Per dieci anni quella del pianoman al Madison Square Garden è stata una ‘Experience’. Il film del suo 100esimo show è candidato agli Emmy Awards
“È una folla niente male per essere un giovedì, il manager mi fa un sorriso. Perché lo sa che è me che sono venuti a vedere, per dimenticarsi della vita almeno per un po’”. È di un sabato e non di un giovedì che si canta in ‘Piano Man’ ma Billy Joel, alla fine del concerto – armonica a bocca al collo, come un Dylan al pianoforte – è solito adattarla per la serata. Chi ascolta, newyorkese oppure no, si sente ancor più dentro la average life (la vita media) di un pianista di pianobar ed empatizza con la varia umanità che passa davanti al suo strumento. È la “regular crowd”, sono quelli di sempre: il vecchio che gli siede di fianco, filtrando col suo gin tonic, e gli chiede di suonare qualcosa che gli ricordi i tempi andati (“Non so come faceva, so che era dolce e triste, quand’ero giovane la conoscevo a memoria”); è John che al pianista versa da bere gratis mentre la sua, di average life, lo sta uccidendo (“Sono certo che potrei essere una star del cinema, se solo potessi andarmene da questo posto”). C’è Paul il “romanziere immobiliare” che non ha tempo per una moglie e parla con Davy, che è “still in the Navy” (ancora in Marina, rima baciata) e probabilmente ci resterà per sempre. Insieme alla cameriera che parla di politica, per la disperazione dell’uomo d’affari, tutti insieme dividono un drink che chiamano ‘Solitudine’, “ma è sempre meglio che bere da soli”. E alla fine di ‘Piano Man’, che altro non è che un umile e sontuoso valzerone, il pianoforte “suona che sembra Carnevale” e dai clienti piovono mance. E una domanda: “Ragazzo, cosa ci fai in questo posto?”.
Non si può comperare nei negozi, si può provare con Paramount+, ma fino a che YouTube non rimuoverà il file, il canale Rock and Metal Music Archives ospita ‘Billy Joel: The 100th Live at Madison Square Garden’, il film ufficiale del 100esimo concerto del pianista di Long Island nella storica venue. Cosa ci faccia il concerto di un pianoman tra Slipknot, Metallica e Helloween non è dato sapere. La collocazione pare il tributo involontario agli esordi di William Martin Joel, folgorato dai Beatles all’Ed Sullivan Show come tanti altri suoi colleghi, ma con trascorsi nel duo heavy metal Attila, il cui album venne autodefinito “merda psichedelica”.
Diretto dal pluripremiato regista Paul Dugdale, cui si devono documenti dal vivo di Adele, Rolling Stones e Taylor Swift, ‘Billy Joel: The 100th Live at Madison Square Garden’ è un passaggio importante ma intermedio nella residenza del pianista al Madison Square Garden (Msg), giunta lo scorso 25 luglio – dopo dieci anni di concerti, uno a settimana – alla 150esima replica. Nessuno ha mai suonato 150 volte al Madison Square Garden, luogo noto anche come ‘The World’s Most Famous Arena’ (si sa, gli americani tendono a gonfiare un po’ le cose) ma anche più semplicemente ‘The Garden’, casa dei New York Knicks (e per l’Nba The Garden è ‘The Mecca’) e dei New York Rangers (l’hockey), ma anche casa del rock (l’ultima apparizione su un palco di John Lennon, per esempio) e del pugilato, con Billy Joel che in gioventù di boxe ha tirato almeno un po’ (lo dicono il naso e le mani da pugile, e i pugni stretti agitati in ‘Angry Young Man’, inno pianistico all’incazzatura giovanile).
‘Billy Joel: The 100th Live at Madison Square Garden’ è un estratto dalle oltre due ore e trenta minuti dei concerti al Msg, sorta di artistica ‘Experience’ con il musicista che qui, a differenza dei pittori, è vivo, vegeto e suonante. La candidatura a quattro Primetime Emmy Awards (a settembre i vincitori) non è tecnicamente un riconoscimento all’artista: i candidati sono i responsabili del light design, del missaggio del suono, della direzione tecnica e del lavoro di telecamera; una nomination va al Variety special preregistrato dell’anno. Certo, puntare le telecamere su Billy Joel – da ‘Miami 2017 (Seen The Lights Go Out On Broadway)’, un’anticipazione di 11 settembre, all’amata ‘Vienna’, da ‘New York State of Mind’, duettata negli anni con Tony Bennett, al resto del canzoniere americano che porta la sua firma – rende le cose più facili.
In questa testimonianza audio e video che pare più onesta di tanti show con le comparse travestite da fan messe in prima fila a impazzire a comando, brilla la stella minore ‘An Innocent Man’, dall’omonimo album del 1983, quello di ‘Uptown Girl’. “Ci sono note altissime in questa canzone, vi concedo il permesso di protestare se non le prendo. Solo, auguratemi buona fortuna, e vediamo cosa succede. Sono curioso anche io”, dice Billy. E con tutti i suoi 75 anni, le note le prende tutte. Poco prima, anticipato da una carrellata degli ospiti di dieci anni di notti con lui al Garden (John Mayer, Elvis Costello, John Mellencamp, Miley Cyrus, Bruce Springsteen, Steve Miller, Peter Frampton, Billy Gibbons, John Fogerty, Jon Bon Jovi e il suddetto Bennet), Billy aveva chiamato sul palco uno dei suoi favoriti, Sting, per cantare ‘Big Man on Mulberry Street’, un’altra storia dalla Little Italy che già aveva prodotto ‘Scenes From an Italian Restaurant’, che della Little Italy stessa è un affresco di quasi sei minuti e dei concerti è momento imprescindibile.
‘Billy Joel: The 100th Live at Madison Square Garden’ dura un’ora e mezza, ma da ‘Miami 2017’ a ‘Piano Man’, nella realtà, è trascorsa un’ora in più. Il pianoman alla fine è stanco, le mani non viaggiano più sui tasti come una volta, ma di fronte all’affetto del Garden la tecnica è elemento secondario. Dunque chiudiamo con il sorriso. Per buona volontà di un utente della Rete con lo smartphone in mano per tutto il tempo, YouTube conserva al momento anche il 150esimo concerto di Billy Joel, integrale, l’ultimo della residenza iniziata il 27 gennaio del 2014, una lunga permanenza da 2 milioni di biglietti venduti complessivamente. A un certo punto dello show, a prendersi la scena più di Jimmy Fallon, venuto a inaugurare un ‘bannerone’ con la scritta ‘150’, più di Axl Rose venuto a cantare ‘Live and Let Die’, è Della, 8 anni, che sul palco insieme a Remy, 6 anni, da consumata rockstar dà il tempo con le mani a ‘My Life’ (La mia vita), uno dei classici di papà Billy (“Sul due e sul quattro”, gli grida il babbo da lontano). Della danza davanti al pianoforte cantando ‘My Life’ a memoria, e alla fine del pezzo strappa il microfono al genitore: “Grazie a tutti, è stato un onore!”. Nel tripudio generale, la bimba prende la via delle quinte e Billy riprende il centro del palco. “Adesso la vita è la sua”, dice il pianista. E lo spettacolo può continuare.