Da piccolo ha cercato di levitare, senza riuscirci. ‘Colpa’ del libro che segnò il suo rapporto con la lettura. Il 22 marzo sarà ospite di FestivalLibro
La memoria è un’ossessione della letteratura. Lo è stata per Proust, lo è stata per Borges, lo è stata per Gianni Rodari, che ha passato la vita a costruire ponti tra il passato e il presente attraverso la lingua. E lo è, in un modo tutto suo, anche per lo scrittore italiano Roberto Piumini, ospite oggi alle 14 nella sala del Consiglio comunale di Muralto, di FestivalLibro, la rassegna culturale dedicata all’editoria che si chiude domani. Solo che lui, Piumini, a differenza di Proust, non ha bisogno della madeleine. «Io sono in realtà molto povero di memoria», dice subito. Il che suona quantomeno curioso, considerando che il tema di quest’anno del FestivalLibro è dedicato alla memoria. «Le cose mi ritornano senza che me ne accorga e affiorano nella scrittura senza che lo sappia. In un certo senso, scrivere per me è una forma di ricordo involontario, quasi inconsapevole».
La memoria, per Piumini, non è un archivio ordinato in faldoni e cassetti. Più che ricordare, risuona. Il suo vero archivio è la voce, il ritmo dell’oralità, il suono delle parole prima ancora del loro significato. «La mia memoria è soprattutto sonora ed è rimasta tale. Tutti quelli che si sono occupati delle mie storie e poesie hanno rilevato che le mie parole, storie, sono tutte molto orali, molto vicine alla voce, che la richiamano, che la pronunciano. Stranamente ho scritto tantissimo, ma sono probabilmente più un autore orale che scritto».
L’incontro che lo scrittore terrà oggi a FestivalLibro è dedicato proprio a questa dimensione di narrazione condivisa. ‘Bumba e Beffo, storie per bambini e le loro famiglie’, questo il titolo, sarà un’occasione per portare la sua scrittura nella sua dimensione più antica: quella del racconto vivo. «Sono due storie, una edita e una no, in cui io giocherò a fare questa lettura d’autore, e in parte anche coinvolgendo in un certo modo il pubblico». Si tratta, in un certo senso, di un ritorno all’origine della narrazione. Un’idea quasi omerica in cui il narratore che non si limita alla scrittura, ma che dice, interpreta, gioca con la voce e con l’ascolto in un’epoca in cui l’immagine ha preso il sopravvento sulla parola scritta. «C’è bisogno di un’oralità buona, che non sia né caciara né silenzio, ma parola viva, intima, espressiva, intensa».
Cosa significa scrivere per l’infanzia? Non è una domanda banale, e nemmeno una a cui Piumini sembra voler rispondere con la retorica dell’autore impegnato nella ‘formazione delle nuove generazioni’. Anche se, le carte in regola per farlo le avrebbe, con la sua formazione pedagogica «molto di sfondo», come lui stesso la definisce. «Io non scrivo con un intento pedagogico nel senso classico, a differenza di Rodari, che mirava a trasmettere contenuti educativi. Non mi interessa suggerire soluzioni di vita o esortazioni; il mio approccio è soprattutto esperienziale, estetico». Eppure la sua è una letteratura che lascia tracce, come spesso fanno le storie che ci accompagnano per tutta la vita, il realismo magico dell’infanzia che continua a esistere anche quando non ci crediamo più. «Il bambino crescerà con un gusto per il linguaggio, per le storie buone, magari ben raccontate, con la voglia di trovarne altre».
Anche Piumini è stato bambino, e prima di essere scrittore, è stato lettore. «Non è che ci fossero tantissime bibliografie, soprattutto accessibili per i bambini. C’erano i libretti canonici: ‘Cuore’, ‘Pinocchio’, che naturalmente ho letto». Ma non è stato un libro per ragazzi a segnare il suo rapporto con la lettura: «Mi fu regalato come premio per una gara di catechismo un libro che si chiamava ‘La vita del beato Domenico Savio’. Ricordo soprattutto un’illustrazione di questo bambino che levitava, in un ambiente grigio tipo sacrestia, sollevandosi dal terreno. Dico che forse è stato questo libro a influenzarmi: per tutta la vita ho cercato di levitare anch’io, senza mai riuscirci».
Eppure, in un certo senso, è riuscito a levitare lo stesso. Se non fisicamente, almeno nella traiettoria della sua carriera. Nel 1979, appena un anno dopo la pubblicazione del suo primo libro, Piumini vince il Premio Cento. A presiedere la giuria, un nome che pesa: Gianni Rodari, che gli suggerisce tre cose. Tre consigli che, come ogni buon allievo, Piumini ha accolto, ma non seguito. O meglio, ha seguito la propria strada, pur portandoli con sé. Allora, dopo più di quarant’anni, non posso che chiedergli quali sarebbero oggi i tre consigli che lui darebbe a un giovane scrittore. «Non scrivete romanzi prima dei quindici anni. Scrivete diari, invece: è un esercizio di scrittura, di pensiero scrivente, ed è molto importante. E lasciate riposare un testo, e quando lo riprendete rileggetelo come se fosse stato sabotato da un nemico che vi odia – uno che ci ha infilato dentro venti parole di troppo, solo per rovinarlo. Trovatele. Eliminatele. Scrivere, in fondo, è più un problema di togliere che di aggiungere».
Alle 15.15 al Palazzo dei Congressi, Roberto Piumini presenzierà a ‘Fiabe d’Italia’, spettacolo con le fiabe della tradizione popolare italiana curate da Italo Calvino e raccolte in ‘Fiabe italiane’ e con quelle riscritte e inventate da Piumini in ‘Mille fiabe italiane’.
Sempre al Palazzo dei Congressi, ma alle 18, nuove ‘Memorie della scrittura’. Il protagonista è Andrea Vitali, scrittore e medico italiano nato sulle rive del Lago di Como. Spesso paragonato a un altro scrittore lacustre, Piero Chiara, nel 1996 con ‘L’ombra di Mainetti’ Vitali ha vinto proprio il premio letterario dedicato a Chiara. Tra i titoli di riferimento si ricordano ‘Una finestra vistalago’ (Premio Grinzane Cavour e Premio Bruno Gioffré, nel 2004). Di grande popolarità è la serie dedicata al maresciallo Ernesto Maccadò, uomo di legge integerrimo ma anche umano e ironico. Dopo l’incontro, in collaborazione con il Locarno Film Festival, sarà proiettato il film ‘La stanza del vescovo’ di Dino Risi, tratto dall’omonimo romanzo di Chiara (programma completo del festival letterario su www.festivallibro.ch).