Il Comitato tecnico scientifico approva il protocollo Rai, il Codacons minaccia denuncia per epidemia colposa: politica permettendo, adesso è il Festival
Sempre che Matteo Renzi non occupi il Teatro Ariston pretendendo di presentarlo lui (in inglese) il Festival perché Amadeus non è all’altezza (Maria Elena Boschi valletta, ospite Mohammed bin Salman in un monologo sulla libertà di stampa), Sanremo si farà. Non con le buone – il pubblico in sala, gli inseguimenti ai cantanti, le interviste del pre-partita e le albe al Santa Tecla – ma con le cattive – senza pubblico in sala, con divieto di baci, fiori consegnati su carrelli sterilizzati, tamponi ogni 72 ore per chi accede al teatro, giornalisti al Casinò e tanta distanza tra simili da farci il giro del mondo. Almeno fino a Viña del Mar, altra città di Festival, ma mai tanto importante come quello in Riviera.
Come sarà il Festival di Sanremo senza le signore ingioiellate della prima fila, avamposto del lifting e del tempo che fu? A chi ammiccheranno quei simpaticoni dello Stato Sociale? Davanti a chi stonerà Fedez? Su chi sputacchierà Max Gazzè? Ma soprattutto: se Bugo dovesse andarsene a metà pezzo, la Rai avrà pronti gli “Oooh” registrati? E chi ci restituirà l’espressione di smarrimento tipica del “E chi diavolo è questo?”, quando sul palco saliranno i big Madame, Fasma e Random? A queste e ad altre non fondamentali domande (qualcuna sì) risponderemo da qui al 2 e fino al 6 di marzo, la settimana in cui — più seriamente parlando – la manifestazione che strategicamente vale un Superbowl accoglierà l’industria musicale italiana nella città dei fiori, a trattare di canzoni e cantanti. Esulta la Pmi (Produttori Musicali Indipendenti), unitamente all’Afi (Associazione fonografici italiani) e alla Fimi (Federazione industria musicale italiana). Esulta pure Fiorella Mannoia, che qualche giorno fa dichiarava: “Bisogna stare attenti a dire ‘lo rimandiamo’ o ‘se non si fa è uguale’“, perché dietro Sanremo “ci sono case discografiche, c’è lavoro, c’è ricerca, musicisti, arrangiatori, contratti”. Lei, Fiorella, la dice come si dice anche in Ticino: “Non so perché nella scala della cultura noi siamo sempre visti come fanalino di coda”.
Con un elenco infinito di clausole che include anche “navette oscurate per trasportare i big (come Madame, Fasma e Random, ndr) per evitare il rischio di assembramenti esterni” – l’oscuramento dei vetri delle navette, must di Sanremo, risale a prima della mucca pazza – il Comitato Tecnico Scientifico (Cts) ha firmato le 75 pagine del protocollo Rai: no al pubblico in platea e galleria (e relativi scaldapubblico), no agli eventi esterni, sì ad accessi e percorsi diversificati per il cast, artisti e orchestrali, tamponi, distanze (1,5 m), mascherine Ffp2 (deroga per chi è sul palco). E gli artisti in teatro già vestiti, perché il dietro le quinte dell’Ariston sono un vicolo più affollato del Budello di Alassio, ed è un attimo per il virus “Volare”.
Mentre la stampa internazionale attende di sapere se, debitamente mascherata, calerà in Riviera o sarà costretta a scrivere di Sanremo in modalità “Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero”, la macchina musical-gossip del Festival (aspettando i big Madame, Fasma, Random, naturalmente) è per ora aggiornata alle scuse di Fedez a Francesca Michielin per avere, lui, canticchiato in rete un frammento della loro ‘Chiamami per nome’, rischiando la squalifica. Il Festival lo ha graziato “pur esprimendo serio biasimo” vista la durata minima “tale da non svelare di per sé il brano”. D’altra parte, un Festival in pandemia avrebbe mai potuto fare a meno del potential reach di Chiara Ferragni? (per gli italofoni: quelli che, potenzialmente, potrebbero vedere il Festival e anche televotare il marito. Che sono 55 milioni).
Nel frattempo, a nome dei consumatori, il Codacons – che con Fedez ha il dente avvelenato e pure una causa persa – denuncia la “pantomima inutile che ha portato a una decisione scontata, quella del via libera del Comitato tecnico scientifico al Festival di Sanremo”. Codacons che in caso di contagi minaccia di denunciare “penalmente la Rai e il Cts per concorso in epidemia colposa”. Insomma, parafrasando il Natale: adesso è Sanremo.