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‘Cantiere aperto’ al Teatro San Materno

Niente di stradale, solo il nuovo spettacolo di Tiziana Arnaboldi, viaggio tra cielo e terra, corpo creativo e corpo spirituale

Il 19 e 20 luglio ad Ascona

Di cantieri aperti in Ticino ce ne sono fin troppi, ma stavolta, abbiate pazienza, non parliamo dell’ennesimo tormento stradale che sembra non finire mai. Parliamo di un progetto ben diverso, uno di quei posti dove l’arte prende vita e il movimento danza sulle righe del tempo e dello spazio. Il nuovo spettacolo, dal polisemico nome ‘Cantiere Aperto’, ideato dalla coreografa Tiziana Arnaboldi, trasformerà il 19 e il 20 luglio il Teatro San Materno di Ascona in un laboratorio creativo in evoluzione: un viaggio tra cielo e terra, corpo creativo e corpo spirituale, che metterà un punto conclusivo alla stagione teatrale 2023-2024.

Un’idea in movimento

‘Cantiere Aperto’ nasce dall’esplorazione della relazione tra il danzatore e l’architettura. «Ogni spazio è un dubbio e bisogna continuamente individuarlo e disegnarlo, perché non è mai mio, devo sempre conquistarlo,» spiega Arnaboldi. La coreografia si intreccia con l’ambiente come in una battaglia quotidiana, trasformando il corpo del danzatore in un architetto improvvisato. «Ci trasformiamo per un certo verso in architetti del corpo», aggiunge. «C’è dialogo tra questi due corpi: il corpo dell’architettura, che è il Teatro San Materno, e il nostro corpo». E perché proprio il Teatro San Materno? Un piede dentro e ci si trova in uno spazio che sembra sospeso nel tempo. Con le sue forme pulite e lineari, l’edificio incarna la visione dell’arte e del design incentrata sull’efficienza e sulla semplicità.

«Ogni corpo che viene inserito in questi spazi vuoti ha la possibilità di risvegliare ognuno a modo suo l’incontro tra tempo, corpo e spazio», ci racconta Tiziana Arnaboldi. Un teatro che si propone come organismo vivo, in cui ogni movimento trova una risonanza spirituale. Il Teatro, progettato dall’architetto tedesco Carl Weidemeyer nel 1928, non è una cornice scenica, ma un interlocutore attivo. «Entrare dentro queste forme con la dimensione del sacro è un’esperienza unica», afferma Arnaboldi. La ricerca coreografica si nutre di questo dialogo tra il corpo umano e la struttura architettonica, creando una sinergia che sfida i confini tra pubblico e privato, tra esterno e interno.

Micro, Macro e sinergie artistiche

Ciò che caratterizza l’architettura del teatro è la spirale, simbolo di crescita e connessione tra il cosmo e la terra. «Lavoro molto sulla spirale», continua Arnaboldi, «per incontrare il punto infinitamente piccolo e il punto infinitamente grande che permette di conquistare la figura del cerchio». Sì, qui non si scherza: ogni passo diventa un atto di ricerca, con movimenti coreografici che rispecchiano la complessità della vita stessa, in un eterno rincorrersi tra microcosmo e macrocosmo. «In questo teatro sono presenti tanti cerchi generati proprio da questa spirale, invisibili all’arrivo, ma chiarendosi passeggiando, si rivela una struttura avvolta da scale e muri, quasi un’onda che avvolge l’edificio in un abbraccio».

Non sono solo le sacre geometrie a rendere unico ‘Cantiere Aperto’. Una componente vitale del progetto sono le collaborazioni artistiche. «Ho inserito due giovanissimi danzatori, Bianca Berger e Lisa Ferretti – racconta la coreografa – che così hanno la possibilità anche di essere accompagnati da danzatori di grande esperienza». Accanto a loro, figure come Pieradolfo Ciulli e Francesco Colaleo portano una pluralità di linguaggi coreografici, creando un dialogo generazionale che arricchisce il progetto. «Sono artisti che lavorano tanto in Francia e in Italia e si congiungono alla mia compagnia per questo progetto, portando con sé un bagaglio di esperienze unico», aggiunge Arnaboldi. Così, la stagione teatrale 2023-2024 si chiude lasciando il pubblico con il ricordo degli artisti, come in una polaroid con gli amici alla fine di un lungo viaggio.

Un viaggio fra terra e cielo

‘Cantiere Aperto’ è, dopotutto, un percorso che esplora le dimensioni spirituali e cosmiche. «È un viaggio coreografico sulla connessione tra il cosmo e la terra». Un dialogo riflesso nei movimenti dei danzatori, che non solo interpretano, ma vivono la sinergia tra spazio interno ed esterno, tra corpo creativo e corpo spirituale. Ma come si intrecciano in questo contesto? Arnaboldi risponde: «Il corpo creativo è colui che viene stimolato a intraprendere movimenti nuovi. In questo caso, noi danzatori ci trasformiamo in architetti del corpo, progettando e rivendicando, esattamente come nel Bauhaus». È un progetto che sfida la staticità, trovando nella continua trasformazione la sua “balena bianca”. Il nostro corpo danzante, imperfetto ma sincero architetto di emozioni, ci guida oltre i confini del visibile, dove la danza si fonde con l’architettura e viceversa. E quando tutto si fonde come in una massa glutinica, possiamo solo chiederci: quale altro cantiere aperto catturerà la nostra attenzione al punto da trasformare una zona di lavoro in un invito alla contemplazione? Senza offesa, non credo i cantieri stradali.

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