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Il Minotauro torna nell'arena con tre repliche al Sociale

La tournée del Dürrenmatt di Saltamacchia e Picchetti prende il via a Bellinzona, da dove tutto iniziò. La regista: ‘Temi più che mai di attualità’

Si va in scena venerdì 8 e sabato 9 novembre
(Cromophobia studio Lione)
6 novembre 2024
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«Gli attori son già lì a scaldarsi», ci dice Margherita Saltamacchia abbassando la voce man mano che si avvicina all’arena dove stanno per iniziare le prove. L’arena, sì, perché il ‘Minotauro’ che tornerà in scena al Teatro Sociale di Bellinzona, dopo le cinque repliche da tutto esaurito della scorsa stagione, si muove «e gioca» nella platea svuotata dalle poltrone.

Tratto dall’omonimo testo del 1985 dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, co-produzione Teatro Sociale e compagnia indipendente LaTâche21, il ‘Minotauro’ di Margherita Saltamacchia (regista e attrice) e Marzio Picchetti (direttore creativo e luci) torna là dove «tutto è iniziato» con tre rappresentazioni che danno il via a una tournée, alla quale «ci si avvicina con grandi emozioni. Con Marzio ci abbiamo lavorato tanto; non è sempre facile riuscire a portare in giro uno spettacolo e, in modo più ampio, riuscire a fare questo mestiere».

Non tutte le repliche portate in tour saranno allestite a mo’ di arena: alcune verranno proposte con la più classica visione frontale «e siamo curiosi di vedere come andrà; in alcuni teatri giocheremo con delle telecamere fisse e in altri no. Per noi attori sostanzialmente non cambierà nulla se non l’avere una partecipazione diversa, ma questo è un aspetto che a teatro varia sempre poiché in generale ci si può trovare di fronte a pubblici parecchio attivi e partecipativi o a sale semivuote. Ci sono vari elementi che rendono diverso uno spettacolo: il principale, in ogni situazione, è sicuramente il pubblico. È il pubblico che fa il teatro». Durante gli spettacoli al Sociale «noi attori abbiamo sentito la partecipazione attiva dei presenti all’uccisione del mostro. Era quello che speravamo accadesse ed è quello che un po’ inevitabilmente è successo, vista la totale immersione, anche fisica, degli spettatori che si sentono così un po’ meno spettatori e più partecipanti alla rappresentazione». Partecipanti ma non co-protagonisti, poiché «protagonista è il Minotauro che sta in scena con tutta la sua fisicità portata da Jess Gardolin, ballerina straordinaria – sul palco insieme alla stessa Margherita Saltamacchia, ad Alì Salvioni e Anahì Traversi – su cui non si può che avere sempre gli occhi puntati». Così come a catturare l’attenzione sono pure l’impianto di luci e laser, i giochi di specchi e rifrazioni che ne fanno una pièce «molto visiva e che gioca su questa partecipazione corale di tutti, con lo spettatore che viene ‘portato dentro’ attraverso tanti stimoli».

Desiderio universale, esigenza originale

La rivisitazione del mito greco da parte di Dürrenmatt, con i ruoli dei personaggi invertiti (Minotauro come vittima e non mostruoso assassino, Teseo che inganna l’uomo-toro e lo uccide) mette l’accento sulla tragicità dell’esperienza esistenziale umana, dell’individuo di fronte alla natura e dell’individuo di fronte al diverso. Temi – aggiunge Saltamacchia – più che mai d’attualità, «uno dei motivi per i quali ho deciso di mettere in scena questo testo, dal quale ho imparato molto. Come una sensibilità e una consapevolezza diverse rispetto agli esseri, intesi come esseri viventi in generale». E si spiega. «Il fatto che il Minotauro, come qualsiasi essere sulla Terra, voglia semplicemente trovare qualcuno da amare e da cui essere amato, è un tema universale ed enorme. Eppure spesso dimentichiamo che quel desiderio sua tale anche per quegli esseri che noi chiamiamo ‘diversi’. In realtà tutti hanno questa esigenza, che è un’esigenza originale. Il Minotauro ce lo fa capire in una maniera dolcissima. Dürrenmatt è geniale nel ribaltamento della visione di una storia che è la stessa (per ridurre all’osso: c’è un mostro nel labirinto, arriva l’eroe e lo uccide): lo scrittore si chiede come quel mostro abbia vissuto la storia; dandoci così tutta un’altra visione. Che a me, così come penso ad altri, fa pensare e chiedermi se nei panni dell’altro mi ci sia mai davvero messa. Perché io ho il mio quadro, piccolo e ridotto, che può non farmi vedere ciò che ho intorno. Invece magari basta spostare anche solo leggermente il punto di vista sulla stessa realtà, per allargare lo sguardo e capire che ciò che noi chiamiamo diversità, diversità non è». Il Minotauro stesso non si reputa diverso, sono gli altri a vederlo come tale. «Ecco, senza cadere in ragionamenti banali, ritengo interessante porsi la domanda di cosa sia ‘davvero’ diverso e cosa normale».

Il ‘Minotauro’ è in programma al Teatro Sociale Bellinzona domani venerdì 8 (20.45) e sabato 9 (17 e 20.45). La prima tappa della tournée sarà al Teatro Sociale di Como, poi ci saranno spettacoli a Coira, Piacenza, Lugano (LAC) e in Liguria.

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