Il cinema, il fuorigioco, l'Italia e la 'vittoria globale': intervista all'attore e regista fiorentino, il cui nuovo film ha un'appendice in riva al Ceresio
“E speriamo che piova”, cantava il cantautore. Mentre a Lugano, “luogo con grado di soleggiamento altissimo” – parole di Niccolò Castelli, regista e direttore Ticino Film Commission che insieme alla Città (interpretata da Roberto Badaracco) ha presentato ieri le due produzioni cinematografiche internazionali in lavorazione sul Ceresio – l'auspicio è esattamente l'opposto. Tanto per ‘Calcinculo’, opera seconda di Chiara Bellosi, vista a Castellinaria (transitante da Berlino) con il bel ‘Palazzo di giustizia’, che per ‘Il sesso degli angeli’, il nuovo film di Leonardo Pieraccioni con Sabrina Ferilli e Marcello Fonte, storia di un prete di frontiera cui l'eccentrico zio ha lasciato in eredità un'attività oliatissima in Svizzera, potenzialmente utile a risollevare le sorti economiche del suo oratorio assai poco frequentato e al quale i giovani preferiscono i social. Non fosse che l'attività è un postribolo, con tutti i dubitativi annessi e connessi legati alla fede, messa duramente alla prova.
‘Il sesso degli angeli’, girato a Roma e Firenze, ha in questi giorni la sua ampia parentesi luganese. E durante l'incontro di Villa Ciani sul ‘fare cinema’ nella nostra regione (di cui riferiremo più dettagliatamente nell'edizione di domani), Pieraccioni si presenta a sorpresa, citando la sua unica esperienza luganese: «C’ero stato di notte, incappucciato nello studio della signora Mina perché il figlio Massimiliano Pani produceva le musiche del mio primo film. All’epoca Cecchi Gori credeva ne ‘I laureati’: mi auguro che questa onda lunga porti altrettanta fortuna e che il nuovo film sia fortunato». A margine dell'incontro, Pieraccioni ci regala qualche battuta più ‘privata’, che parte dalla città e arriva al cinema, passando molto rapidamente dalle parti dell'Italia calcistica, fresca di trionfo...
Qualche milanese, quando viene a Lugano, dice che gli ricorda tanto la Milano dei tempi belli: che effetto fa Lugano su di un fiorentino?
Per un fiorentino, Lugano è un posto che gli manca solo la moquette. Perché ieri (lunedì, ndr) sono rimasto abbastanza attratto dal fatto che c’era un addetto a cambiare i fiori calpestati durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia. Quindi, i luoghi comuni fantastici che un fiorentino può avere su Lugano ci sono tutti. E poi c’è questa pacatezza del lago che è tipica di tutte le città che hanno un lago e che ti provoca una rilassatezza eccezionale. Noi stiamo cercando il sole per queste riprese e anche laddove non c’è guardiamo il lago e ci stemperiamo, oppure facciamo di necessità virtù. E siccome si tratta di un film che verte su dubbi profondi, certe pacatezze ci possono anche aiutare da questo punto di vista.
Si dice che stiate adattando il copione alle mutate condizioni atmosferiche…
Stiamo cercando di farlo. Prima, quando nel cinema ce lo si poteva permettere, io l’ho fatto qualche volta di ritornare dopo avere aspettato il sole. Ma adesso, come detto, bisogna fare di necessità virtù. Per cui, certi colori son belli e l’estate si percepisce anche se da qui a sabato dovesse essere nuvoloso. Ma siccome gli svizzeri sono precisi, mi hanno detto che giovedì e venerdì, dalle 13.12 alle 18.25, ci sarà il sole. Secondo me gli svizzeri fanno contratti precisi anche con chi può decidere se mandare le nuvole, il sole o la pioggia.
Hai parlato di nazionale: la finale di Euro 2020 l'hai guardata a Lugano?
Ho guardato il primo tempo con tutta la troupe in un posto all’aperto; sull’1-0, siccome io non sono un grande fan del calcio, la troupe mi guardava strano. Come sai, c’è una superstizione micidiale su queste finali, per cui mi sono defilato. Evidentemente avevano ragione. Come tutti (portiere compreso, ndr), ho tardato a esultare sull’ultima parata di Donnarumma perché non avevo capito che avevamo vinto, visto anche il silenzio dei tifosi inglesi attoniti che io ho interpretato come “Adesso ne tireranno altri dodici”, e visto che io sono uno di quelli che fanno ancora fatica a capire la regola del fuorigioco. Però è stata una gioia eccezionale, anche perché l’Italia mi sembra si sia dimostrata una squadra molto più sportiva rispetto agli inglesi, che in questo sono un pochino più rigidi.
Nei capitoli di storia svizzera si cita la vittoria del 1982 al Mondiale di Spagna come il momento di massima accettazione degli italiani da parte degli svizzeri e, insieme, la presa di coscienza degli italiani di valere qualcosa in Svizzera: questa vittoria può davvero fungere da nuovo incentivo per gli italiani?
A parte migliorare il PIL del 4%, come ho letto? Sì, la vittoria ha dato una spinta eccezionale. Tutto il mondo ha vissuto una catastrofe subdola sotto tutti i punti di vista, sotto quello della paura, drammatica e tragica per le persone che tutti abbiamo avuto colpite. Questo momento di grande euforia è non solo un momento non solo di vittoria degli italiani, ma un momento in cui si è rivisto come in un flashback poetico uno stadio pieno, si è visto la gente abbracciarsi e piangere insieme. Auguriamoci, perché bisognerà constatare gli effetti tra 10-15 giorni e auguriamoci che siano nulli o almeno limitati, è stato un momento di vittoria globale, al di là del fatto che s’è vinto noi e ci fa sicuramente più piacere che non abbiano vinto gli inglesi, i tedeschi o i francesi.
Anche il cinema beneficerà di questa vittoria?
Io, di solito, uscivo sempre nel periodo natalizio. La scelta di posticipare l’uscita del film al 10 febbraio è anche per rassicurare che le grandi folle che, nel rispetto dei protocolli, mi auguro andranno in sala a Natale non avranno alcun rebound sui mesi a seguire. E a quel punto, per San Valentino bisogna andare tutti a vedere ‘Il sesso degli angeli’…
Con Sabrina Ferilli e Marcello Fonte
Sul set di Villa Ciani (Ti-Press)