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‘La furia dell'angelo’, il respiro breve del racconto

Plaquette di 6 racconti dal respiro breve ma corposi, come se Gilberto Isella avesse dato alla prosa il ritmo della poesia (Giampiero Casagrande Editore)

Gilberto Isella
8 ottobre 2023
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Poeta, traduttore, critico letterario, insegnante. Gilberto Isella è un autore in grado di tessere complessi arazzi di parole, ricchi di disegni variopinti e minuziosi, frutto di un lungo lavoro sul significato e sul suono prodotti da ogni sillaba. Nessun vocabolo è fuori posto, lanciato a caso sulla pagina. Ognuno è scelto con attenzione, depositato e composto insieme agli altri per creare un ricco quadro di insieme.

Non delude dunque il suo ultimo libro edito da Giampiero Casagrande Editore. ‘La furia dell’angelo’ è una plaquette di sei racconti dal respiro piuttosto breve ma estremamente corposi, come se l’autore avesse dato alla prosa il ritmo della poesia, donandole un tempo di lettura più dilatato che richiede un’attenzione particolare, un ritorno al già letto per poter comprenderne a pieno il significato.

La trama in realtà è poco importante perché Isella si muove in un universo quasi metafisico, a tratti soprannaturale, dove la realtà si sfilaccia per mischiarsi al sogno e all’allucinazione. Questo avviene chiaramente in La mossa del rinoceronte, dove il narratore incontra, a distanza di anni, una vecchia amica o amante dall’identità misteriosa. I ricordi sono confusi, il racconto procede per flash febbrili in cui le immagini si confondono, passato e presente si affastellano e i dubbi su verità e invenzione si ammucchiano sempre più, lasciando il lettore stordito a chiedersi chi sia davvero questa Giovanna:

Fotogrammi distorti, ai bordi di sequenze amorose pressoché indecifrabili. Le nostre? Di noi due solo i fianchi, appunto, brandelli del nostro profilo immersi in un ampio scenario informale. Abisso fluttuante, in fondo al quale sembra di scorgere il bestione che tanto mi conturba, Rino-caronte. Giovanna sa di esserne coinvolta, e non poco: custodisce tutto questo nel suo osso sacro, che il vento australe un tempo infletteva, incurvava come fronda antropomorfa. Si va avanti con le foto. Dopo una serie di immagini ingiallite e consunte, spunta infine una pezza d’appoggio: la nostra notte di delirio nella città di Salta, ai piedi delle Ande, estremo nord. Ma chi ci aveva trasformato in fantocci pellicolari?

Un viaggio in Israele, i pellegrinaggi domestici tra le stanze di una coppia durante il lockdown, la variegata adolescenza al liceo di Lugano, tra lezioni sull’Ariosto e biglietti clandestini lanciati nella spazzatura: le storie contenute in ‘La furia dell’angelo’ variano dall’esotico al quotidiano, dimostrando una eterogeneità che tocca diversi stili.

Ciò detto, va fatto notare che questa grande maestria, ricca di neologismi e di complesse architetture del discorso, rischia un po’ di stancare, poiché si ha come l’impressione che, a tratti, la forma tenda a schiacciare il contenuto in un esercizio di stile senza dubbio sapiente ma talvolta superfluo.