Spettacoli

Al concerto dal divano di casa

Nati prima del confinamento da pandemia, si moltiplicano i servizi di concerti privati online. Con il problema dei compensi per gli artisti

5 maggio 2020
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Chi in questi giorni vuole vivere l’emozione di un concerto senza uscire di casa, in rete trova brevi esibizioni in streaming di band e solisti dal vivo. In un periodo di lockdown globale alcune piattaforme che di solito organizzano concerti in piccoli locali commerciali, case, giardini e spazi privati si sono ingegnate creando un’offerta digitale. È così possibile ascoltare live un cantante folk in diretta da Los Angeles, un rapper che si esibisce da Boston o una cantautrice da Portland.

Il trend dei concerti intimisti è cominciato una decina di anni fa grazie a Sofar (acronimo di “songs from a room”), piattaforma nata a Londra da un terzetto di amici stanchi di concerti approssimativi in pub rumorosi. I tre non erano però fan qualunque: tra di loro figurava anche Rafe Ofer, un guru del marketing che ha plasmato l’immagini di giganti come la Coca-Cola e la Disney e che fino a un anno fa era a capo dell’azienda. Ora a guidarla c’è Jim Lucchese, un global player dell’industria della musica che di recente è riuscito a ottenere un secondo finanziamento di venticinque milioni di dollari (dopo la prima iniezione di 6 milioni di dollari alla quale ha partecipato anche Richard Branson della Virgin) e che spera così di consolidare un business che sta riscuotendo sì molto successo, ma anche non poche critiche.
Sofar è infatti stata definita “l’Uber della musica” perché, come Uber o Airbnb, si pone tra il cliente e il fornitore di servizi (in questo caso tra il musicista e il pubblico) concentrandosi sul profitto, la crescita, gli shareholder e il fattore convenience, trascurando chi il servizio lo fornisce, visto che i musicisti vengono pagati pochissimo o non vengono pagati affatto. Non solo: con solo un centinaio di collaboratori fissi, per l’organizzazione dei concerti si affida quasi totalmente a volontari.
Sofar perpetua insomma l’idea che sia normale per i musicisti esibirsi gratuitamente, mentre la compagnia guadagna non solo con i concerti, ma anche con le sponsorizzazioni, il commercio di gadget e la vendita di contenuti ad altre piattaforme. Lucchese si è comunque dimostrato attento alle critiche e ha promesso che userà i nuovi finanziamenti per compensare in modo più equo i musicisti.

Ma come funziona? Sofar promuove piccoli concerti per un pubblico compreso tra le quaranta e le cento persone in locali privati. Molti di essi sono gratuiti, anche se all’entrata viene richiesto un piccolo contributo volontario. Quelli che si svolgono in città importanti come Parigi o New York costano invece tra i dieci e i venticinque dollari. Nei concerti gratuiti i musicisti possono scegliere se ricevere una piccola parte della colletta oppure un video della serata, mentre in quelli a pagamento la scelta è tra il video o un compenso di circa cento dollari. La formula è sempre la stessa: le esibizioni si tengono a porte chiuse e per partecipare gli spettatori devono farne richiesta sul sito. Il luogo esatto viene comunicato solo un giorno prima e i nomi delle tre band o dei tre solisti che suoneranno ognuno per 20-25 minuti vengono svelati solo sul posto. Ciò regala un’aura di mistero e di esclusività al tutto, cosa che di certo non guasta. Il pubblico viene generalmente invitato a non parlare durante le esibizioni, ad arrivare puntuale, a rimanere fino alla fine e a postare eventuali foto online taggando Sofar e i musicisti.

Su YouTube l’azienda, che finora ha organizzato circa 20mila concerti, ha un canale proprio con un milione di iscritti. La musica proposta non è mai reboante e varia molto, sia per quanto riguarda il genere che la qualità. Accanto ad artisti maturi (e in qualche caso famosi), si trovano tanti principianti non sempre talentuosi. È forse questo il più grande limite di Sofar: la voglia di guadagnare su musicisti che non sempre possiedono le necessarie capacità artistiche. Un fenomeno, questo, che purtroppo oggigiorno avviene anche in altri settori, per esempio nel campo dell’editoria, dove molti libri di dubbia qualità vengono pubblicati a spese degli autori finendo per inondare il mercato di opere di poco valore.

L'esperienza svizzera

In Svizzera Sofar è ancora una piccola realtà: finora si sono tenuti solo un paio di decine di concerti a Zurigo e a Ginevra. Tutti gli artisti svizzeri interpellati in merito alla loro esperienza si sono espressi in modo positivo. Silas, cantautore pop di Zurigo, ha apprezzato il fatto che il pubblico fosse particolarmente attento, mentre il rapper vodese Ô Débit è rimasto sorpreso dall’ambiente intimo e raccolto che si è creato durante l’esibizione. Anche il duo Stevans, che con il suo sound elettropop in stile anni ’80 sta riscuotendo larghi consensi, è rimasto colpito dall’esperienza, che ha vissuto come “una bella ed emozionante sfida”, visto che in un ambiente piccolo non è possibile “barare con computer o effetti sonori”. Di Sofar sono rimasti entusiasti anche i componenti della band bluegrass Long John Brothers, che hanno ripetuto due volte l’esperienza davanti a un pubblico attento, con il quale hanno instaurato un bel dialogo.
Nessuno di loro è stato pagato e nonostante reputino che sia importante riuscire a guadagnare grazie alla propria arte (soprattutto se si aspira a una carriera professionale) tutti rifarebbero l’esperienza, che si è rivelata appagante e utile in termini di visibilità. Per loro Sofar rappresenta infatti una fra le tante possibilità, dal momento che in Svizzera la scena musicale è variegata e pullula di festival che offrono giusti compensi, o per lo meno, secondo i Long John Brothers, “sufficienti”.

Sofar è la più vecchia, ma non l’unica piattaforma di questo genere disponibile in rete: Silas lavora anche per SofaConcerts, comunità creata in Germania nel 2014 che opera in 16 paesi. Anch’essa è specializzata in concerti in spazi ristretti, ma qui l’organizzazione è tutta nelle mani dei padroni di casa, che contattano i musicisti e li pagano. SofaConcerts si tiene una percentuale del 13% sul guadagno, il resto va a chi svolge il lavoro. Silas la definisce una benedizione, in particolare in tempi difficili come questi, grazie alle tante iniziative online che la piattaforma sta lanciando, per esempio esibizioni in streaming per feste di compleanno o altri eventi privati. Sul sito non vi sono contenuti gratuiti, ma su YouTube è possibile dare un’occhiata a vecchi concerti.

Da un anno è approdata sul mercato anche Side Door, piattaforma canadese del musicista e giornalista Dan Mangan e dell’imprenditrice Laura Simpson. Side Door, ancora sconosciuta in Svizzera, si prefigge l’obiettivo di presentare al pubblico performance teatrali, musicali e comiche, ma anche presentazioni accademiche in ambienti quotidiani quali salotti, giardini, caffè o sale comunali. Come SofaConcerts, anche Side Door serve solo da tramite tra padrone di casa e artista. Dei soldi ricavati Side Door si tiene il 10%, mentre il 90% viene suddiviso tra chi ospita lo show (che non può però guadagnare più del 40%) e chi lo crea. Sul sito gli unici concerti visibili sono quelli in streaming a pagamento.

Con l’arrivo di nuovi concorrenti Sofar dovrà quindi adeguarsi e ricompensare meglio i propri artisti se non li vuole perdere, visto che non tutti vivono in Svizzera, dove guadagnare con la propria musica è più facile rispetto ad altri paesi. E così, mentre con impazienza si attende di tornare a vivere di persona l’emozione unica dei concerti, in rete si possono seguire dal vivo gli artisti sostenendoli da vicino (ma lontano).

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