Eurovision Song Contest

Liverpool, terra di metal e di tunz-tunz

Seconda semifinale: passano il Belgio che fa ballare, l’Austria che canta Edgar Allan Poe e una botta di vita australiana. Ora la finale, con Remo Forrer

La tipica sobrietà dell’Eurovision (Voyager, dall’Australia con ‘Promise’
(Keystone)
11 maggio 2023
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La Svizzera televisiva con la testa a domani, giorno di finale, si sarà goduta la seconda semifinale senza patemi, con la sensazione – la nostra, almeno – che quelli dell’Eurovision Song Contest abbiano messo tutte le cose migliori nella serata di martedì, che tanto ci aveva ammaliati. Su le mani, comunque, per il Belgio di Gustaph e l’Australia dei Voyager, su le mani per l’Austria di Teya and Salena, dal tormentone letterario che è satira musicale. Su le mani anche per gli outsider.

Con un solo intermezzo extra-gara, un omaggio alla storia della canzone ucraina, alla fine in finale ci vanno: Albania, Cipro, Estonia, Belgio, Austria, Lituania, Polonia, Australia, Armenia e Slovenia. Senza alcuna pretesa di verità, le canzoni della seconda semifinale le abbiamo viste/ascoltate così:

Danimarca – Reiley, ‘Breaking My Heart’ – Il danese dalla voce cristallina nato alle Faroe ha debuttato nel 2021 con ‘Let It Ring’ (Lascia che squilli), hit costruita sulla suoneria dell’iPhone. Ama Lizzo, Mimi Webb e Beyoncé. Dentro stanze colorate, e puntellato da cuoricini alla Mika, il suo è superpop, ma con un’anima ★★★★☆

Armenia – Brunette, ‘Future Lover’ – Brunetta come il suo nome d’arte, investita di luci e fumi, sogna l’amore. Cerca un tipo col quale “andare per vecchie librerie”, “bere frullati”, uno che “mi baci sulla faccia”. Ma, dentro, lei dice di essere un vulcano e che deve darsi una calmata. Insomma, “siamo così, dolcemente complicate”. ★★☆☆☆

Romania – Theodor Andrei, ‘‘D.G.T. (Off And On)’ – Un po’ Bublé, un po’ Winehouse, un po’ Damiano e un po’ Jannacci (di faccia). Canta un oldie (classicone) che per un 18enne pare troppo oldie, per quanto ami – parole sue – Sinatra, Elvis e i KISS. Una stella in meno per il calzone corto (brutto come la gonna pantalone) ★★☆☆☆

Estonia – Alika, ‘Bridges’ – Alika è anche breakdancer, rapper e pugilessa. Tutto è, armonicamente, di un soporifero tipicamente einaudiano. Per fortuna, i ponti di cui si parla in ‘Bridges’ (Ponti, appunto) ci portano lontano dal cliché, rivelando una bella voce per un’emozione che arriva, ahinoi, soltanto alla fine (una stella al pianoforte che suona da solo) ★★★☆☆

Belgio – Gustaph, ‘Because Of You’ – All’Eurovision ha fatto i cori agli Hooverphonic nel 2021 e a Sennek nel 2018. È anche stato in tour con le Pointer Sisters. Gustavo è uno vero. Canta dell’importanza del volersi bene, e detto da uno al quale l’industria discografica consigliò di nascondere la propria omosessualità ha ancor più senso. Per farla breve: parte ‘Because Of You’ e George Michael scende su di noi, e con noi rimarrà sempre (ovazione) ★★★★★

Cipro – Andrew Lambrou, ‘Break A Broken Heart’ – Un altro cuore spezzato, solo che – dice l’australiano in gara per Cipro – “non puoi spezzare un cuore già spezzato”, concetto che ricorda “tanto non ti perderò perché tu non sei stata mai mia”, l’Eurobaglioni di ‘Via’. Tutto sembra un po’ scontato e, per assurdo, senza cuore (ma solo a noi) ★☆☆☆☆

Islanda – Diljá, ‘Power’ – Dopo il film di Will Ferrell sull’Eurovision, si tifa Islanda a prescindere, qualsiasi cosa porti in gara. Anche questa specie di ‘I Will Survive’ dai buoni propositi, dai bei suoni, i begli occhi di Diljá, in mezzo a una video-vegetazione che lentamente fiorisce, forse le cose che più si fanno ricordare ★★☆☆☆

Grecia – Victor Vernicos, ‘What They Say’ – Vernicos, che pare il nome di uno dei nemici dell’Uomo Ragno, è il più giovane cantante greco (con cittadinanza danese) mai inviato dalla Grecia all’Eurosong. E all’improvviso arriva una canzone tipo Ed Sheeran (una stella ai suoi sedici anni) ★☆☆☆☆

Polonia – Blanka, ‘Solo’ – E all’improvviso arriva una canzone tipo Shakira, che dice in sintesi “sto meglio da sola” e – senza mai nominare la Twingo, ma nemmeno la Panda – “non sai cosa ti sei perso”. Non aggiungeremo mezza stella per il fatto che la mezza polacca e mezza bulgara Blanka dispone di una certa avvenenza ★★☆☆☆

Slovenia – Joker Out, ‘Carpe Diem’ – E all’improvviso parte un ritornello tipo i Subsonica. La disco-rock di Bojan, Jure, Kris, Jan e Nace ha tutte le cose a posto, tranne la canzone. Ma le chitarre tamarre sono belle ★★☆☆☆

Georgia – Iru, ‘Echo’ – La 22enne tblisina (è nata a Tblisi: si dirà così?), che vinse l’Eurovision Junior a 11 anni con la band Candy, canta a tonalità da ‘Otto montagne’ il brano ‘Echo’ (Eco, Eco, Eco), canzone che appartiene alla categoria delle canzoni da vedere, quelle che senza vederle diventano einaudiane ★☆☆☆☆

San Marino – Piqued Jacks, ‘Like An Animal’ – Lei ha “gli occhi del serpente” e lui ha “le farfalle nello stomaco”; la annusa come fanno gli animali e le dà la caccia sulla pista da ballo. L’acuto finale manda in vacca un buon pezzo. Da Liverpool è tutto ★★☆☆☆

Austria – Teya and Salena, ‘Who The Hell Is Edgar?’ – Tributo a Edgar Allan Poe, e affondo all’industria della musica, che paga una miseria. Se per Gustavo era lo spirito di George Michael, qui a materializzarsi è lo spirito di Meghan Trainor (vivente). Parafrasando i White Stripes: “Poe, Poppoe Poppoe Poe Poe” ★★★★☆

Albania – Albina & Familja Kelmendi, ‘Duje’ – Albina ha vinto The Voice of Albania (quindi è The Voice of Albina), viene da una famiglia di musicisti e se li è portati a Liverpool. Canta il piccolo dramma casalingo di una famiglia che si sfalda per una mezza parola di troppo. Per capire cosa è successo, si rimanda al video ★☆☆☆☆

Lituania – Monika Linkytė, ‘Stay’ – Canta “non è facile amare una come me”, e noi proviamo ad amare la canzone, l’impasto vocale e la misura, senza strapparci i capelli, ma felici che il morigerato non guasti mai ★★★☆☆

Australia – Voyager, ‘Promise’ – Non puoi considerarti vivo se non hai mai chiuso tutte le porte aperte, se non hai mai camminato da solo, se non sei impazzito rilassandoti. D’accordo o meno sul concetto, il synth-metal dei perthesi (vengono da Perth, si dirà così?) risarcisce di una seconda semifinale non indimenticabile (“Alright!”) ★★★★★