Il progetto di sei studenti di musicologia di interscambio musicale e culturale domenica alla Fabbrica di Losone
La musica è una delle espressioni fra le più nobili che l’essere umano abbia nelle mani: è strumento di trasmissione culturale, attraverso cui entrare in contatto con l’altro, conoscerlo e farsi conoscere. Attacchiamo con un’ovvietà da definizione di vocabolario; ne siamo consci. Ma quando si scoprono progetti che fanno del potenziale della musica – incarnandolo – il filo rosso del proprio lavoro, non si può che usare le parole più semplici.
Incontro, interscambio e trasmissione culturale sono quindi i presupposti del progetto dall’anima composita e dal nome curioso: Zazlooz; complesso che si esibirà domenica 11 novembre (alle 17) alla Fabbrica di Losone, nell’ambito della programmazione di novembre dell’Organico scena artistica (Osa!).
Nato nei corridoi della Facoltà di Musicologia dell’Université Paris 8, circa tre anni fa, il gruppo è formato da sei membri provenienti da Paesi diversi, con varietà di strumenti e idee – e non ci addentriamo nel dedalo della diversità di contesti e mentalità, sensibilità personali e via elencando –, ma con un’idea chiara e comune: portare al pubblico voci diverse dal mondo, per “fabbricare” cultura. A condividerla sono Philomène Constant (violino), Bastien Anthoine (flauto, percussioni), entrambi da Angers, in Francia; Soufiane Dakki (chitarra solista) da Rabat in Marocco; Feryiat Yüksel (chitarra ritmica) e Vedat Allak (violoncello), tutti e due dalla Turchia/Kurdistan e infine Frieder Licht (percussioni) dal Ticino. Tutti i membri, oltre al proprio strumento, cantano.
E proprio Frieder – nato e cresciuto in Ticino, attualmente studente in percussioni e batteria al primo anno di Master a Paris 8 – è il nostro interlocutore.
Iniziamo dal vostro curioso nome: che cosa significa? Il nome lo ha suggerito il nostro chitarrista e in dialetto marocchino significa “cool”. La parola però non viene usata molto fra coloro che lo parlano... Basta digitarla in un motore di ricerca per accorgersene: la prima voce della lista siamo noi. Ci siamo appropriati della parola.
Mi racconti un po’ la vostra storia? Com’è nato il progetto? I Zazlooz nascono nel grembo di Parigi 8, nei suoi corridoi di musicologia, dove gli studenti della facoltà hanno la tendenza a portare i propri strumenti e, durante le pause, si ritrovano e condividono un po’ di musica. Abbiamo così iniziato a fare amicizia fra noi, ognuno proveniente da un Paese diverso, in comune abbiamo il bacino del Mar Mediterraneo. A gennaio 2015 è nato così Zazlooz, che propone interscambio culturale e musicale. Abbiamo iniziato proponendo concerti, e man mano il gruppo si è allargato.
Che cosa apporta la molteplicità di provenienze? A livello musicale è sinonimo di ricchezza: una grande varietà di ritmi, strumenti, melodie e sonorità che, a mio avviso, rende molto interessante il nostro repertorio. La varietà culturale a livello umano porta anche a discussioni interessanti e costruttive, dovute alle visioni differenti, cui cerchiamo sempre soluzioni che possano andare bene per tutti. Al nostro interno non c’è un leader e quindi le decisioni importanti le prendiamo tutti insieme [una sorta di collettivo musicale; ndr].
Qual è il vostro genere? Ci abbiamo impiegato parecchio a fissarlo. Tuttora non è che ci sia una definizione rigida, anzi non la cerchiamo nemmeno, perché limiterebbe l’essenza del nostro gruppo. Ci siamo però accordati sui confini della nostra proposta: musiche e canti popolari provenienti sia dal bacino mediterraneo sia dal Medio Oriente. Il nostro repertorio è costituito da composizioni originali e brani tradizionali, che prendiamo e riarrangiamo.
Per quanto riguarda le composizioni proprie a che cosa v’ispirate? Sicuramente ai nostri background culturali. Capita che qualcuno di noi arrivi e proponga un nuovo pezzo, allora ci uniamo e tutti insieme ci lavoriamo e troviamo un arrangiamento. Che cosa cercate? Nuove sonorità e cerchiamo di suscitare nuove emozioni. Ma anche far conoscere al nostro pubblico altre voci dal mondo. I nostri concerti li vediamo come viaggi musicali...Qual è il vostro messaggio? Dietro al nostro progetto c’è l’idea di condivisione e rispetto per le altre culture. Ma c’è anche l’idea che dalla condivisione musicale si fabbrichi cultura. Avete già pubblicato degli album? Finora abbiamo pubblicato un Ep (nel 2016) e un album registrato in studio e pubblicato nel giugno 2018: “Efrin (Afrin)”. Lo abbiamo dedicato al massacro che tuttora la comunità curda sta subendo in Siria, da più di un anno a questa parte; [l’album è disponibile sul loro sito www.zazlooz.com, oppure lo si può ascoltare su Spotify; ndr].
Quali sono i progetti all’orizzonte? Dopo il lavoro di registrazione in studio che ha portato alla pubblicazione dello scorso giugno, adesso abbiamo deciso di concentrarci sull’attività dal vivo, dedicandoci ai concerti, magari in tutto il mondo... Finora i vostri concerti dove vi hanno portati? Nell’agosto di due anni fa, era il 2016, per tre settimane abbiamo viaggiato fra Turchia e Kurdistan proponendo concerti un po’ ovunque. Spesso abbiamo la possibilità di suonare in Francia, facendo tournée di tre o quattro giorni; questo è dovuto anche al fatto che dobbiamo organizzare studio e attività musicale. Questo fine settimana, teniamo una minitournée in Svizzera: sabato 10 novembre saremo a Zurigo e domenica 11 alla Fabbrica di Losone.
Ecco parte della programmazione per il mese di novembre dell’Organico scena artistica (Osa!): dopo il concerto di domenica, il prossimo appuntamento è per venerdì 16 novembre con lo spettacolo concerto “Isole: navigando dalla Sardegna alla Sicilia”, sempre alla Fabbrica di Losone (ore 20.30). Venerdì 23 novembre, spazio a “Lausch”, un concerto con Christian Zehnder e Barbara Schirmer che si terrà a Muralto, Sala Congressi (20.30). www.organicoscenaartistica.ch