Intervista alla regista Barbara Miller, in sala con il documentario ‘Wisdom of Happiness’
«L’idea è stata quella di portare il sapere del Dalai Lama nel mondo moderno». La regista svizzera Barbara Miller ci ha raccontato così il suo documentario ‘Wisdom of happiness’. Coprodotto da Richard Gere, il film è stato presentato in anteprima allo Zurich Film Festival e al Film Festival Diritti Umani Lugano. In occasione dell’uscita nelle sale, domenica alle 17.30 al Cinema Rialto di Muralto si terrà una proiezione speciale alla presenza della regista, della direzione del festival diritti umani e con la partecipazione della comunità tibetana che offrirà al pubblico un piccolo rinfresco di piatti tipici della cucina tibetana.
Barbara Miller, perché proprio il Dalai Lama? Dopotutto, non è l’unico ad avere a cuore questi problemi e ad avere delle proposte.
È vero, per fortuna ci sono tante altre persone, però il Dalai Lama è stata una figura che mi ha accompagnata fin da quando ero piccola, una figura che rappresenta una forma di speranza, una figura che emana questo sentimento di amore per tutti gli esseri umani. È una persona che, secondo me, è totalmente antidogmatica, che è aperta a tutte le religioni, a tutte le nazioni. È una persona molto inclusiva, per questo mi è sempre piaciuto il suo modo di pensare e di guardare il mondo.
Pur essendo la figura centrale del buddhismo tibetano, è antidogmatico anche per quanto riguarda la religione. Ha sempre detto che non è importante se qualcuno è buddista, cristiano o non credente, al centro dei suoi discorsi c’è l’etica secolare, basata sui diritti umani, che secondo lui è la base di tutta la nostra società e del vivere insieme.
Come è stato realizzato il film?
Non volevamo fare una biografia, ma mettere al centro il suo sapere. Con una intervista, perché volevamo che fosse lui a parlare direttamente al pubblico, ma ci hanno subito detto che non sarebbe stato possibile, che il Dalai Lama non avrebbe più concesso grandi interviste. Abbiamo spiegato il nostro progetto e poi abbiamo avuto la fortuna che il fotografo del Dalai Lama, lo svizzero Manuel Bauer, che l’ha accompagnato per 35 anni in tutto il mondo in tutti i suoi viaggi, ha deciso di fare per noi il cameraman: si è quindi creata una base di fiducia, e il Dalai Lama ha dato il permesso di fare quella che probabilmente sarà l’ultima sua grande intervista.
Così siamo andati a Dharamsala. E anche qui non è stato facile, perché abbiamo dovuto portare in montagna tutto il materiale per le riprese e installato un set nella sua sala privata.
Parliamo di intervista, ma nel film non ascoltiamo le domande.
È stata un’intervista classica: io facevo le domande e il Dalai Lama rispondeva, ovviamente con la sua mente vivace che va in tutte le direzioni. Ma come detto volevamo stabilire un dialogo diretto tra il pubblico e il Dalai Lama, ‘heart-to-heart’, cuore a cuore, come riporta il sottotitolo del film.
Sul set abbiamo usato un’installazione che funziona con due specchi, così che lui vedesse me e io vedessi lui, ma quando lui mi guardava, guardava direttamente anche nella videocamera. E benché fossimo nella sua sala privata, abbiamo reso l’ambiente più astratto, così da rendere più forte questo momento di incontro tra il Dalai Lama e il pubblico. Questo per noi è stato il cuore di tutto il documentario.
Volevamo che parlasse solo lui: non c’è la mia voce, non ci sono altre persone che parlano, non c’è una giornalista che spiega chi è il Dalai Lama. È tutto nelle sue parole.
Al cuore del messaggio del Dalai Lama, come riporta il titolo del film, è il concetto di felicità. Cosa si intende di preciso?
Per un certo periodo il film doveva intitolarsi “Tu”, perché quello che alla fine è al centro siamo proprio noi: come riusciamo a vivere meglio in questa realtà di insicurezze mondiali? Come riusciamo a gestire i nostri sentimenti negativi, le nostre paure, la nostra rabbia, le nostre insicurezze? Come possiamo non farci dominare dai nostri sentimenti ma al contrario controllarli, trovando maggiore calma e aprendoci al dialogo?
Il Dalai Lama dice che è importante trovare questa pace interiore che ci aiuta a gestire meglio le paure o la rabbia, ma anche cambiare la situazione mondiale, perché abbiamo tutti la responsabilità non solo di quello che succede nel privato e nella famiglia, ma anche di quello che succede nel mondo. Lui vede una forte connessione tra la pace interiore e la pace esteriore nel mondo.
La felicità non riguarda solo il singolo individuo.
Esattamente, per il Dalai Lama uno dei punti centrali è che siamo animali sociali: solo insieme riusciamo a sopravvivere, come individui ma anche come pianeta, come umanità. Il suo discorso inizia da sua madre, figura per lui molto importante, da quell’amore che si riceve nel nucleo familiare, quel calore umano di cui tutti abbiamo bisogno per sopravvivere. E quell’amore è solamente uno specchio di come anche nella società dobbiamo vivere insieme: dobbiamo trovare delle forme di comunicazione senza violenza, modi di agire insieme, di assumerci insieme la responsabilità per tutte quelle cose che succedono, perché, come dice lui, quasi tutti i problemi che abbiamo nel mondo sono creati dagli esseri umani.
Nel suo documentario ‘#Female Pleasure’ la questione femminile veniva affrontata con uno sguardo molto critico verso le religioni. Il buddhismo fa eccezione?
Del buddhismo parlo anche in ‘#Female Pleasure’ e ha aspetti problematici: il buddhismo cinese ha ad esempio un “inferno per le donne”, perché le donne attraverso il loro corpo porterebbero il male nel mondo. Ma in ‘Wisdom of Happiness’ il Dalai Lama non rappresenta il buddhismo o la religione: lui stesso non dà più così tanta importanza alla religione in sé, afferma l’importanza dell’etica secolare, che è quello che ci unisce. Perché le religioni e le separazioni delle religioni hanno portato a troppe guerre, troppa violenza, e troppi dogmi contro gli esseri umani.
Per me è stato importante chiedere al Dalai Lama come vede il ruolo delle donne nel mondo di oggi. E trovo molto bello quello che ha detto: il ricordo di sua madre che gli ha insegnato l’importanza della compassione, dell’amore, dell’accettare tutti gli esseri umani. E la speranza che sempre più donne prendano posti importanti nella politica. Ed è significativo che abbia detto che per lui è possibile che il prossimo Dalai Lama sia una donna: è molto bello, perché dal Papa non ho mai sentito un discorso simile.