Spettacoli

Macché rapinatore: è Ryan Coogler. Ammanettato

Il regista di Black Panther scambiato per un delinquente nell’atrio della filiale di Atlanta della Bank of America

Uno spiacevole malinteso
(Keystone)
9 marzo 2022
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Il regista di ‘Black Panther’ Ryan Coogler è stato scambiato per un rapinatore ad Atlanta e fermato dalla polizia. L’incidente, avvenuto in una filiale della Bank of America, risale a gennaio, ma solo ora Coogler, tra i più promettenti cineasti afro-americani di Hollywood, ne ha parlato pubblicamente con Variety.

«Non sarebbe mai dovuto succedere. Ma Bank of America ha collaborato e abbiamo chiuso il capitolo», ha detto il 35enne regista che si era recato in banca come un normale cliente. Berretto in testa, occhiali da sole e maschera anti-Covid, Coogler aveva dato al cassiere il foglietto che si usa per ritirare fondi da un conto e un’annotazione sul retro: «Vorrei 12mila dollari dal mio conto corrente. Contate le banconote altrove per favore. Vorrei essere discreto».

Il cassiere aveva temuto una rapina quando l’entità dei fondi richiesti aveva fatto scattare un allarme sul sistema bancario. Informato il capo della filiale, aveva allertato la polizia. Coogler è stato ammanettato e con lui sono state fermate altre due persone che lo aspettavano in un Suv fuori dalla banca. Bank of America ha poi fatto mea culpa. Coogler si trovava ad Atlanta per le riprese di ‘Black Panther: Wakanda Forever’, che dovrebbe uscire in novembre.

Afro-americani innocenti scambiati per criminali sono quasi sempre ragazzi dei ghetti e il rischio di venir malmenati e talora uccisi per loro è assai maggiore. L’incidente non è però il primo in cui celebrità nere finiscono nei guai con i rappresentanti della legge senza una ragione apparente, come quando Oprah Winfrey a Zurigo, cercando di comprare una borsa di Tom Ford, fu presa per una taccheggiatrice, o, ancora, Danielle Watts, l’attrice di ‘Django Unchained’ di Quentin Tarantino, fu scambiata a Los Angeles per una prostituta mentre era in macchina col fidanzato.

Nel 2009 a Boston, Henry Louis Gates, luminare degli studi afro-americani a Harvard, era stato arrestato mentre cercava di entrare in casa dopo un lungo viaggio: essere neri provoca malintesi. Il caso Gates finì poi alla Casa Bianca costringendo l’allora presidente Barack Obama, che fino a quel momento aveva schivato il tema, ad ammettere che l’America aveva ancora, a dispetto della sua elezione, un problema di razzismo.