Igor Horvat firma il nuovo allestimento del Lac in coproduzione con il Teatro Sociale che affronta, anche fuori dalla scena, l'attualità de ‘I fisici’
«L’attualità di un testo non è dovuta al testo» ha spiegato Igor Horvat, presentando ‘I fisici’ di Friedrich Dürrenmatt, scritto nel 1961 ma che sembra parlare direttamente al nostro 2024. «Il testo è stato scritto in un certo periodo e ha posto delle questioni. Il problema è a che punto siamo noi dopo decenni rispetto a queste questioni» ha proseguito il regista dello spettacolo che andrà in scena al Lac di Lugano dal 5 novembre, per poi spostarsi a Bellinzona il 14 e 15 novembre. ‘I fisici’, una delle opere più attese della stagione teatrale del Lac, è realizzato in coproduzione proprio con il Teatro Sociale di Bellinzona, in collaborazione con il Centre Dürrenmatt di Neuchâtel.
Quel Ceneri conosciuto per dividere, quest’autunno sarà unito sotto il segno di Dürrenmatt. «È importante mettere in rilievo che questa collaborazione avviene all’interno del cantone, con le istituzioni teatrali di Bellinzona. Lavoriamo assieme, e questo è fondamentale, perché culturalmente queste barriere non devono esistere» ha dichiarato il presidente del Lac Roberto Badaracco, aprendo la conferenza stampa.
Non poteva esserci occasione migliore per convergere le energie teatrali del Lac e del Sociale. Horvat, oltre a dirigere, firma anche la traduzione e veste i panni dell’ispettore di polizia Richard Voss, guidando un cast di attori ormai familiari al Lac: Catherine Bertoni de Laet, Jonathan Lazzini, Marco Mavaracchio, Giorgia Senesi e Pierluigi Corallo. Un ensemble di solida esperienza per un’opera che mescola il giallo al grottesco, il poliziesco alla spy story.
«Il testo è una tragicommedia», ha continuato il regista. «Ricordiamo che Dürrenmatt è stato uno scrittore di genere poliziesco. Però si svolge in un istituto psichiatrico, quindi l’elemento di follia che viene messo sul tavolo sin dall’inizio». Nell’istituto ci attendono tre fisici, o meglio tre pazienti tra cui il fisico Möbius e altri due convinti di essere Isaac Newton e Albert Einstein. Una serie di omicidi scuote la quiete della clinica, e l’intervento della polizia innesca una catena di colpi di scena che fanno emergere segreti. L’indagine poliziesca che si snoda nella clinica diventa ben presto una riflessione più profonda sull’indagine scientifica. «In questa ambientazione, la realtà non sempre è quella che appare» ha osservato Horvat parlando di un testo che gioca continuamente con le percezioni del pubblico. E come il famoso gatto di Schrödinger, chiuso nella sua scatola, la realtà di ‘I fisici’ è sospesa tra opposti inconciliabili: può essere viva o morta, distruttiva o salvifica.
Il mondo di Dürrenmatt può essere definito un caos ben orchestrato, in cui la scienza e l’etica si inseguono, si sovrappongono e, inevitabilmente, si scontrano. Nulla è come sembra, e ogni tentativo di afferrare la verità è destinato a incontrare l’assurdo. «La realtà è sicuramente non lineare, molto più sfaccettata e complessa» ha detto Horvat. «Abbiamo cercato di lavorare a più livelli anche nella costruzione dello spettacolo». Diventa quindi un gioco di camuffamenti, dove persino i costumi diventano un inganno. «Abbiamo voluto dare un tocco di grottesco» ha spiegato Horvat, «però questo significa che forse è una sorta di camouflage, di cosa mostro e cosa sono in realtà». Completano il tutto le musiche di Zeno Gabaglio e le luci di Marzio Picchetti, protagonisti della narrazione, capaci di costruire un mondo nascosto.
Un mondo che non rimarrà solo ancorato ai palchi teatrali, ma che si prepara ad entrare in una dimensione cinematografica. Grazie alla vittoria del bando Ssr “De la scène à l’écran”, ‘I fisici’ sarà anche trasposto in un’opera audiovisiva, diretta da Agnese Làposi che ha spiegato il suo approccio: «Non sarà una semplice ripresa dello spettacolo. Si attraversa la storia entrando nei diversi livelli di finzione, partendo dai momenti di lettura, dal testo letterario, fino ad arrivare sul palco». La trasposizione, una produzione Associazione Rec, seguirà lo spettacolo durante tutto il processo produttivo, cogliendone le fasi e mostrando come la pièce si sviluppa fino alla sua messa in scena finale.
Il tributo al drammaturgo si estende anche al suo lato meno conosciuto, quello di artista visivo. L’autore svizzero era noto per la sua capacità sul disegno e la collaborazione con il Centre Dürrenmatt di Neuchâtel rappresenta un ulteriore omaggio. «Si definiva come un artista apocalittico», ha spiegato la direttrice Madeleine Betschart, e molte delle sue opere pittoriche sono legate al tema dell’esplosione atomica. La scienza, come è evidente, è sempre stata il pallino di Dürrenmatt. All’epoca era la minaccia atomica a preoccupare; oggi, forse, sono le crisi climatiche a farci domandare se, in fin dei conti, abbiamo fatto davvero progressi.
Un tassello essenziale è rappresentato dal sostegno della Fondazione Ibsa per la ricerca scientifica, con cui è stato ideato il percorso tematico Scienza, etica e arte. Gli incontri collaterali, parte di questo progetto, approfondiscono il dialogo tra scienza e cultura, con appuntamenti come l’8 febbraio, in cui Stefano Mancuso discuterà le reti di comunicazione tra gli esseri vegetali, e il 17 febbraio, quando Guido Tonelli esplorerà le connessioni tra arte e scienza, offrendo nuovi spunti di riflessione su due mondi sempre più interconnessi.