Berlinale

Margherita Vicario: ‘Prima la musica o le parole?’

A colloquio con la regista di ‘Gloria!’, che è anche musicista: ‘La sceneggiatura è nata come una canzone’

Margherita Vicario, regista di ‘Gloria!’
(Keystone)
21 febbraio 2024
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«Abbiamo lavorato alla sceneggiatura in tre, con Anita Rivaroli, la mia sceneggiatrice e il mio produttore, siamo partiti ascoltando molto Vivaldi per entrare in tema, l’ambientazione era la Venezia nei primi anni dell’Ottocento. E poi, visto che nel film affrontiamo il tema della musica in un orfanotrofio, sappiamo che in simili situazioni aveva lavorato anche Vivaldi, con tante musiciste e tanti cantanti. Abbiamo scritto la sceneggiatura con me al pianoforte e Anita Rivaroli al computer, una sceneggiatura come una canzone, e in più mi consultavo con il mio produttore musicale per scegliere i brani da inserire nel film».

Sono parole di Margherita Vicario, regista esordiente che a Berlino ha portato in Concorso il suo ‘Gloria!’. Come è sbocciata l’idea? «È iniziato tutto per le domande che mi di solito mi fanno durante le interviste. Io vengo dalla musica, sono una cantautrice; volevano sapere cosa pensassi delle donne nella musica e sapevo che questa mancanza storica determina il pregiudizio. Ho deciso così di dedicarmi proprio al tema delle donne nella musica nel corso dei tempi. Perché quando si dice Ludwig o Wolfgang, tutti comprendono che si sta parlando di Beethoven e Mozart, ma se dico Francesca Caccini, quanti sanno che è stata una grande compositrice?». E così Vicario si è trovata davanti a tante esperienze musicali dal Quattrocento in avanti, riguardanti musiciste donne: «Credo dovessero corrispondere, al tempo, a un’idea di libertà d’azione, accettata ma anche chiusa, con musiciste lasciate libere di agire nelle corti, nei conventi e, il caso più clamoroso, a Venezia in ospedali, orfanatrofi e altro ancora, luoghi in cui le donne suonavano e cantavano a centinaia nella città vivaldiana. Addirittura, legavano al loro nome a quello dello strumento (Bernardina del violin, Caterina della viola, Lucrezia del violon, Prudenza della tiorba, Tonina dell’organo, Fortunata cantora, ndr)». Vicario è convinta che da un tema come questo «si potrebbe fare una serie di dodici puntate, tante sono le storie da raccontare. Se poi si pensa a tutte le grandi voci femminili, sarebbero ancor di più”.

Come definirebbe il suo film? «Scarterei l’idea che appartenga a un genere sul realismo magico, come qualcuno mi ha suggerito. No, è una fiaba in cui tutto è stato ricercato filologicamente, comprese le corde in budello delle musiciste e il pianoforte originale. Era molto importante dare una solida base all’eccesso di fantasia musicale. Certo la fantasia è una sorta di magia». Il film racconta di un mondo al femminile con grande modernità: come ha scelto il periodo? «Ho scelto di ambientare il film tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento per il fermento femminile che si sviluppò in quel momento. E poi volevo condannare la solita diceria che le donne sono invidiose tra di loro, che è una cosa vecchia, e da vecchi. Ho mostrato donne che collaborano, che sanno ascoltarsi, che vivono in un clima di solidarietà. Anche quando abbiamo girato il film ho voluto che stessimo tutte insieme, come in un convento, per conoscerci meglio».

L’incontro è finito, ora resta la curiosità di ascoltare le sue canzoni, e quelle di una delle sue attrici, Veronica Lucchesi, la cantante del duo La Rappresentante di Lista.

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