Musica

Paul McCartney, ottant’anni da leggenda

Festeggia il compleanno domani negli Stati Uniti con il tour ‘Got Back’, che gioca col titolo di una delle ultime scritture con Lennon (e c’è un duetto)

Buon compleanno ‘Macca’
(Keystone)
18 giugno 2022
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Sabato 18 giugno compirà 80 anni. E proprio come i suoi antichi amici rivali Rolling Stones (Jagger e Richards li celebreranno l’anno prossimo), festeggerà il compleanno in tour. Fedele alle promesse, Sir Paul McCartney è negli Stati Uniti con ‘Got Back’, la sua nuova serie di concerti che ha un titolo quasi inevitabile: da una parte indica il ritorno al live dopo la pandemia, durante la quale ha inciso ‘III’, il suo ultimo album solista; dall’altra gioca con ‘Get Back’, il titolo del formidabile, e per certi aspetti sconvolgente per bellezza e profondità di scoperte, documentario firmato da Peter Jackson sulla realizzazione di ‘Let It Be’. Nessuno, né i fan né tantomeno ‘Macca’, può oggi riflettere sui Beatles senza pensare a quelle immagini: e infatti nei suoi concerti Paul ne fa proiettare alcuni spezzoni fino a lanciarsi, segno che il tempo lenisce ferite e dolori, in un duetto virtuale con John Lennon su ‘I Got A Feeling’.

E già: ancora i Beatles. E come non potrebbe essere così? E pensare che si sono sciolti nel 1970, quando McCartney aveva 28 anni e aveva già fatto quello che probabilmente non è riuscito a nessun altro nella storia della musica popolare: cambiare il mondo. Tra quella data che ancora fa soffrire i fan e oggi sono passati 52 anni durante i quali Paul ha costruito una carriera che gli avrebbe fatto guadagnare comunque un posto nella storia. Ma i Beatles sono e rimarranno una vicenda a parte, una magia della storia, irripetibile. Per suonare dal vivo le canzoni scritte con Lennon, McCartney ha aspettato lo scioglimento dei Wings e l’indimenticabile tour mondiale che a cavallo tra il 1989 e il 1990 regalò ai fan la meraviglia di quelle melodie suonate con una super band made in Uk. Trent’anni dopo, eccolo ancora in tour con l’energia per suonare 36 brani e sventolare la bandiera dell’Ucraina.

Anche dal punto di vista dell’impegno, Paul McCartney non si è mai tirato indietro: è vegetariano, in prima fila con il movimento per la cancellazione del debito dei Paesi del Terzo Mondo e per rendere obbligatorio l’insegnamento della musica nelle scuole. Particolare non trascurabile, è anche uno dei musicisti più ricchi del mondo. Al di là di una salute invidiabile, la sua forza è stata non rimanere prigioniero dei Beatles: dopo i primi anni in cui ha tentato in qualche modo di distaccarsene, ha semplicemente preso coscienza di essere un personaggio unico ed è andato avanti affrontando progetti diversi, comprese composizioni di musica colta o per film, animando le collaborazioni più diverse, mantenendosi sempre vitale e ben inserito nel presente grazie alla musica e al suo immenso prestigio personale. Se tra un concerto e l’altro avrà il tempo di pensare a fare qualche bilancio, il peggio che gli potrà capitare è sentire qualche puntura di nostalgia. Per il resto sarà solo l’ennesima occasione per guardare alla sua storia di ragazzo di Liverpool (prima dei Beatles, una città che per lo show business non esisteva), che cresce nel dopoguerra e con tre amici attraverso la musica cambia per sempre il significato stesso dello scrivere canzoni, attraversa il Novecento e si gode il 21esimo secolo con una meritata fama di leggenda. Difficile poter chiedere di più al destino.

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