Musica

Cinquant’anni dopo, Venditti & De Gregori (o viceversa)

Nel maggio del 1972 usciva ‘Theorius Campus’. Dal concerto all’Olimpico di Roma saltato per pandemia parte in giugno il tour estivo, presentato a Milano

‘Le nostre sono state due carriere diverse per repertorio, stile, atteggiamenti, ma siamo stati allattati dallo stesso latte’
(Benedetta Pistolini)
1 marzo 2022
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La domanda è stata per molto tempo questa: "Ma veramente lo vogliamo fare?", e ha portato a un ritrovarsi sereno e più volte auspicato, deciso a pranzo in un ristorante di Roma. Previo lancio della monetina per decidere chi tra i due dovesse stare davanti e chi dietro. Se cioè la rinnovata collaborazione dovesse chiamarsi De Gregori & Venditti o Venditti & De Gregori. «La monetina l’ha lanciata Venditti. E comunque credo che Venditti & De Gregori suoni meglio, più rotondo. Ma lui mi paga un fee (tassa, ndr)».

Due singoli digitali a due voci, ‘Ricordati di me’ prima, ‘Generale’ poi, quest’ultima con tutto l’auspicio del suo potentissimo "La guerra è finita". Le due canzoni insieme fanno ora il 45 giri da collezione in uscita il prossimo 4 marzo, forma tangibile e vinilica di un tour estivo che promette di andare oltre l’estate. Si parte alla grande il 18 giugno allo Stadio Olimpico di Roma, il concerto più volte saltato causa pandemia, finito al 2022 per fare involontariamente cifra tonda con ‘Theorius Campus’, maggio 1972, Antonello Venditti e Francesco De Gregori a cantare mezzo album a testa e poi ognuno per gli affari suoi. Fino a Venditti & De Gregori, cinquant’anni dopo davanti alla stampa all’Area Pergolesi di Milano, per lanciare un tour che ancora una data milanese non ha.

Coppi-Bartali

«L’idea di cantare di nuovo insieme non era mai andata via. Le nostre sono state due carriere diverse per repertorio, stile, atteggiamenti, ma siamo stati allattati dallo stesso latte», dice De Gregori. «Per fortuna le nostre strade si sono divise subito, così che ognuno facesse la sua, e ora confluiscono in maniera naturale, ci guardiamo e già sappiamo quello che accadrà», dice Venditti. Che aggiunge: «Veniamo anche da una considerazione Coppi-Bartali, qualcuno ci ha sempre visti come antagonisti. Se questo antagonismo c’era, era solo a livello artistico, di emulazione. Quando sentivo una sua bella canzone ero contento come se l’avessi scritta io».

In sala, tra circa 120 potenziali domande, c’è spazio solo per una decina. E un paio non ce la fanno proprio a esulare dall’Ucraina. C’è chi accusa la musica di essere troppo silenziosa in questi giorni, e De Gregori risponde citando ‘Maremoto a Porto Cervo’ di Checco Zalone, sorta di canzone ‘preventiva’ dei disastri: «Non abbiamo ancora scritto niente, dateci tempo. Abbiamo letto sulle facce paura e smarrimento, la situazione che viviamo tutti, noi due compresi. Ci spiace molto che questa conferenza stampa debba avvenire in una giornata come questa. Quanto alla mobilizzazione, non so che dire: cosa dovrebbe fare il mondo della musica in questo momento?». Venditti: «Non perché c’è la guerra ci devono essere canzoni adatte. Le canzoni adatte sono poche, e piuttosto che cantarne di brutte, meglio stare zitti, evitando la retorica. Siamo molto lontani da ‘We Are The World’». Qualcuno rilancia, citando proprio ‘Generale’, spiegando che la musica un ruolo potrebbe avercelo. De Gregori taglia corto: «Mobilitatevi voi» (teniamoci stretta ‘Generale’...).

4.3.1943 - 1.3.2012

«Per me le morti non esistono, esistono solo le nascite. Ho cancellato il primo marzo, per me è solo il 4 marzo». ‘4 marzo 1943’, come da canzone. Così Venditti quando il discorso si sposta su Lucio Dalla a dieci anni dalla morte. De Gregori: «L’aspetto celebrativo mi sfugge, non riesco a farlo mio. Ci ho lavorato da vivo e così me lo ricordo». Venditti: «Dalla mi ha salvato trovandomi una casa a Roma dopo la mia separazione. L’ho sempre ascoltato, raramente aveva torto. Ho storie da raccontare su Lucio più divertenti di quelle di Francesco, forse perché io sono più divertente in generale (parte applauso, ndr). Lucio univa le arti ancor prima di Pavarotti; Lucio fu il primo a capire che l’arte è unica, che la musica è altre musiche, e il teatro tanti teatri».

Ticino permettendo

Per il ‘Venditti & De Gregori’, del quale ogni passo è registrato, audio e video (il ‘documento’ arriverà), suona un insieme di musicisti dell’uno e dell’altro. Dovessero arrivare a queste latitudini, potrebbero essere Alessandro Canini (batteria), Danilo Cherni (tastiere), Carlo Gaudiello (piano), Primiano Di Biase (organo hammond), Fabio Pignatelli (basso), Amedeo Bianchi (sax), Paolo Giovenchi (chitarre) e Alessandro Valle (pedal steel e mandolino). Per ora, da Ferrara (7 luglio) a Taormina (28 agosto), le date sono tutte italiane. Cosa si ascolterà? Quali canzoni l’uno canterà dell’altro e viceversa?: «Mi sono ritrovato a cantare ‘Unica’ e ‘Peppino’ quasi per caso – dice De Gregori – e mi hanno emozionato». Venditti: «Ho i miei assi nelle maniche, che non dirò e che nemmeno lui conosce. Perché questa non è un’esercitazione, non è una gara. I Theorius Campus nascono oggi: quel disco era un’incompiuta, questa collaborazione no» (biglietti in vendita su Ticketone, il resto è su www.friendsandpartners.it).


Maggio 1972, lato A


Maggio 1972, lato B

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