Soddisfazione e orgoglio per i circa cinquanta musicisti dilettanti che hanno suonato, e festeggiato, sul palco del Lac insieme ai professionisti
“Mettetevi in gioco!”. Questo l’invito dell’Orchestra della Svizzera italiana (Osi), nell’ambito del progetto ‘Io, tu e l’Osi’, punto focale del formato Be connected. Un titolo evocativo, nell’era del digitale, o forse dell’Intelligenza artificiale, e un invito a rimanere uniti e connessi, attenti a ciò che ci circonda, senza per forza andare lontano, bensì rimanendo estremamente vicini. Sì, perché la forza di questo progetto sta proprio nella sua peculiarità nell’offrire una partecipazione diretta alla musica classica, difficilmente accessibile al di fuori di anni di studio in Conservatorio, grazie alla preziosa collaborazione con i musicisti professionisti dell’orchestra e i maestri, che hanno offerto la loro esperienza e le loro competenze. Un’occasione unica per molti e al tempo stesso un modo per spalancare la bellezza del teatro, o alzarne il sipario, avvicinando i non habitué, molti forse intimiditi dalla sua identità.
“Ma non c’è niente di cui aver paura”, al contrario, si può “gioire e ridere insieme”, come ha dichiarato tra sabato sera e domenica mattina il direttore d’orchestra Philippe Béran, con un’energia positiva travolgente e grande ilarità, in occasione dei due concerti che hanno concluso l’iniziativa: “L’orchestra preferita di tutti è l’Osi (ridendo), ma chi non vorrebbe suonare sul palcoscenico del Lac? Et voilà, è diventata una realtà per una cinquantina di musicisti, un’orchestra intergenerazionale, multiculturale e universale, in cui tutti sono alla pari, guidati e consigliati passo dopo passo, per regalare e condividere un concerto-festa. Bravo!”. Brani a dir poco iconici, come la Danza ungherese n.5 di Brahms o la Sarabande di Händel, scelta anche da Stanley Kubrick per accompagnare le immagini indimenticabili di ‘Barry Lyndon’. Dopo il trotterellìo della Marcia ungherese di Berlioz e la Habanera di Bizet, dedicata ai giovani, il maestro chiude con l’ouverture di Orphée aux enfers: “Niente di meglio che un classico francese per finire, quindi non esitate a ballare!”. Con questi intermezzi divertenti non si poteva che terminare seguendo il ritmo con il battito delle mani, in un’atmosfera davvero festosa, come d’altronde auspicato, con sicurezza e certezza, dall’inizio.
Una possibilità unica per tutti, anche per la violinista Camilla Papiri che, come altri, non era alla prima esperienza: “Suono nell’Orchestra Arcadia, eppure ho vissuto qualcosa di molto diverso dal solito”. Gli fa eco il giovane clarinettista Davide Zugo, per cui quest’opportunità ha significato anche di più: “Lavorando intensamente da febbraio, l’emozione saliva esponenzialmente. Ascolto l’Osi da quando ero molto piccolo e per me, suonare al loro fianco, è davvero un sogno che si realizza”. Altri hanno approfittato di un’occasione forse della vita, come la giovane Letizia Chiaia, che suona il violoncello da sei anni ma è diretta verso altri lidi: “Frequento il Liceo artistico e sono lanciata a proseguire con il Bachelor a Zurigo, ma chissà, mi piacerebbe rifare un’altra esperienza così”. Dello stesso avviso è Mathias Hitz, farmacista e clarinettista per diletto, che aggiunge: “Trovare spazio su un palco da dilettante è davvero un privilegio, sono riuscito anche a superare le mie aspettative e i miei timori iniziali”.
Dalle retrovie delle percussioni arriva la positività di Gianni Masotti, 66 anni, membro dell’Orchestra di Fisarmoniche Bellinzonese da quando ne aveva otto: “Ho scoperto il progetto per caso e mi sono detto ‘perché no?’. Mi porto a casa un sacco di gioia e consigli, soprattutto dal mio angelo protettore”. Si riferisce a Louis Sauvêtre, timpanista all’Osi, anch’egli sorpreso dall’esperienza: “(Gianni, ndr) è stato sempre interessato e appassionato, aveva competenze da un contesto diverso e ha subito cambiato il suo approccio. Uno scambio costruttivo da entrambe le parti, grazie al rapporto che si è creato in questo particolare amalgama inusuale di persone”. Amateurs e non, ‘Io, tu e l’Osi’ ha avvicinato e convinto tutti; chissà che, come le speranze di tornare di molti, non diventi un piacevole e atteso appuntamento fisso.