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A Bologna, capitale del ‘Cinema Ritrovato’

Tra i gioielli di una delle più importanti manifestazioni mondiali per cinefili, alla sua 38esima edizione

Fino al 30 giugno
27 giugno 2024
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In una Bologna i cui muri sono invasi dalla felicità di una città arrivata in Champions per la prima volta, per la 38esima volta con ‘Il Cinema Ritrovato’ si compie una manifestazione cinematografica nata tanti anni prima, erede o continuazione diretta di quella che nel luglio del 1960 nasceva come prima edizione della Mostra Internazionale del Cinema Libero di Porretta Terme, voluta da Bruno Grieco con Gian Paolo Testa, e Cesare Zavattini e Leonida Repaci, un Festival diverso, alternativo a Venezia che a Porretta trovò la sua casa. Da quello che fu il nido iniziale, grazie alla collaborazione della Cineteca di Bologna insieme a una università che fu di Umberto Eco, ovvero il leggendario Dams, ora divenuto interessante e comune università diffusa in Italia, nacque ‘Il Cinema Ritrovato’, oggi una delle più importanti manifestazioni mondiali per i cinefili. E non è un caso trovare tra gli spazi di questo non-Festival personaggi come Wim Wenders, Alexander Payne, Volker Schlöndorff, Alice Rohrwacher e Thierry Frémaux, il direttore di Cannes, anch’egli qui a celebrare il Cinema.

Sezioni

Una sezione caratterizza in pieno l’idea cinéphiles della manifestazione, ovvero ‘Ritrovati e restaurati’, simbolo di uno dei lavori che la Cineteca bolognese si è assunta nel mondo (molti film ormai circolano con il suo nome). Quest’anno abbiamo potuto assistere al restauro di uno dei pilastri su cui si regge il cinema mondiale: il monumentale ‘Napoléon vu par Abel Gance’ (1927) e a ‘The Searchers’ (1956) capolavoro di John Ford, tra tanti restauri che coinvolgono opere oggi dimenticate di Ozu, Demy, Saura… C’era anche il più recente ‘Gomorra’ del 2008, uno degli ultimi grandi film italiani totalmente realizzato in pellicola, di cui Matteo Garrone ha voluto curare il passaggio in digitale e una nuova edizione.

Come al solito, uno spazio è dedicato a una speciale retrospettiva, che quest’anno ha come protagonista Anatole Litvak. Scrive nel catalogo del Festival Ehsan Khoshbakht: “Nel passaggio da Mosca a Berlino, Parigi, Londra e Hollywood, Litvak cambiò sede produttiva e l’ortografia del suo nome, ma l’essenza del suo cinema rimase intatta: la vita come metafora di un viaggio nella notte, alla ricerca della luce dell’alba”. Del regista ebreo nato nella Kiev del 1902, noi ricordiamo ‘Blues in the Night’, un film sul jazz che è jazz. Uno sguardo si è posato su ‘Marlene Dietrich, forza dirompente del cinema’ e un altro su ‘Pietro Germi, testimone scomodo’. Un’altra necessaria sezione è dedicata a ‘Anne Sylvestre, Une sorcière comme les autres’.

La Signora ucraina

Bologna ti spinge a conoscere e questo è il senso di una manifestazione cinematografica. Vi abbiamo incontrato e conosciuto Olena Honcharuk, direttrice generale del Centro nazionale Oleksandr Dovzhenko, l’archivio cinematografico statale ucraino. Era qui per presentare il restaurato ‘Andriješ’ di Sergej Paradžanov, una favola targata Urss 1954. Un film di grande e fiabesca poesia, un film di eterna bellezza, per chi sa mantenere puro il suo pensare. Olena, più che del film, prodotto nella Kiev sovietica, ha parlato della tragica situazione del suo Paese e del suo istituto in particolare: ha condannato l’invasione russa, e accusato il Gosfilmofond di aver “rubato” le opere del cinema ucraino, dimenticando l’opera di conservazione e diffusione fatta propria dalla grande istituzione russa a favore del cinema mondiale, più che un Louvre del cinema. La Signora ucraina ha anche raccontato di come l’assistente che avrebbe dovuto accompagnarla a Bologna sia stato fermato e mandato al fronte.

‘Henry Fonda for President’

Tra i film abbiamo visto il nuovo documentario del viennese Alexander Horwath, critico cinematografico e direttore dell’Österreichisches Filmmuseum: ‘Henry Fonda for President’, 184 minuti di densa storia statunitense con il vissuto del grande attore Henry Fonda (1905-1982), simbolo della storia di un Paese che proprio della Storia, e anche della sua privata storia, ha bisogno. Non è solo l’inizio con le tribù dei nativi, trasformato in evitabile tragedia, è l’incontro con Fonda che illumina la cupezza di un film di incredibile realtà, carico del dolore di chi perdeva la propria terra e dell’intrepido coraggio, talvolta delinquenziale, di chi cercava una strada per regalarsi un futuro e si è ritrovato in un indicibile oggi.

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