Carmelo Rifici realizza, per il progetto online Lingua madre, ‘Ci guardano, prontuario di un innocente’, appunti in forma scenica sul capro espiatorio
Il caso ha fatto sì che ‘Ci guardano, prontuario di un innocente’ arrivasse online il giorno dopo lo sconfortante, per quanto attesto, annuncio che di riaperture e di ritorno alla normalità, a una normalità, per ora non se ne parla. Così, la visione di questo progetto teatrale online – “non è un film, non è uno spettacolo, non è un rito” si legge all’inizio del video – realizzato da Carmelo Rifici per Lingua madre (e disponibile su www.luganolac.ch) si è colorata di quello smarrimento di fronte a una situazione alla quale non si riesce più a dare un senso.
L’impossibilità di dare un senso, un significato in qualche modo unitario e coerente, a quel che accade: è evidentemente da qui che è partito Rifici per costruire – oltre al manifesto di Lingua madre redatto insieme alla cocuratrice Paola Tripoli e agli altri membri del comitato editoriale – ‘Ci guardano’ che è nato “di getto, in pochi giorni”, come scrive nelle note di regia. A farsi voce di questo disorientamento sono alcuni personaggi uniti dall’essere vittime innocenti, capri espiatori il cui sacrificio dovrebbe dare un senso alle vite di chi resta. Abbiamo Isacco, “il figlio prediletto, e lui mi sacrificava per amore di tutti gli altri suoi figli”, Ifigenia, “morta perché mio padre potesse essere spinto dal vento”, Telemaco, Gesù Cristo, Emily Dickinson, Antonin Artaud, Alfredo Rampi… i loro racconti si susseguono sullo schermo, in una sequenza continua di volti e parole, con scene a volte essenziali – spesso inquadrato c’è solo l’attore, eventualmente davanti a uno specchio – altre volte più elaborate, come nel riallestimento di ‘Las Meninas’ di Velázquez. Interpreti i bravi studenti della Scuola “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano: Catherine Bertoni, Giulia Di Renzi, Sebastian Luque Herrera, Alberto Marcello, Francesco Maruccia, Alberto Pirazzini, Roberta Ricciardi, Aurora Spreafico, Emilia Tiburzi, Giacomo Toccaceli e Guido Buganza.
Un flusso di coscienza, scrive Rifici nelle note di regia, ma l’impressione in realtà è quella di leggere degli appunti, quelle annotazioni rapsodiche che si fanno quando si studia un argomento sconfinato come certamente è il capro espiatorio. Alcuni episodi sono ben costruiti: magistrale lo sfogo dell’Infanta Margherita, protagonista dell’opera di Velázquez poi rielaborata anche da Picasso, e anche il racconto di Emily Dickinson, la cui immaginazione costruisce il mondo, incanta; interessante anche il racconto di Alfredo Rampi, l’Alfredino caduto in un pozzo artesiano all’inizio degli anni Ottanta e morto in diretta tv, denuncia del voyerismo mediatico meno scontata di quel che potrebbe sembrare; altri personaggi trovano il tempo che trovano, come Telemaco che si lamenta perché il padre Ulisse “sta scopando una Circe qualunque” e sa che dal mare “potrà arrivare al massimo una lattina di birra, un preservativo”.
Appunti, dicevamo. E da appunti si ha la tentazione di prenderli, approfittando della versatilità dell’offerta digitale: tenere due finestre sullo schermo, una con ‘Ci guardano’ che scorre avanti e indietro e l’altra con Wikipedia, per leggere la vita di Emily Dickinson, la composizione del quadro di Velázquez, ripassare la poetica di Artaud, ricordarsi chi era Alfredo Rampi. Tuttavia credo sarebbe un errore: non sono appunti preparatori per un saggio, ma suggestioni e alla fine non ci si può perdere su dettagli come la plausibilità del racconto di Emily DIckinson o sul fatto che quelli a destra del quadro di Velázquez non sono bambini ma nani.
È forse più utile pensare di aggiungerci i nostri, di appunti. Ed è curioso come di nuovo il caso ha voluto che ‘Ci guardano’ arrivasse il giorno prima della Giornata per l’eliminazione della discriminazione razziale. “La caccia ai capri espiatori colpevoli di tutti i mali prolifera in maniera esponenziale attraverso fake news e teorie del complotto” ha scritto la Commissione federale contro il razzismo, denunciando come anche in Svizzera la crisi innescata dalla pandemia stia alimentando odio, pregiudizi e discorsi d’esclusione. I personaggi di ‘Ci guardano’ sono circondati da specchi: oggetti abominevoli, scriveva Jorge Luis Borges, perché come la copula moltiplicano il numero degli uomini. In questo caso moltiplicano i capri espiatori e ci ricordano che è il nostro sguardo, a renderli tali.