Cinema

'Lacci', frammenti di un matrimonio (e di una casa)

Tratto dal libro di Domenico Starnone, ha aperto Venezia 77. Daniele Luchetti porta sullo schermo la deriva coniugale – anzi, familiare – di Aldo e Vanda

Nelle sale ticinesi
5 giugno 2021
|

Nel film è “Sono stato con un’altra. Vanda, sono stato con un'altra”; nel libro è “Dimmi quanti anni ha, come si chiama, se studia, se lavora, se non fa niente”. In un punto indefinito degli Ottanta, nell'appartamento di un condominio del quartiere Stella di Napoli, nel film e nel libro, Aldo (Luigi Locascio) s’è innamorato di Lisa (Linda Caridi) che vive e lavora a Roma, da dove lui, intellettuale che a trent’anni si sente “improvvisamente vecchio”, trasmette dall’emittente di Stato ‘Un romanzo in 120 secondi’. “È successa una cosa. Sono stato con un’altra”, dice Aldo, dando per scontato che la moglie Vanda (Alba Rohrwacher) possa capire; Vanda che nel libro si sente “una pupattola del teatrino di Pulcinella”, e nel film ricorda ad Aldo quel “patto di fedeltà” oltre la curiosità sessuale e forse anche, per assurdo, oltre l’amore; “Ma se ti sei innamorato – dice al marito – allora cambia tutto”.

Lisa, nel libro e nel film, sarebbe la soluzione alla “consuetudine imposta dai bisogni dei bambini”, e cioè Sandro (Giovannino Esposito) e Anna (Giulia De Luca), di cinque e nove anni. E visto che al cinema, sin dai tempi di De Sica, i bambini ci guardano, Sandro e Anna hanno occhi attenti e sensibili. Ancor più quelli della seconda, esplicita nell’esprimere il disagio e propensa a somatizzare. Sandro e Anna che assistono a Vanda che caccia di casa Aldo, che va a vivere con Lisa a Roma e nemmeno si oppone all’affidamento esclusivo chiesto dalla madre; quei figli, nel libro, “dato di fatto dell’esistenza”, o peggio, che “erano venuti e adesso c’erano”, sono testimoni di uno sfascio con complicazioni assai drammatiche, più tardi ricomposto; testimoni che un giorno, adolescenti, ritrovando il padre, gli chiederanno conferma dell’averne effettivamente avuto uno per via di quel gesto ereditato da Sandro in tutta la sua singolarità, un modo tutto suo di allacciarsi le scarpe.


Aldo (Luigi Locascio) e Vanda (Alba Rohrwacher), primi anni Ottanta

Disordine

In un punto indefinito di trent'anni più tardi, Aldo (Silvio Orlando) e Vanda (Laura Morante) stanno per farsi una vacanza. Perché Sandro “che fa figli con ogni donna che ama” (Adriano Giannini) e Anna che “si è rifiutata di mettere al mondo bambini” (Giovanna Mezzogiorno) sono ormai adulti; e perché un giorno di tanti anni prima, Aldo aveva lasciato Lisa per tornare con Vanda, forse perché amava entrambe o nessuna abbastanza; o una soltanto, Lisa, che torna in uno sciagurato ricordo di viaggi in taxi riesumato da Aldo per interrompere i silenzi di quella vacanza (“Fai confusione”, dice Vanda sotto l’ombrellone; “In taxi con te non c’ero io”). Sempre nel punto indefinito di cui sopra, al ritorno dal viaggio, c’è un ultimo fatto raccontabile per non fare regali al libro e al film, ancor più ‘thriller’ del primo: la casa messa a soqquadro da chissà chi, vandalizzata insieme al suo segreto, fino a quel momento chiuso dentro una scatola magica (nulla di paranormale, le scatole rompicapo dallo scomparto segreto) che qualcuno, evidentemente, ha saputo aprire…


Aldo (Silvio Orlando( e Vanda (Laura Morante), trent'anni dopo

Farsi del male

Lacci come le stringhe delle scarpe o come quelli che ci legano, a volte anche contro ogni logica, autolesionisticamente, gli uni agli altri; lacci come garbugli, come legami. Legami e disordine, quello dell’appartamento in cui Aldo e Vanda, alla fine, hanno trasferito ognuno la propria infelicità, il non detto che tutti sanno e il caos che è quello di un’intera famiglia. Daniele Luchetti, che di Domenico Starnone già aveva reso per il cinema ‘La scuola’ (1995) e ‘I piccoli maestri’ (1998), e per il teatro ‘Sottobanco’ (romanzo del 1992 dal quale fuoriuscirono, per il grande schermo, proprio ‘La scuola’ ma anche ‘Auguri professore’ e la serie televisiva ‘Fuoriclasse’), questa volta ha scelto ‘Lacci’, libro del 2014 diventato film, dal 2 giugno nelle sale ticinesi. Questo dramma familiare scritto da chi con le storie di famiglia ci sa fare – Starnone, qui anche sceneggiatore, fu Premio Strega e Campiello nel 2001 con ‘Via gemiti’ – aprì Venezia 77 con affettuoso ritorno di gradimento in sala, sempre portandosi dietro una sorta di peccato originale: quello di dover reggere il confronto con un piccolo capolavoro letterario di 133 pagine tra le quali scorrono, spietate, le reciproche accuse dei protagonisti di una storia in cui non si salva nessuno, nell’osmosi di colpe proprie e altrui. Più che altro, altrui.

Per intenderci: accomunato da un destino comune – l’essere ignorato ai David di Donatello, al massimo candidato (Rohrwacher come migliore attrice, Orlando come miglior attore; Starnone, Luchetti e Francesco Piccolo per la miglior sceneggiatura non originale) – a Venezia 77 ‘Lacci’ non ha avuto i sette minuti di applausi di ‘Padrenostro’, statistica che però lascia il tempo che trova, perché il film di Luchetti, e la storia di Starnone in primis – nella fredda cronaca di quello che qualcuno ha definito, bergmanianamente, ‘Macerie da un matrimonio’ – fa felici quelli che vanno al cinema più per stare male che per piangere di felicità.

Tra le accuse di un finale che arriva troppo presto, di un rapporto troppo ‘macchietta’ tra gli Aldo e Vanda di oggi e di un presente sin troppo presente che, per altro, nel libro occupa ampio spazio, c’è un’affinità inversa tra ‘Lacci’ e ‘Padrenostro’, il più recente cinema italiano visto in sala a queste latitudini: il primo poteva durare di più di un’ora e mezza, guadagnandoci, e al secondo ne sarebbero bastate meno di due. Sempre guadagnandoci. Ma chissà, magari ‘Lacci’ – da vedersi – si rifarà il prossimo 22 giugno ai Nastri d’Argento (altre tre candidature, sonoro e attori protagonisti). Perché Gabriele Muccino ha ragione: i David a volte sottovalutano i film (tranne il suo).


Anna (Giovanna Mezzogiorno) e Sandro (Adriano Giannini)