Film festival diritti umani

L’umanità di Mantas Kvedaravičius

Al regista lituano morto in Ucraina mentre lavorava, il festival rende omaggio con le proiezioni ‘Mariupolis’ e ‘Mariupolis 2’ il 20 e il 21 ottobre

Un fotogramma da Mariupolis 2
(© Ffdul)
19 ottobre 2022
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«Kvedaravičius è stato anzitutto un antropologo, non unicamente un regista. Trascorreva del tempo con le persone, era interessato a conoscerle, stando il più possibile con loro, condividendo quei momenti di ansia e attesa, di incertezza. Raccontava ciò che viveva e nei suoi film questo vissuto emerge con forza». Antonio Prata, direttore artistico del Film festival diritti umani Lugano (Ffdul), traccia sinteticamente la figura del regista lituano morto in Ucraina, cui la nona edizione del festival rende omaggio con due proiezioni – ‘Mariupolis’ e ‘Mariupolis 2’ – e altrettanti approfondimenti (in calce gli appuntamenti).

Mantas Kvedaravičius era regista, antropologo e archeologo, nato in Lituania nel 1976 e morto lo scorso aprile mentre stava fuggendo dalla città sul Mar d’Azov – dove era tornato per documentare la gente comune nella guerra –, nei giorni dell’assedio. Portato d’urgenza in ospedale, è deceduto poco dopo il ricovero, lasciando incompiuto quel suo secondo lavoro.

«Dal nostro punto di vista questo è un documento straordinario di ciò che rappresenta per noi l’autore, anzi di ciò che dovrebbe rappresentare in generale un autore per il festival e il cinema. Un regista non è soltanto qualcuno che espone esteticamente e stilisticamente le proprie idee. Un autore è anche una persone che sente e che, come Mantas, ha una responsabilità etica e politica. Che fa una scelta. E in questi film la sua scelta è forte e la si sente: stare dalla parte dei diritti umani e del rifiuto della guerra».

La guerra in due atti

Alla città portuale nel Sud-est dell’Ucraina, casa dell’acciaieria Azovstal, Kvedaravičius ha dedicato due potenti e drammatici affreschi, ‘Mariupolis’ (2016) e ‘Mariupolis 2’ (2022), come scritto nei paragrafi precedenti. Incominciamo da poche righe di sinossi: nel film del 2016, l’antropologo ha documentato e raccontato la quotidianità degli abitanti della città in attesa della guerra, consegnando al mondo ritratti di persone che non temevano la morte: "La gente fumava fuori e chiacchierava, anche se cadevano le bombe. Il denaro smetteva di esistere e la vita era troppo breve per ricordarlo, e tutti erano contenti di quello che avevano, diventando versioni migliori di sé stessi (…). Quello era il paradiso all’inferno (…). Quello era l’odore del nudo valore della morte", riportano le note di ripresa. Questo «primo atto è un film di enorme poesia, a cominciare dai ritratti di queste persone e del racconto che fa della società, che è in attesa di qualcosa che sta per accadere e, nonostante le bombe e l’incertezza, subentra la quotidianità. A un certo punto la guerra bisogna viverla in maniera normale, al fine di non vivere costantemente con ansia e paura», commenta il direttore del Ffdul.

Il secondo atto, ‘Mariupolis 2’, parla di un ritorno, quello del regista che decide di tornare in Ucraina, nel cuore della guerra, per ritrovare coloro che aveva seguito all’incirca sette anni prima e documentare il conflitto, non nella sua dimensione macropolitica, ma andando per strada camera alla mano, raccontando come la vita, la quotidianità, continua sotto i bombardamenti. Questo secondo atto, morto anzitempo il suo realizzatore, è stato terminato dalla sua squadra ed è stato presentato a Cannes in maggio, ricevendo il Golden Eye quale riconoscimento del rilevante lavoro consegnato alla storia. Sì, perché sia il primo che il secondo film, alla luce di quanto sta accadendo a poche migliaia di chilometri da qui, sono già documenti storici importanti, utili alla comprensione di una guerra folle e delle circostanze che l’hanno alimentata, così come delle conseguenze che si ripercuotono nel resto del mondo. E il resto del mondo siamo noi.

Gli appuntamenti

La prima proiezione in programma è ‘Mariupolis 2’ giovedì 20 ottobre alle 20.30 nella sala del Cinema Corso, cui seguirà l’approfondimento ‘Sopravvivere e resistere alla violenza della guerra’. Il giorno seguente, 21 ottobre, il Cinema Corso ospiterà la proiezione di ‘Mariupolis’ (dalle 17.30), cui farà da chiusa l’approfondimento ‘La poesia come testimonianza, resistere alla paura’. A entrambi gli approfondimenti prenderanno parte due collaboratrici del regista lituano: Valeria Gavrikova e Irina Prudkova, che è anche giornalista. Info: www.festivaldirittiumani.ch.