C’erano una volta le dance hall: alla maniera del crooner, ecco quattro brani inediti per un Natale non solo ironico e ispirato alle big band
Quattro brani, quattro copertine diverse, quattro concetti natalizi ben distinti. Uniti però da un’ideale unico e lungo festone che li avvolge tutti quanti: lo swing.
Per dirla con parole dell’autore, «una mia personale visione del Natale e il mio modesto omaggio alle big band. Quando, a dodici anni, sentii per la prima volta un certo Benny Goodman, capii che quella sarebbe stata la mia strada».
Così Marco Santilli, che nei progetti non direttamente riconducibili alla sua carriera di clarinettista (vedi i bellissimi ‘La Stüa’ e ‘L’occhio della betulla’, cfr. ‘laRegione’ del 21.9.2017) aggiunge un ‘Rossi’ in coda, come da cognome della madre. Quella strada è arrivata sino a ‘Christmas news’, ‘Merry Christmas to my friends’, ‘Mistletoe forever’ e ‘Marry me at Christmas’, quattro brani sdoganati singolarmente, come avviene oggi, piacevolmente rétro e senza tempo.
«Cito Mozart non per accostarmici, ma solo per dire di quando i compositori del XVIII secolo si concedevano parentesi per un divertissement. Non vorrei risultare supponente, ma è quello che mi è accaduto con questo progetto, un po’ inusuale». Inusuale a parer suo, ma qualitativamente impeccabile a parere nostro, catapultati nell’era delle big band o «nella sala dell’Hotel Savoy» per un Christmas album ‘scomposto’ da mettere sotto l’albero, e che per quanto «ridente e ballabile» ha la rigorosità dei classici natalizi americani. Rigorosamente in lingua inglese, Santilli ci mette anche «un po’ d’ironia e di critica sociale, la butto lì...».
‘Christmas news’ (Notizie natalizie), brano che fa da traino al quartetto, è la storia di Ricco Cafone, nome e personaggio di fantasia uscito dall’immaginazione del Santilli, «un improbabile Robin Hood degli anni ’30-40, un fascinoso italo-americano dai capelli color zenzero che in periodo natalizio frequenta le feste danzanti per strappare il ballo e i gioielli alle signore dell’alta società»; uno che, come l’eroe britannico, «ruba ai ricchi per dare ai bambini poveri. E i ricchi, pensando alla ricchezza materiale, rimpiazzabile, chiudono un occhio».
In ‘Merry Christmas to my friends’, invece, Santilli ‘punzecchia’. Lo fa sotto forma di ballad romantica che porta in scena il convivio dei vecchi amici che si raccontano esperienze passate e piani futuri, «tirandosela che pare che abbiano fatto chissacché nella vita. È una cosa che vivevo da bimbo guardando certi adulti, uomini più che altro, che si davano arie importantissime. Alcuni di questi, a vederli oggi, mi dico “Mah...”».
Lui, lei e l’altro vanno in scena in ‘Mistletoe forever’, up-tempo in cui lei, all’incontro prestabilito, arriva in ritardo e ad aspettarla ci sono due uomini, uno con in mano il vischio (raccolto), l’altro coi lillà (comperati); i due, alla fine, restano con nulla in mano e festeggiano ‘alla Casablanca’, guadagnandosi almeno una sincera amicizia tra uomini. E poi c’è ‘Marry me at Christmas’, a metà tra l’analisi dell’equazione Natale=business e la riflessione sulle combinazioni numerico-temporali: «I panettoni negli scaffali a ottobre parlano da sé. Non capisco la corsa all’acquisto, forse è per questo che soffro le festività. Mi manca il Natale vissuto da bimbo». Quanto al ‘Marry me’ (Sposami), «mi riallaccio al momento in cui tutti si sposavano sfruttando le combinazioni delle date, tipo 20.12.2012. Ora le combinazioni sono finite, servono numeri più grandi. Questo tizio che decide di sposarsi il 25.12.2512, evidentemente non ha fretta e magari nemmeno gliene frega troppo di sposarsi. Nel pezzo mi chiedo anche se i grandi numeri abbiano un corrispettivo nella statistica dei divorzi».
Insieme al coproduttore e «braccio destro» Urs Wiesendanger, e insieme a Ivan Tribolla, Francis Coletta, Dominique Girod e Peter Lübke, sotto l’albero di Marco Santilli Rossi ci sono i fiati della Metropole Orchestra, big band olandese di altissimo livello (la si ascolta anche, ma non soltanto, in ‘Fast Forward’ di Joe Jackson). «Bella collaborazione, grandi musicisti, persone modeste».
E con questo, il Santilli crooner è soddisfatto: «Oltre che alle big band, mi sento di aver reso il giusto tributo a grandi voci come Bobby Darin, artista forse poco noto qui da noi e anche molto sfortunato, morto nel ’73 a soli 37 anni. Negli anni 50 fu lui a lanciare ‘Mack the knife’, da ‘L’Opera da tre soldi’ di Brecht, versione alla quale si sono rifatti in tanti».
p.s. Nota di servizio: il Santilli natalizio e non è su www.marcosantillirossi.com.