L'Orchestra della Svizzera italiana, diretta da Poschner con il violinista Waarts, accosta i concerti di Sibelius e Bartok
Jean Sibelius ha composto il suo Concerto per violino tra il 1903 e il 1905 nella calma e nella solitudine di Järvenpää. Bela Bartok il suo Concerto per Orchestra l’ha composto nel 1943 a Saranac Lake, presso New York, ospite di un’associazione di compositori americani nelle condizioni di profugo dell’Europa in guerra. Fra le due opere quarant’anni, da quando Picasso non aveva ancora dipinto ‘Les demoiselles d’Avignon’ a quando aveva finito la serie di ritratti della compagna Dora Maar. Due temperie storico-culturali diverse, messe a singolare confronto dall’Orchestra della Svizzera italiana, diretta da Markus Poschner con solista di violino Stephen Waarts, il giovane talento venuto dalla California, già al secondo impegno con la nostra orchestra.
Waarts, ben assecondato dal direttore e da tutte le sezioni dell’orchestra, è sembrato voler esibire le peculiarità del suo strumento, senza lasciarsi irretire dalle dolcezze melodiche, che nella musica di Sibelius fanno sovente temere cedimenti neoromantici. Gli applausi non sono mancati, ma sono stati più calorosi quelli degli orchestrali di quelli del pubblico; così Waarts ha concesso un bis per addetti ai lavori, estratto, mi pare, dalla impervia Sonata per violino solo di Bartok.
Strepitosa l’interpretazione del Concerto di Bartok, opera grandiosa, che ci può porre davanti a domande travolgenti. Che potere ha la musica sulla nostra coscienza, sul nostro intelletto? A che punto era la forza creatrice dell’uomo, dopo i massacri di due guerre mondiali?
Non oso proporre risposte. Mi limito a un po’ di cronaca. La nostra piccola grande orchestra sinfonica, con poco più di trenta archi, agevolmente sistemata su un palco che difficilmente conterrebbe una grande orchestra. Quella parte di pubblico, che non può perdere il treno e di solito, poco educatamente, se ne va prima dei musicisti, questa volta fermo in piedi, rispettoso, che non osa tentar l’uscita. C’è un evidente saturazione di impegni in questo countdown consumistico, chiamato sempre ancora Avvento dalla Cristianità. Non sarebbe ormai un momento opportuno per dar vacanza all’Orchestra?