Il festival di Berlino si è aperto ieri con 'My Salinger Year' di Philippe Falardeau con Sigourney Weaver e Margaret Qualley
Il Festival di Berlino si è svegliato con il drammatico frastuono della tragica notte di Hanau ed è piombato nel terrore del terrorismo nazista proprio nel giorno gaudioso dell’inaugurazione di questa Berlinale numero 70. Molte troupe televisive sono state dirottate dal festival ai luoghi di un attentato che ha messo in angoscia anche la politica tedesca tutta. Non bastava la paura del coronavirus che prende tutti in un assembramento così massiccio qual è una manifestazione come questa che richiama centinaia di migliaia di spettatori.
Eppure lo spettacolo deve continuare cosí lunghi applausi al film inaugurale ‘My Salinger Year’ scritto e diretto dal canadese Philippe Falardeau. Basato sul libro autobiografico di Joanna Rakoff, il film riprende quello che racconta l’autrice di quel 1996 a New York, quando ventitreenne si trovò a confrontarsi con il mostro sacro della letteratura americana progressista. Arrivata a New York dalla vicina Nyack, Joanna (una brava Margaret Qualley) si fidanza, trova casa e lavoro presso un’agenzia letteraria che cura gli interessi di J. D. Salinger, che qui chiamano tra l’affettivo e il misterioso Jerry. A capo dell’agenzia la burbera Margaret (una non sempre sicura Sigourney Weaver), che oltre a nascondere lo scrittore, nasconde una propria storia d’amore adultero con un collega dell’ufficio. Joanna ottiene la fiducia della capa e lentamente si inoltra nel mondo dello scrittore, che qualche volta sente al telefono, al punto che, invece di cestinare le centinaia di lettere di suoi ammiratori o di gente che gli chiede consigli sulla propria esistenza, decide di rispondere loro, causando anche qualche guaio. È il suo un cammino d’iniziazione in un tempo in cui ancora era concesso lo sperare in un domani migliore ed ecco che lei lascia il compagno incapace di amarla veramente, lascia il lavoro perché non riesce a vederne quel futuro per cui vale la pena vivere.
E lei personaggio che poteva uscire dalla penna di Salinger si affranca da un autore per essere originale. Era il tempo in cui si fumava dappertutto, in cui non si era controllati dai telefonini e da internet, in cui si poteva sognare senza che qualcuno ti indicasse cosa sognare. Interessanti le musiche e le coreografie, di bel rilievo la regia. Ed ora comincia il Concorso, la caccia al pacifico Orso, questo è il Festival.