Il Collettivo e il suo futuro di ritorno dai concerti di Londra, città in cui l’attenzione per la musica è ‘impressionante’
Si scrive Terry Blue, si può leggere Collettivo ma anche Leo Pusterla, ticinese che ha messo radici a Milano per fare della musica una professione, e sparso qualche seme in Inghilterra, annaffiato di recente con un mini-tour londinese slittato per pandemia, ora andato in porto. «Esperienza notevolissima – dice il Pusterla – che ha rappresentato per noi la prova del nove: ci siamo trovati di fronte un pubblico che poteva cogliere l’elemento che io considero il più importante, il testo, e non ci aspettavamo un riscontro così positivo». Al netto del carico emozionale di cantare nella lingua del posto, naturalmente: «Avevamo un po’ di paura, inutile negarlo, e ci siamo detti che se a Londra fosse andata male avremmo anche potuto pensare di fare altre cose. È invece il riscontro è stato bello, ci si sono aperte possibilità di tornare a suonare in Inghilterra, soprattutto al nord, cosa in linea con la nostra filosofia recente, e cioè che facciamo tanta fatica in Svizzera e ancor più in Italia, e forse è arrivato il momento di concentrarsi su altri scenari, in primis quello inglese».
Dai concerti all’Hoxton Underbelly, nel quartiere di Hoxton, zona abbastanza centrale di Londra, Leo si porta via «un pubblico eterogeneo, dai 18 ai 65 anni, anno più anno meno, ed estremamente rispettoso, atteggiamento che a Londra si percepisce anche solo guardando i cantanti di strada, che hanno sempre una ventina di persone intorno e la gente che passa loro accanto abbassa sempre la voce. Ho vissuto molto raramente un tale rispetto per la musica». C’entra ancora quella cosa che i pub vogliono brani originali e non le cover? «Non do per certo che questa regola esista ancora, ma di certo le band che hanno suonato con noi nelle serate londinesi proponevano pezzi esclusivamente originali, tra l’altro a un livello altissimo. Sarà anche il fascino dell’estero, di noi che arriviamo a Londra presi dal mito della città, ma oggettivamente, al di là del fascino, si suona in modo impressionante». Mettici anche «un boost al mio ego, il fatto che sono stato scambiato per britannico e questo mi ha fatto passare come non-turista. Il complimento di un paese anglofono ti dà motivazioni, ti fa capire c’è qualcosa su cui lavorare».
Il mini-tour, perché no, è diventato anche una mini-vacanza di cui la pagina social riporta estratti live nei prati inglesi insieme alla Terry Blue Eleonora Gioveni: «Non siamo stati nei posti storici della musica, era la mia prima volta a Londra e abbiamo visitato i ‘classici’ del turismo londinese, ma ci torneremo presto». Presto significa «un tour più esteso tra Leeds e Norwich, aprendo per alcune band con cui abbiamo suonato a Londra e alle quali siamo piaciuti. È stato un primo assaggio di una realtà che credo vivremo intensamente nel corso dei prossimi anni. La conseguenza inevitabile di una cosa del genere è che ci concentreremo un po’ meno sulla Svizzera. Dai dati su internet, dagli ascolti, ci siamo resi conto che la nostra è una proposta che funziona più a nord ed è giunto per noi il momento di esplorare questi nuovi orizzonti».
Il passato prossimo di Leo Pusterla è l’ultima collaborazione con l’elettronica del vicentino SeaBass nel singolo ‘Relapses’. Il futuro prossimo è ancora Milano, dove Leo vive e perfeziona le tecniche audio-produttive, e pure i diversi featuring in arrivo, da darsi e riceversi (tutto top secret). E un nuovo album che, essendo la scrittura del Nostro a getto continuo, è già pronto da un po’ e la cui uscita è prevista per il prossimo anno. «Ci affideremo a produttori, casa discografica e booking nuovi. Essere i manager di se stessi, pur vivendo di musica, è molto impegnativo e sfiancante, e distrae dalla parte artistica». Entro settembre si saprà. «C’è tanta carne al fuoco, e il fuoco cerchiamo di tenerlo bello alto».
Terry Blue è anche una delle proposte locali del prossimo JazzAscona, esteso ad alcuni dei migliori nomi della scena ticinese. Per il 30 giugno e il primo di luglio, Pusterla ha preparato quattro set per tre repertori diversi: full band, trio acustico con sax e trio elettronico con sax: «Una bella occasione, credo che in due giorni si potranno vedere tutte le sfaccettature del Collettivo».