Sulla Croisette

Cannes: la frenetica corsa ai film, mentre chiude il mercato

Delude Wes Anderson con ‘Asteroid City’; Bellocchio ricorda le malefatte di Pio IX in ‘Rapito’, film sul caso Mortara. Da rivedere e rivedere ‘Club Zero’

Marco Bellocchio con Enea Sala e Barbara Ronchi
(Keystone)

È il Mercoledì dell’ultima settimana, il giorno di chiusura del mercato, ormai cinque daily su sei hanno chiuso i loro interventi e a far comunicazione quotidiana sulla manifestazione è restato soltanto un quotidiano in francese. Quando chiude il mercato, infatti, cambiano le presenze nelle file, si svuotano hotel e ristoranti e si comincia a fare i conti con quello che è successo, il ‘quello’ che è il principale mercato mondiale dei prodotti cinematografici. Il Festival sa bene che il movimento economico principale è quello che gira intorno al mercato e non ai film in Concorso. Diversa è anche la produzione presentata nella selezione ufficiale, passano film che non hanno solitamente l’incasso come obiettivo, a parte ‘Indiana Jones’ e pochi altri. Mentre al mercato passano i film che alimentano televisioni e piattaforme. A giorni sapremo anche i numeri determinati dal mercato. Si è parlato anche di sale, a Cannes, ed è confortante sapere che in tutto il mondo si sta tornando ai livelli pre-pandemia, anche superandoli, a parte un paese – l’Italia – che sta sprofondando come offerta cinematografica in sale sempre più in diminuzione.


Keystone
Da sinistra, Jason Schwartzman, Wes Anderson e Scarlett Johansson

Extraterrestri

Intanto il Concorso va avanti e la prima grande delusione è venuta da uno dei film più attesi, ‘Asteroid City’ di Wes Anderson, pellicola che pur usando le stesse stereotipate messe in scena, la stessa recitazione sopra le righe, e pur approfittando di un cast stellare, resta noiosamente verbosa e incapace di una qualsiasi emozione, a parte qualche risolino per battute incapaci di allegria e di dolore.

Anderson ci porta nel mezzo del deserto nel sud-ovest degli Stati Uniti a scoprire Asteroid City, una minuscola città caratterizzata dal suo cratere meteorico, dall’osservatorio astronomico e da metodiche esplosioni di bombe atomiche. È un fine settimana del 1955 e si sta preparando un convegno Junior Stargazer/Space Cadet, organizzato per riunire militari, studenti e genitori di tutto il paese per borse di studio e per scoprire le spettacolari invenzioni di studenti dotati: tutto comincia quando Augie Steenbeck (Jason Schwartzman) arriva con la sua macchina che va in panne; con lui ci sono tre irrispettose figlie bambine e il figlio maggiore, la moglie madre non c’è, è morta da settimane e lui non ha ancora il coraggio di dirlo ai figli, cui affida le ceneri della donna. Nel frattempo incontra l’attrice Midge Campbell (Scarlett Johansson): tutti sanno di recitare un film, leggono le battute dal copione e chiacchierano con lo sceneggiatore, sanno anche degli extraterrestri che fanno irruzione al convegno, sono in quella sceneggiatura che prevede inseguimenti d’auto tra malviventi e polizia, che prevede la retriva presenza di un popolo, quello Usa, animato ancora da puritani spiriti ottocenteschi, gli stessi che oggi ancora dibattono sulle armi anche atomiche, incapaci di trovare futuri meno conflittuali.

Tra i tanti protagonisti: Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Brian Cranston, Adrien Brody, Margot Robbie e Steve Carell. Peccato che la quantità non faccia sempre qualità.


Bellocchio con il cast di ‘Rapito’

Il caso Mortara

Su altri terreni, sempre autoriali, ma di altro e alto livello ci ha portato ‘Rapito’ di Marco Bellocchio, film dedicato al caso di Edgardo Mortara, bambino di sei anni tolto violentemente alla sua famiglia ebraica su ordine di papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai-Ferretti (1792-1878), ultimo sovrano dello Stato Pontificio dal 1846 al 1870, un vero dittatore incapace di sentimenti, intriso di una fede dai principi vetusti e aliena all’umanità, uno che usava i suoi sgherri, cardinali e tutti gli altri, per compiere le sue nefande malefatte. Il caso Mortara lo rese ancor più inviso allo stesso mondo cattolico, per l’aver trasformato un bimbo dolce e amorevole in un criminale capace di odiare persino sua madre.

Bellocchio compone un melodramma italiano, con i colori degni del gran teatro d’opera e musiche sempre pronte a celebrarlo. C’è nobiltà nel suo dire, c’è passione e sano rigurgito risorgimentale, c’è l’Italia che si sta formando anche con i territori del terribile Papato, e c’è una terribile resistenza da parte della nomenclatura papalina decisa a non perdere il potere. C’è tutto quello che ancora esiste e in una delle scene più tragiche – i dirigenti del ghetto ebraico che si prostrano davanti al Papa e gli baciano le scarpe – c’è il destino del ghetto romano durante la seconda guerra mondiale. Bellocchio racconta i passati perché si ripetono, senza che nulla cambi. Ma ‘Rapito’ è soprattutto un film sull’educazione: il bimbo è tolto agli ebrei per formarlo, educarlo come cristiano.


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Jessica Hausner

Ecodigiuno e matematica

È la cultura in gioco. I potenti sanno che serve, anche i pazzi, come succede in un altro film dedicato – sempre in Concorso – all’educazione, al pensiero scolastico. Si tratta di ‘Club Zero’ di Jessica Hausner, un film su una insegnante invasata, che sogna un mondo ecologicamente perfetto e che per questo spinge un gruppo dei suoi alunni a rinunciare a mangiare, per acquisire il merito di salvare il pianeta. Ne porterà a morire quattro, veri talebani delle sue idee, mentre i genitori di questi ragazzi, a parte una donna più anziana e sola, vivono con allergia i problemi dei figli, avendoli affidati a una scuola d’élite in cui è consentito loro di scegliere gli e le insegnanti. Nella loro stupida ignavia, faticano persino ad ammettere di aver sbagliato.

Jessica Hausner mette in luce una società che preferisce il lavoro e il successo alla vita, e spiega: “Viviamo in un sistema meritocratico che ci obbliga a lavorare sempre di più. Sento che il fallimento dei genitori è sistemico”. Un film da vedere e rivedere.

Sempre di scuola parla, in modo più leggero, ‘Le Théorème De Marguerite’ di Anna Novio. La Margherita del titolo è una brillante studentessa di matematica presso la prestigiosa Ecole Normale Supérieure; unica donna del suo corso, sta finendo una tesi che deve esporre a un pubblico di ricercatori. In un mondo di uomini, si sente inadeguata, vede le alleanze che si sviluppano tra loro, anche nella ricerca; decide di ritirarsi, ma caparbia non smette di lavorare, per trovare un successo che meritatamente le arriva con il suo aprirsi sicura alla vita. Un film che mette in evidenza le disparità odierne, in mondi dove i maschi si credono insostituibili. Applausi alla leggerezza del dire la profondità di drammatiche realtà.