art Film Festival di Berlino.
L’asse Ascona-Berlino è composto da Lisa Ferretti, curatrice, programmatrice e redattrice la cui passione per l'arte del movimento sfida ogni confine geografico, al fianco di Sarah Möller, co-direttrice del festival internazionale di film di danza Pool di Berlino. Per due serate queste due forze combinate promettono di trasportarci con ‘Danc'in Cinematic Spaces’ in una dimensione in cui il movimento avvolge lo spazio, l'architettura e la natura. Un progetto che esplora il movimento in tutte le sue forme e che ha trovato terreno fertile al Teatro San Materno. «Al San Materno lavoriamo molto sul dialogo tra le arti», spiega Ferretti «e proprio qui si materializza l'incontro tra l'arte del cinema e quella della danza, entrambe profondamente radicate nell'espressione del movimento».
Il filo rosso che connette la relazione del corpo umano con l'ambiente circostante è un'avventurosa esplorazione sotterranea. Ferretti e Möller non si sono accontentate di osservarne la superficie, ma hanno preso in mano pala e piccozza per scavare fino alle profondità inesplorate dell'interconnessione tra movimento e ambiente. «Abbiamo scelto attentamente cortometraggi che esaminassero l'interazione tra il corpo umano, l'architettura e l'ambiente urbano. Tuttavia, abbiamo presto ampliato la nostra ricerca perché, quando si tratta di valutare opere di questo genere, non ci si limita solo la qualità dei singoli film, ma anche il loro interesse, per poi combinare le selezioni in modo coerente e significativo».
Ma non si può parlare di uomo e contesto urbano senza puntare il dito verso l’enorme elefante nella stanza che è la crisi climatica e ambientale. «Abbiamo iniziato con il tema della danza e dell'architettura, che era il filo conduttore di questa stagione al San Materno. Ma man mano che selezionavamo i filmati, abbiamo avvertito una sorta di claustrofobia. A un certo punto, ci siamo rese conto che, nonostante il paesaggio urbano che ci circonda, c‘è ancora un profondo bisogno di natura dentro di noi. Quindi abbiamo ampliato la nostra ricerca, cercando film che offrissero una riflessione critica sul nostro rapporto con l'ambiente naturale».
Si potrebbe essere titubanti su come l’architettura, ambiente e danza possano comunicare tra loro, ma Lisa Ferretti ha il grande dono di rendere accessibili concetti di spessore filosofico anche ai neofiti dell’arte: «È innegabile che lo spazio abbia un impatto su di noi: in ambienti più ampi, ci sentiamo naturalmente inclini a muoverci con più libertà, mentre in spazi ristretti ci sentiamo un po’ oppressi. Tra i cortometraggi selezionati, alcuni mostrano danzatori in architetture della Ddr, cercando di cogliere un momento di connessione con la natura, d’intravedere il cielo in un’esplorazione su questa verticalità. In altri, ci sono ballerine che si esibiscono in spazi moderni ormai abbandonati, isolati in mezzo al nulla, generando una sensazione di vuoto che interrompe le narrazioni nei movimenti impressi nella costruzione moderna’. Un’esperienza che chiama gli spettatori a perdersi in un labirinto di narrazioni corporee, cortometraggi che non solo raccontano una storia ma danzano una domanda: guardando le migliaia di edifici in perenne costruzione accanto a noi, per non parlare degli eterni lavori stradali, come danziamo in un mondo che cambia continuamente?
Per Ferretti, è un invito a riflettere, ma soprattutto a sentirsi parte di un flusso più ampio di movimento e di vita. Ogni cortometraggio selezionato è una gemma, un unico pezzo di un puzzle che, quando unito agli altri, ci parla di ecologia, di urbanistica, di esistenza. Da Les Roses di Billy Cowie a Flatland di Keymanesh e Pousti, ogni pezzo è un invito a vedere il mondo – e forse a danzarlo – attraverso una lente differente. Con lo stesso spirito di scoperta, i partecipanti sono chiamati a interagire con l'arte in modo nuovo, libero, soprattutto danzatori e studenti di danza e cinema che posso usufruire dell’ingresso gratuito, con l'incoraggiamento a prenotare in anticipo.
Sabato 16 alle 20.30 e domenica 17 marzo alle 17, ‘Danc'in Cinematic Spaces’ promette esperienze, incontri, dialoghi che potrebbero estendersi oltre la sala del Teatro San Materno. «Spero susciti curiosità e piacere estetico. Penso che sicuramente dovrebbe lasciare lo spettatore immerso in una ricerca personale, in una riflessione su come abitare nel mondo’, dice Ferretti in un invito a muoversi, sentire, pensare – magari, anche a cambiare.