Da ‘Domenica In’ e il ‘Gioco del mondo’ a importanti lavori teorici sulla televisione. Il ricordo di Domenico Lucchini, direttore del Cisa
Profondo cordoglio ha suscitato la notizia, sparsasi velocemente, della scomparsa domenica di Paolo Taggi, a causa di complicanze sorte dopo aver contratto il Covid proprio alla vigilia del richiamo dei vaccini.
Paolo Taggi, nato a Novara nel 1956, studi a Milano e lunga militanza a Roma nelle televisioni italiane, era molto conosciuto e apprezzato anche nel Canton Ticino dove collaborava puntualmente con la Rsi, sia per la televisione che per la radio (come autore di radiodrammi), con alcuni produttori e registi indipendenti (Alberto Meroni per Inmagine e Vito Robbiani per MediaTree) e anche per alcune testate giornalistiche. Ma era anche docente e membro del Consiglio scientifico del Cisa, il Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive di Locarno, per il quale aveva recentemente elaborato un progetto di master in “scripted tv”. La televisione era infatti il suo campo di lavoro privilegiato sia come autore sia come teorico. Fra i programmi da lui ideati o adattati da format internazionali basti citare “Fantastico”, “Domenica in”, “Buona domenica”, “Stranamore”, “Per un pugno di libri”, “Turisti per caso”, “Il grande talk” e “La talpa” e molti altri di Rai e Canale 5; ma anche “Pausa pranzo” o “Il gioco del mondo” per la Rsi.
Fra i suoi numerosi libri vanno ricordati “Un programma di. Scrivere per la televisione” (il Saggiatore), “Vite da format. La tv nell’era del Grande Fratello” e “Il manuale della televisione. Le idee, le tecniche, i programmi” (Editori riuniti); o ancora “Il Dna dei programmi Tv” (Audino Editore) e “Morfologia dei format televisivi. Come si fabbricano i programmi di successo” (Rai Eri). Tutti volumi teorici che indagano i format televisivi di successo e le loro derivazioni innovative (ricordiamo anche che Taggi è stato per alcuni anni, oltre che direttore artistico di “Endemol Italia” anche responsabile dei progetti formativi, dei Nuovi format e dell’Osservatorio internazionale all’interno della Direzione Innovazione Prodotto Rai). Ha scritto anche libri di narrativa per Sellerio, Interlinea, Editori riuniti. Ma è anche stato regista di speciali televisivi, co-autore di documentari per la televisione (alcuni in coproduzione con Rsi, tra cui il recente “Quando mi prende una Canzone”, dedicato alla grande Mina) e film per il cinema (ricordiamo “Storia probabile di un angelo: Fernando Birri” realizzato con il sottoscritto e prodotto da Ventura Film nel 2017).
Un’opera ragguardevole, stroncata a 65 anni, che sarà probabilmente necessario ritornare a indagare per il suo spessore e gli spunti di riflessione sull’ibridazione dei linguaggi in un contesto dell’audiovisivo sempre in divenire. Intelligenza viva, Paolo Taggi aveva un raro senso dell’affabulazione e una capacità di scrittura innate; era una persona disponibile e sempre pronta al suggerimento anche nei confronti dei giovani in mezzo ai quali si trovava a suo agio. Con lui perdiamo un amico (“compagno di banco” fin dagli studi specialistici universitari) ma anche una lucida mente intellettuale dal profondo spirito analitico. Ai suoi famigliari va il nostro più caro pensiero.