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Il jazz a Chiasso, punti fermi e nuovi orizzonti

Dal 13 al 15 marzo musica internazionale e svizzera con inserti local: è il 26° Festival di cultura e musica jazz, e brilla la stella di Bill Evans

Bill Evans & The VansBand Allstars, il 13 marzo
29 gennaio 2025
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Pioggia battente, traffico e una dogana chiusa senza preavviso (per guasto tecnico, quella di Maslianico) hanno portato nel foyer del Cinema Teatro un campione parziale dei relatori della conferenza che introduce il prossimo Festival di cultura e musica jazz di Chiasso. Con Paolo Keller indisposto e Lorenzo De Finti impegnato dal suo essere pianista, la 26esima edizione della rassegna è varata dagli altri del comitato organizzatore e aspetta il pubblico dal 13 al 15 marzo per tre sere di musica internazionale e svizzera con inserti local. “È la 26esima, il festival non è più un pivello”, dice Davide Lurati, il vicesindaco, in nome e per conto del Municipio a garantire che il jazz a Chiasso è “un tassello importante” dell’annuale proposta culturale e a lanciarsi in una digressione etimologica che vede la parola ‘jazz’ derivare da ‘jass’, dal francese ‘jaser’, che nel dialetto della Louisiana francofona del XVIII secolo significava ‘rumore’, concetto che porta a Chiasso ancor prima dell’assonanza con ‘jass’. Mettici pure che in marzo torna ‘Chiasso Means Noise’, il festival di musica elettronica e sperimentale, e il chiasso è assicurato.

Scintilla della curiosità

Il festival ritocca la sua proposta: la stella della rassegna per la prima serata, altre due stelle per la seconda, anticipate da Oskar Boldre & Vocalia, progetto nato nel 2019 da Boldre, artista cresciuto nelle cantine milanesi del prog, passato dal folk all’afro-jazz e poi immersosi nello studio e nella sperimentazione dello strumento vocale. Tra canto difonico, beatbox e improvvisazione, il repertorio di Vocalia spazia tra brani originali e altri di Pat Metheny, Peter Gabriel, King Crimson e Bobby McFerrin.

È Armando Calvia, direttore del Cinema Teatro Chiasso, ad annunciare la musica ma anche le interazioni della stessa con il m.a.x. museo, nelle quali Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo, entra nel merito accennando a ‘Bicicletta e motocicletta fra grafica e design’, dal 2 marzo al 20 luglio, con biglietto integrato valido per le tre sere del festival. “Non vogliamo essere solo un evento di nicchia, per gli appassionati di un genere non semplice e non sempre alla portata di tutti, ma anche un momento di aggregazione, conoscenza, cultura, nell’intento di portare il jazz all’attenzione di chi non lo conosce”, dice Calvia. Anche a questo serve il percorso fotografico inserito nello spazio urbano che farà da entrée al festival: ‘Tra Jazz e musiche nuove’ è la quarantina di scatti di Roberto Cifarelli che della rassegna riassumono la storia, immagini che saranno visibili indicativamente da dopo il Nebiopoli. “Vengo a Chiasso da parecchi anni – dice il fotografo – per i programmi interessanti e perché oltre agli artisti conosciuti scopro sempre anche i meno noti, pane per la mia naturale curiosità. E poi sul palco di Chiasso non c’è mai il fondale nero e ci sono luci ottime, e un ambiente curato facilita il lavoro di un fotografo”. Messaggio per l’Accademia di Mendrisio, al lavoro sulla scenografia con un progetto tutto nuovo.

Da Jaco a Felix

Con Dj Souljazz a chiudere, nella notte di sabato, partiamo dall’inizio. Giovedì 13 marzo alle 21 il Cinema Teatro accoglie Bill Evans (sax e voce) con la Vansband Allstars, ovvero Gary Husband al pianoforte e tastiere, Felix Pastorius al basso e Keith Carlock alla batteria e percussioni. Nel teatro che ha appena ospitato il tributo a Miles di Paolo Fresu, Evans è la continuazione di un racconto, lui che con il grande trombettista debuttò a inizio anni 80, poco più che ventenne. Solista dal 1984, anno di ‘Living in the Crest of a Wave’, Evans ha suonato per Herbie Hancock, Mick Jagger, John McLaughlin, Willie Nelson, Allman Brothers Band e tanti altri. Diverse le nomination al Grammy, come nel caso dei dischi ‘Soul Insider’ e ‘Soulgrass’.

Gary Husband è batterista oltre che pianista e le sue collaborazioni coprono terre più estese del solo jazz (i fan dei Level 42 lo ricorderanno negli album dal 1988 in poi). Il drumming di Keith Carlock è certificato dagli Steely Dan, gente dal palato fino e difficile, ma anche da James Taylor e Mike Stern. Felix Pastorius, che ha lavorato con David Byrne dei Talking Heads, Santana e gli Yellowjackets, ha un cognome che del basso dice molto: “Questa serata potrebbe essere introdotta da una seduta psicanalitica”, dice Sergio Albertoni, uomo Rsi nel comitato organizzatore, che vorrebbe tanto chiedere a Felix come gli sia venuto in mente di suonare lo stesso strumento di papà Jaco, con tutti gli annessi e connessi di un’eredità-macigno con la quale rapportarsi.

Anche ‘da camera’

Sono due le anime in gioco a Chiasso in marzo, quella derivante dall’abbraccio da jazz e rock di cui sopra e quella che Albertoni definisce “dimensione cameristica”, da ascoltarsi, il 14 marzo, con l’Andy Sheppard Trio, dal nome del sassofonista britannico, punto di riferimento del genere nel Regno Unito. Sheppard, che ha acquisito ulteriore fama come solista della Big band e del trio di Carla Bley, porta a Chiasso la musica nata durante il lockdown, qui affidata al pianoforte di Rita Marcotulli e al contrabbasso di Michel Benita. A seguire, nella medesima dimensione sonora, gli Eyot, formazione serba nata attorno alla figura del pianista Dejan Ilijić, figlio (artistico) del fu Esbjörn Svensson, pianista svedese innovatore.

Si arriva così alla serata di sabato 15 marzo, aperta dal bandleader Jim Black, batterista statunitense con residenza in Svizzera, insieme ai suoi Schrimps – Asger Nissen al sax contralto, Julius Gawik al sex tenore, Felix Henkelhausen al contrabbasso – formazione che dopo ‘Ain’t No Saint’, del 2023, è pronta per la pubblicazione del secondo disco. A chiudere il festiva è stato chiamato Andreas Schaerer, stella della voce non più solo svizzera. Nei Novel of Anomaly incontra Luciano Biondini, tra i virtuosi della fisarmonica, il finlandese Kalle Kalima alla chitarra e l’altro svizzero ‘Lucas Niggli’ alla batteria e percussioni.

Giù dal palco

Il 2025 a Chiasso è l’anno di Miles Davis. Questo dice Armando Calvia a margine della presentazione: «Abbiamo avuto occasione attraverso Paolo Fresu, e al fantastico gruppo di musicisti italiani di ‘Kind Of Miles’, di conoscere un musicista a tutto tondo come Miles Davis attraverso i racconti, le storie di chi ha vissuto la sua musica e ha scritto di lui. Inauguriamo invece il Festival con un musicista che con Miles ci ha suonato proprio, che ha vissuto non solamente quanto la sua musica ha prodotto sugli altri, ma direttamente il suo mondo, il personaggio e la persona anche al di fuori dei confini del palcoscenico. Sarebbe interessante poter fare una chiacchierata con Evans per conoscere qualcosa che ancora non si sa del grande trombettista». Un incontro col pubblico, prima o dopo il concerto? «Sì, qualunque sia la collocazione. Magari dopo un bicchiere di vino, quando le possibilità di entrare in aneddoti su figure di tale statura potrebbero aumentare» (sorride, ndr).

Questa è, per concludere, la 26esima edizione del Festival di cultura e musica jazz di Chiasso riassunta in poche note: «C’è senz’altro continuità con le precedenti edizioni, ma solo in parte. Considero questa un’edizione che attraverso alcuni gruppi ci porta in una visione di Festival jazz più contemporanea, più nuova e in via di trasformazione, che si tiene vicini i grandi interpreti che già conosciamo per andare a scoprire qualche isola nuova, luci già luminosissime che domani potranno diventare stelle».