Giornate cinematografiche

A Soletta è tempo di fiction svizzere

Tante le proposte, come il dramma ‘Bisons’ e la commedia ‘Pauline Grandeur Nature’, profondamente diversi ma uniti nella loro bellezza spensierata

‘Pauline Grandeur Nature’
22 gennaio 2024
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Anche se i documentari hanno una certa priorità, le 59esime Giornate di Soletta hanno proposto quest’anno anche molti validi titoli di fiction, che mostrano la qualità crescente degli ultimi anni del cinema svizzero, si basti pensare ai recenti ‘Olga’ di Elie Grappe, ‘Drii Winter’ di Michael Koch e la recente e toccante rivelazione ‘Prisoners of Fate’ di Mehdi Sahebi, presenti anche al Locarno Film Festival. Senza voler fare inutili polemiche, è un peccato che titoli di questo calibro – in Ticino, dove è più consueto importare film dall’estero, dalle grosse case di produzione e distribuzione, o dalla vicina Italia – trovino una scarsa risonanza e siano disponibili solo in particolari rassegne, o in sale selezionate.

Queste Giornate, come anche altri festival sparsi in giro per la Svizzera, sono dunque preziose e celano le abilità nascoste dei nostri addetti ai lavori in ambito cinematografico, anche ticinesi, vista la buona copertura di prodotti provenienti dal nostro Cantone. Tra le tante proposte, anche prime mondiali, si auspica l’arrivo anche nelle nostre sale di alcuni dei film del concorso principale Panorama Suisse, per esempio, la parte competitiva dell’evento. È il caso del dramma ‘Bisons’ di Pierre Monnard, selezionato anche per il Prix du public, o di ‘Pauline Grandeur Nature’ di Nadège de Benoit-Luthy, commedia con tanti simpatici guizzi umoristici. Due storie completamente diverse nel genere, nello stile e nell’urgenza del racconto, ma che si incontrano casualmente nella loro ottima caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli secondari, totalmente opposti eppure ugualmente accattivanti.

‘Bisons’, una sorpresa

In ‘Bisons’, Steve è un colosso taciturno, abile combattente di lotta svizzera e responsabile della fattoria di famiglia, nella quale vive con la madre Mathilde e il fratello scapestrato Joël. L’uomo frequenta Lena, veterinaria che lo assiste con una sua mucca molto malata, e insegna al figlio il grande rispetto sportivo: nella lotta svizzera è consuetudine, a combattimento finito, salutarsi con una stretta di mano e pulirsi le spalle dai residui del ring. Quando Joël viene avvicinato da uno strozzino, con cui il padre Christian aveva contratto un grosso debito e che ne pretende la restituzione, minacciando il pignoramento della loro fattoria, propone di racimolare in fretta l’ingente somma tramite combattimenti clandestini, ma Steve è riluttante a parteciparvi come concorrente. In mancanza di alternative valide, i due fratelli si buttano nell’impresa, vincendo il primo combattimento, ma le ferite riportate da Steve non sono tollerate nella sua palestra. Alla fine dello scontro successivo, per automatismo, Steve pulisce le spalle all’avversario e questi, fraintendendo il suo atto come un gesto di sfida, lo colpisce, ferendolo. Anche se inizialmente delusa, Lena lo aiuta, ricucendo le sue ferite, mentre il suo allenatore si oppone e l’alterco che ne consegue porta Steve all’espulsione dalla squadra di lottatori. Mentre aumenta la tensione nel suo rapporto con Joël, che prova un grande rancore nei confronti del padre defunto e che cerca di convincerlo a investire nell’acquisto di bisonti, Steve trova un’ultima possibilità di salvare la sua famiglia, mentre tutto intorno a lui rischia di sgretolarsi.

Steve è un gigante buono, ma non concede a nessuno di denigrare i suoi familiari, che difende con violenza, contro chiunque e senza curarsi troppo delle conseguenze. Sotto la superficie di uomo rude si scorge facilmente una grande tenerezza e un profondo senso del rispetto, originato dallo sport che ama e pratica e che deve in un qualche modo sopprimere per mantenere la sua facciata. Il rapporto estremamente burrascoso con il fratello Joël, interpretato magnificamente da Karim Barras, è il cuore pulsante di questo film, dove il peso dei gesti e soprattutto degli sguardi, quelli che riescono a racchiudere interi pensieri, è ben soppesato nel suo intrinseco elemento di suspense. Il genere d’azione non è frequente nel nostro cinema e, nonostante la scelta opinabile di regia dei combattimenti, la loro credibilità è davvero sorprendente e non eccede mai in soluzioni irrealistiche: tutti siamo umani e possiamo farci male, in un combattimento a mani nude, molto facilmente.


‘Bisons’

Gli scambi esilaranti tra Pauline e Mathilde

Pauline è un architetto paesaggista forte e ambiziosa, schietta e ilare per natura proprio come la madre eccentrica Suzanne, appassionata scrittrice di poesia haiku, con la quale vive assieme ai due figli. Anche in quanto madre single, immersa in un ambiente lavorativo composto da uomini nel quale le sue idee non vengono valutate, Pauline riesce a ottenere un importante parco da progettare, decisa a dimostrare il proprio valore in totale indipendenza. La volontà della madre di traslocare in Provenza la mette in difficoltà nel far coincidere e trovare un equilibrio tra il lavoro, in cui aumentano le responsabilità, e la famiglia, quindi è costretta ad affidare i figli alla giovane vicina di casa, appena trasferita. Oltre a ciò, un parassita infesta l’albero al centro del parco che deve abbellire e Pauline si impegna con tutte le sue forze contro il suo abbattimento, per affetto nei confronti della pianta ma soprattutto perché l'abbattimento stesso complicherebbe di molto la sua progettazione. Oberata dalla mole di lavoro e dallo stress che la deadline ferrea le crea, Pauline riesce a mettere da parte l’orgoglio e a chiedere sostegno ai colleghi, soprattutto al simpatico Serge, con cui c’è una certa intesa. Avrà un’occasione per riuscire nel suo progetto, ma serve un’idea particolarmente valida...

Anche se il centro del film risiede nella ricerca di successo di Pauline, ‘Pauline Grandeur Nature’ è una rivincita femminile ingegnosa e che procede senza perdersi in discorsi triti, ma il rapporto con la madre Mathilde crea una serie di situazioni davvero comiche; le ricerche zen di Mathilde, decisa a trasferirsi in un ambiente più consono alla sua indole poetica, collidono con il bisogno di Pauline di averla vicina, sia per prendersi cura dei figli ma soprattutto perché è evidente quanto la sua partenza l’addolorerebbe. Il conflitto interno della madre, interpretata in maniera impeccabile da Jo Deseure, è quindi altalenante e si traduce nel passare dall’apprensione quasi ipocondriaca al menefreghismo alla ‘carpe diem’.

Commedia spensierata e che non ricorre a sotterfugi per criticare il genere maschile, ‘Pauline Grandeur Nature’ è un piacevole slice of life che mette allegria e scivola via, anche grazie alla regia aggraziata della giovane regista.

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