È ripreso con Tord Gustavsen il ‘Jazz a primavera’ dell’Associazione. Il resto è nelle parole di Domenico Ceresa, in nome e per conto del Comitato
Si sarebbe potuta chiamare ‘Classica a primavera’, ma erano solo gli albori; poi il jazz ha preso il sopravvento. E dunque è solo e soltanto ‘Jazz a primavera’, rassegna giunta alla sua 14esima edizione partendo da una iniziale conduzione «quasi del tutto familiare», spiega Domenico Ceresa, tra i quattro del comitato dell’Associazione Musibiasca, per arrivare ad appuntamenti con tutti i sacri crismi. Un’associazione che dietro di sé ha «tutti musicisti, tutti filo-jazzisti», tutta gente che «chi più chi meno fa o ha fatto musica, o comunque di musica mastica».
I grandi nomi visti e sentiti a Biasca dal 2007 in poi non cambiano comunque l’approccio originario con le scelte artistiche: «Prima dei nomi c’è la qualità, che sta anche in musicisti non sempre sotto i riflettori e riguarda anche alcuni nomi ticinesi. Inoltre, il fatto che questa non sia la nostra attività primaria ci permette di garantirla, la qualità».
La primavera in anticipo (citando regine del pop) o in ritardo, che dir si voglia, era cominciata lo scorso lunedì 18 ottobre all’Auditorium Stelio Molo della Rsi, per un concerto in collaborazione con Rete Due, all’interno del ciclo ‘Tra jazz e nuove musiche’. Sul palco, il pianista Tord Gustavsen, nel trio completato da Steinar Raknes al contrabbasso e Jarle Vespestad alla batteria, giunti a Lugano in sostituzione di un altro Trio, quello del pianista Bobo Stenson, annunciato per il 7 marzo 2020 e cancellato per ovvi motivi pandemici, formazione difficile da riconfermare ma recuperata in modo quasi speculare, almeno per tipologia di trio.
«Sul fatto che non siamo esattamente nella stagione indicata dal titolo della rassegna non credo che il pubblico avrà da ridire», commenta Ceresa. «Cambiare nome non avrebbe avuto senso. E poi il solo poter recuperare la musica che non si è suonata è cosa che va oltre le denominazioni». E per quanto ‘d’inverno’, Jazz a primavera ha prima di tutto una missione da compiere: «Quella di recuperare i concerti saltati. Abbiamo accordi che vogliamo onorare, ora che siamo in grado di farlo grazie al Green Pass, una soluzione sulla quale ero inizialmente scettico relativamente all’idea che la gente sarebbe tornata ad ascoltare musica, ma che invece ci ha permesso di poter riprendere».
Tra poco più di una settimana, ‘Jazz a primavera’ ritroverà la sua sede storica biaschese, la Casa Cavalier Pellanda. «È dove proponiamo concerti dal 2010, è diventata la nostra sede principale, anche se ogni tanto ‘usciamo’. Come nel 2021, quando ospitammo Richard Galliano in solo nella Chiesa San Pietro e Paolo, o nei concerti ospitati dall’Osteria Centrale di Olivone dai mitici Anna Emch e Tiziano Canonica». Da ‘Jazz a primavera’ sono transitati anche Shai Maestro, Ferenc Snétberger, «il mio mito Andres Jormin» e Antonio Sánchez, batterista di Pat Metheny. Una parentesi su di lui: «Proprio in occasione dell’Antonio Sánchez & Migration del 21 aprile 2016 è nata la collaborazione con ‘Tra jazz e nuove musiche’, con Paolo Keller (curatore della rassegna Rsi, ndr) che ci ha subito seguiti venendo a incidere concerti per la ridiffusione radiofonica. E quella sera, Sanchez dedicò il concerto a Prince, morto quel giorno».
Andando per ordine. Sabato 13 novembre alle 21, la Casa Cavalier Pellanda di Biasca riapre le sue porte al Lorenzo De Finti 4tet, con Stefano Dall’Ora (contrabbasso), Marco Castiglioni (batteria) e Alberto Mandarini (tromba) ad affiancare il pianista milanese, che arricchisce la modalità ‘cameristica’ contenuta in ‘We Live Here, Suite for jazz quartet’ nel successivo ‘Love Unknown’, lungo un percorso la cui genesi è collocabile nello Studio 2 della Rsi, dal quale arriverà, nella primavera del 2022, il nuovo album edito da Losen Records, il terzo del quartetto, intitolato ‘Mysterium Lunae’. Sabato 20 novembre alle 21, il palco è per il FourDEB 4tet di Marco Detto (pianoforte), con Mirko Roccato (sassofoni), Massimo Scoca (basso elettrico) e Dario Milan (batteria). Detto, pianista e compositore dalle collaborazioni illustri (Eddie Gomez, Peter Eskine), si presenta a Biasca con un ensemble nato nel novembre 2018 dall’intento dei quattro musicisti di creare un progetto di musiche originali.
Venerdì 26 novembre alle 21, Stahlwerk, ovvero il pianista basilese Dominic Stahl, il bassista ticinese Francesco Rezzonico e il batterista bernese Tobias Schmid. Fedeli alla collocazione tra jazz e minimal, interpreti di un live privo di confini tra composizione e improvvisazione, nel 2016 gli Stahlwerk hanno pubblicato ‘Grund’, primo album in studio del gruppo. Del 2020 è il disco eponimo, nato dall’intento di fermare nel tempo l’esperienza dal vivo. Sabato 11 dicembre, infine, sempre alle 21, Sauter & Schläppi in ‘The Summer I Was Ten’, live che nasce dall’omonimo terzo album di Tomas Sauter (chitarra) e Daniel Schläppi (contrabbasso), seguito al debutto del 2006 con ‘Indian Summer’ e al successivo ‘First Day In Spring’ del 2011 (tutte le informazioni su www.musibiasca.ch).
Si riprende il 13 novembre con il Lorenzo De Finti 4tet