Spettacoli

Manu Delago, il suono dei ghiacciai che piace all’Osi

Sopravvissuto a ‘Parasol Peak’, e presto in tour con Björk, il pioniere dell’handpan stasera al Lac con Anoushka Shankar, figlia del re del sitar, e Orchestra

Sulle Alpi dello Stubai, nel video di ‘Freeze’ (www.manudelago.com)
7 novembre 2019
|

‘Tra la fiaba russa e i suoni dell’India’ titolano a Lugano introducendo il secondo evento della stagione dell’Osi al Lac. Nella prima parte del concerto in programma questa sera, Markus Poschner dirige la suite del celebre balletto ‘L’uccello di fuoco di Igor Stravinskij’ (nella versione rivista dall’autore nel 1945); nella seconda, l’Osi raccoglie le contaminazioni della solista al sitar, nonché compositrice, Anoushka Shankar, figlia di Ravi, re del sitar (e sorellastra di Norah Jones). A completare il ‘cast’, Manu Delago, percussionista austriaco che ha nell’handpan, sviluppato sulla base dell’Hang, il suo strumento musicale di riferimento. «L’ho conosciuto tramite mio padre», spiega a ‘laRegione’ Delago, cognome della Val Gardena vecchio di quattro generazioni.

Diplomatosi a Innsbruck in percussioni, perfezionati gli studi di batteria jazz a Londra, a suo agio anche al pianoforte, per il musicista «l’importanza di questo strumento è cresciuta parallelamente allo studio che ho condotto da solo e contemporaneamente alla scrittura. Ora è diventato uno dei miei strumenti principali». Da ‘Made in silence’ (2006), primo episodio in solitaria, l’handpan di Delago si è fuso con altri suoni fino a convivere, nel 2012, con la London Symphony Orchestra. «Finita la fase di ricerca iniziale, e per non ripetermi, ho aperto agli ensemble». Come nell’ultimo album ‘Circadian’ (2019) dove l’handpan è circondato da nove musicisti, «un mix di orchestra e singoli, percussioni e fiati, legni e strumenti a corda». Che suona come una band.

Musica estrema

Fondendo in ‘Metromonk’ (2017) l’elettronica con lo strumento idiofono – così sono detti gli strumenti il cui suono è prodotto dalla vibrazione degli stessi, senza l’aiuto di corde, membrane o aria – dal secondo singolo ‘Freeze’ è nata la collaborazione con Johannes Aitzetmüller, regista specializzato in riprese di sport estremi. Catturata in totale solitudine sulle Alpi dello Stubai, l’esecuzione del brano ha aperto all’album del 2018 ‘Parasol Peak’, nel quale l’elettronica è pari a zero e il suono è quello naturale, compresi – per la sincronia dei sette musicisti coinvolti – il ‘click’ dei ganci da arrampicata, gli scarponi sui sentieri e i tronchi d’albero a far da batteria. Risultato: uno splendido prodotto con annessi trenta minuti di film, una cosa tra il romanzo di montagna e il concerto dal vivo.

«Con ‘Freeze’ – continua Delago – io e Johannes ci eravamo divertiti così tanto da imporci di fare qualcosa di più grande tra le montagne. ‘Paradol Peek’ l’abbiamo programmato per un anno intero, è la cosa più avventurosa e drammatica mai fatta nella mia carriera». Come dargli torto: «Era inizio settembre, ma c’era già un metro di neve, faceva freddo e la preoccupazione di tutti, prima che quella di suonare bene in una situazione così estrema, è stata... restare in vita» (ride, ndr). Tanto per sintetizzare: «Sul posto non è stata un’esperienza proprio idilliaca, diciamo che è lo è stata più a prodotto finito». Non essendoci una limousine a portare i musicisti sui singoli palchi, punti d’arrivo di una collettiva e progressiva scalata verso vette sempre più alte, la scelta dei compagni di viaggio ha avuto criteri anche sportivi: «Ho selezionato coloro che pensavo sarebbero stati in grado di reggere fisicamente l’impegno, la prevedibile stanchezza, il dormire poco, il vivere in tenda. Ci siamo aiutati reciprocamente, è stato un momento intenso, qualcosa di molto diverso da un normale studio di registrazione o sala concerto». Con incognita annessa: «Non potevamo avere subito un mix. Sapevamo che non sarebbe stato male, ma potevamo solo raccogliere il meglio. Abbiamo ascoltato solo due settimane più tardi ed è stata una bella sorpresa».

‘Land of gold’

Se con Björk la collaborazione dura sin dai tempi di ‘Biophilia’, 2010 – «Un lungo viaggio iniziato in studio e continuato dal vivo per nove anni, la prossima settimana iniziamo il tour europeo» –, il sodalizio strumentistico e di scrittura di Delago con Anoushka Shankar è confluito in ‘Land of gold’ (Deutsche Grammophon, 2016), per continuare in un centinaio di concerti intorno al mondo. «Per l’Osi – chiude il musicista – abbiamo variato leggermente il programma del tour, aggiungendo alle composizioni dell’album anche parte del catalogo di Anoushka e dei miei lavori. Sì, amo suonare con le orchestre. Quando componi musica in casa e poi la senti riprodotta da così tanti musicisti, la sensazione è impagabile».