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Due anni dopo, il Palio (‘E Siena trionfa immortale’)

17 contrade con rivalità vecchie di secoli, dieci cavalli estratti a sorte, teste che ruotano come girasoli: Piazza del Campo è tornata a ‘tremare’...

Giovanni ‘Tittia’ Atzeni, su Zio Frac, vincitore lo scorso 2 luglio
(Keystone)
11 luglio 2022
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Il Palio di Siena è sempre complicato ma quello del 2 luglio scorso lo è stato ancora di più. C’era da aspettarselo, considerando che era un Palio ‘speciale’. Si potrebbe obiettare che ogni Palio sia speciale, unico, anche se si tratta di una festa che si ripete due volte l’anno da circa otto secoli. Fino all’Ottocento, in realtà, si ripeteva più volte all’anno e anche in formati diversi da quello attuale, ma va tenuto presente che è almeno dal Diciassettesimo secolo che si svolge più o meno come oggi e questo i senesi che riempiono Piazza del Campo il 2 luglio e il 16 agosto lo sanno bene. Il Palio della Madonna di Provenzano del 2022, però, era un po’ più speciale degli altri perché era quello della ripartenza, dopo che Siena per non accettare compromessi con la pandemia ha preferito non farlo per due anni di seguito. Come ha detto un contradaiolo il giorno della Prova Generale, quella della vigilia, guardando la piazza piena di gente sotto un sole incandescente: "Il Palio è del popolo, non si potevano fare limitazioni". Certo era già capitato che il Palio si fermasse, per il terremoto del 1798, l’epidemia di Colera del 1855, per ragioni di ordine pubblico o la morte di un sovrano, per le Guerre d’Indipendenza e i Mondiali, ma era dal 1944 che non succedeva.


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D’archivio, dall’alto

Geopolitica del Palio

I giorni prima del Palio, Siena si trasforma. Da quando la terra (una miscela di tufo e sabbia) viene portata in piazza, circa una settimana prima, sempre la stessa terra conservata e riutilizzata ogni anno a simbolizzare il passato che ritorna, le contrade organizzano cenini mentre i capitani portano a termine le rispettive strategie paliesche.

Vengono selezionati i cavalli, che i proprietari offrono al Palio volontariamente, senza nessuna retribuzione, assegnati poi alle diverse contrade con un’estrazione a sorte. A quel punto la tensione inizia a salire: si formano le accoppiate fantini-cavallo, in base al complesso sistema di alleanze tra contrade, e alla qualità del cavallo toccato a ciascuna di esse, e nei tre giorni che precedono il Palio si svolgono delle Prove in piazza, una la mattina, una la sera.

Forse non tutti sanno che a Siena, per quanto piccolina e facilmente percorribile a piedi in una ventina di minuti da parte a parte, ci sono ben 17 contrade, quasi tutte con una rivalità "attiva" che ha origine magari in dispute vecchie di secoli (di quella tra Oca e Torre, una delle più sentite, ci sono testimonianze già nel 1671) ma che i contradaioli ereditano alla nascita. Anche se corrono solo in 10, tutte le contrade partecipano alla trama che determinerà l’esito del Palio e chi non corre, ovviamente, farà di tutto affinché la contrada rivale non vinca, stringendo accordi segreti di cui anche i contradaioli semplici sono all’oscuro e le strategie influiscono praticamente su ogni aspetto del Palio. A cominciare dalla scelta dei dieci cavalli da estrarre a sorte, svolta sul totale di quelli presentati dai proprietari, effettuata dai capitani.

Quest’anno, ad esempio, sono stati scelti otto cavalli esordienti, solo due cioè avevano già corso il Palio, una scelta definita come ‘prudente’. Diciamo, in estrema sintesi, che scegliere cavalli sconosciuti può offrire una scusa in caso di sconfitta ai capitani, che con un cavallo buono a disposizione, o addirittura un cavallo favorito, hanno maggiori responsabilità di fronte al popolo. Oltretutto, se non ci sono cavalli nettamente migliori degli altri si corre un rischio minore che una rivale finisca avvantaggiata.


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2 luglio 2022, l’attesa

Palio a eliminazione

Il fatto che ci fossero così tanti cavalli al loro primo Palio, però, può essere una delle ragioni che hanno portato al doppio infortunio capitato a Civetta e Istrice durante le prove. Quello della Civetta è caduto da solo, ferendosi su un fianco, la commissione veterinaria gli ha permesso di tornare a provare il giorno dopo ma lo ha poi scartato a sorpresa il giorno del Palio, forse per non escludere solo quello dell’Istrice, vittima invece di un incidente piuttosto senza senso. Cavalli senza esperienza, seppur abituati da addestramenti specifici, possono mostrarsi nervosi tra i canapi, le due corde che delimitano la zona di partenza, ed è quello che è successo più o meno durante tutte le prove. Nella Prova Generale il nervosismo era comprensibilmente ancora più alto e ha portato a una falsa partenza. Per qualche ragione però i fantini di Chiocciola e Istrice hanno ‘tirato’ i cavalli anche dopo lo scoppio del mortaretto che segnalava l’annullamento della partenza, arrivando veloci alla curva di San Martino, quella con un angolo di 95 gradi, leggermente in discesa, dove avvengono la maggior parte degli incidenti. L’Istrice ha stretto e la Chiocciola gli è andata addosso facendola scivolare.

Si è arrivati così al giorno del Palio con solo otto contrade, e sarebbe stato già strano. Ma il nervosismo non ha fatto che aumentare con l’ingresso, dopo tre anni dall’ultima volta, dei cavalli in piazza. La mossa, il sistema con cui il Palio comincia e che lascia i turisti confusi, è durata quasi un’ora. All’inizio per la reticenza del cavallo di rincorsa del Leocorno, quello che parte da dietro e che determina l’avvio della gara, a partire. Gli altri cavalli scalpitavano e hanno finito per forzare la partenza un paio di volte. Su una di queste, il cavallo del Leocorno si è ferito andando a sbattere contro il verrocchino, lo strumento cui è collegato il canape posteriore, niente di grave probabilmente ma con una ferita non si può correre.


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Zio Frac cavallo benedetto

Dieci piccoli indiani

Rimanevano così sette cavalli e per un attimo nessuno sapeva cosa sarebbe successo senza cavallo di rincorsa. Non ci sarebbe stato il tempo di rifare l’estrazione per l’ordine di partenza, erano le otto e un quarto e una leggera penombra aveva già avvolto Piazza del Campo. Non ce n’è stato bisogno, è bastato far scalare l’ultima, la Pantera, e far fare a lei la rincorsa. Ovviamente, però, sono cambiati tutti gli equilibri ed è stato necessario prendere nuovi accordi.

Essere di rincorsa è sconveniente, è più difficile vincere, ma porta con sé il potere di far cominciare il Palio quando conviene, quando una rivale è messa male, non è pronta, ad esempio. Per questo il fantino di rincorsa stringe patti (economici) anche con altri fantini, per favorirli o per sfavorirne uno che non si vuole far vincere. I fantini (che, va ricordato, cavalcano a pelo, cioè senza sella) fanno al tempo stesso gli interessi della contrada e quelli propri, agendo all’interno del loro sistema di relazioni in cui non tutti hanno lo stesso potere.

Il che non fa che complicare ulteriormente le cose e in questo caso ha portato a un’altra partenza forzata, con il cavallo del Bruco che ha rimbalzato sul canape anteriore, teso, piegandosi in avanti e scrollandosi di dosso il fantino, uscito poi in barella. In piazza i contradaioli del Bruco hanno iniziato ad agitarsi, qualcuno sosteneva di aver visto il fantino in piedi, pronto a tornare sul cavallo, che invece alla fine è stato portato via, lasciando solo sei contrade ancora in gara.

"Bisogna tornare al Mille e Seicento" hanno detto i commentatori delle tv locali, per ricordare un Palio corso da appena sei contrade. "A quando la partecipazione al Palio era volontaria e non sempre le contrade avevano i soldi. Allora si correva anche in cinque". C’era rammarico, certo, è come una festa che improvvisamente si svuota. Qualcuno ha parlato persino di Palio orribile, ma in fin dei conti anche questo significa far parte della storia: a quale altra esperienza si può dire di aver partecipato così eccezionale che per trovare un precedente bisogna risalire a cinque secoli fa?


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La falsa partenza del Bruco

Un Palio drammatico

Va da sé, che tutti questi avvenimenti non lasciano indifferenti i senesi che commentano, si disperano e offendono fantini e mossiere (il giudice che annulla o convalida la partenza, una figura scelta fuori da Siena e che subito dopo aver dato l’avvio della corsa viene scortato fuori dalla piazza e poi fuori dalla città senza neanche vederne la fine). Erano le otto e quaranta quando la corsa è partita e nelle strade che si diramano da Piazza del Campo si erano accese le luci dei lampioni, segno inequivocabile che sta arrivando la notte e con essa il rischio di rinviare il Palio al giorno dopo. Ormai della gioia della festa era rimasto poco, c’era soprattutto voglia di portare a termine la pratica.

Alla fine il mossiere ha dato per buona una partenza caotica quasi quanto quelle che erano state annullate. Il cavallo del Drago, montato dal fantino più vincente tra quelli in piazza, Giovanni Atzeni detto "Tittia", ha letto bene la partenza della Pantera schiacciando le altre quattro contrade contro lo steccato interno. Di fatto Pantera e Drago sono state le uniche due a partire in contemporanea: si erano messe d’accordo in modo da tagliare fuori le altre? Possibile, ma tanto non lo sapremo mai.

Quando i cavalli escono dai canapi, le due corde tese che delimitano la zona di partenza, si ha l’impressione che Piazza del Campo si metta a tremare. Il suono secco degli zoccoli cancella quello delle voci che li incitano e vicino agli steccati si può sentire lo spostamento d’aria generato dal passaggio dei cavalli. Mano a mano che continuano il giro della piazza, passando prima per la curva di San Martino, con un angolo di novantacinque gradi e leggermente in discesa, quella dove avviene la maggior parte degli incidenti, e poi per la curva del Casato, dove si entra in salita e che ha un angolo di novantadue gradi, le teste che riempiono la piazza ruotano come fosse un campo di girasoli.

Valdimontone e Chiocciola sono rimaste più indietro di tutte, mentre Torre e Lupa sono partite all’inseguimento di Pantera e Drago. Anche il fantino della Torre, Jonatan Bartoletti detto ‘Scompiglio’, era uno dei più vincenti e nei giorni precedenti al Palio aveva nascosto bene le qualità del suo cavallo, che taglia davanti alla Pantera al secondo San Martino e si fa subito dietro al Drago. Nel terzo giro sembra aver finito la benzina ma proprio prima dell’ultima curva – quella del Casato, con un angolo di 92 gradi, dove si arriva in salita — ‘Scompiglio’ affianca ‘Tittia’ e i due cavalli arrivano muso a muso. Il traguardo del Palio di Siena non è indicato da una linea in terra, non corrisponde alla partenza (è un paio di metri dopo) ed è in curva, il che significa che chi si trova all’esterno, come il Drago in questo caso, è leggermente avvantaggiato rispetto a chi si trova all’interno. Tre giudici posizionati su un palco dalla parte opposta, in corrispondenza di un’asticella di alluminio in linea con il bandierino che segna il traguardo, ben visibile da tutta la piazza, decretano il vincitore. Ma devono essere tutti e tre d’accordo. Se la corsa fosse durata un paio di metri in più, probabilmente avrebbe vinto la Torre, invece ha vinto il Drago. Negli ultimi diciotto secondi di gara ‘Tittia’ ha dato quindici nerbate al proprio cavallo per non farlo rallentare e, proprio al momento dell’arrivo, ha messo una mano sul muso di quello di "Scompiglio" per tenerlo dietro. Ha vinto così il suo terzo Palio consecutivo, l’ottavo in totale (anche se uno l’ha vinto da scosso, cioè lui era caduto e l’ha vinto il cavallo da solo).


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2 luglio 2022, la gara

Una festa autentica

"La cosa bella è che è vero", dice una signora che del Palio si interessa senza sentirsi parte in causa, non essendo di nessuna contrada. I contradaioli del Drago piangono dalla felicità e abbracciano il cavallo con ancora sopra ‘Tittia’, mentre altri contradaioli del Drago si arrampicano sui palchi al lato della piazza per prendersi il Palio vero e proprio, la stoffa dipinta ogni volta da un artista diverso, per portarlo nella chiesa di Santa Maria di Provenzano e ringraziare la Madonna. Il Palio, intendeva dire la signora, non è uno spettacolo per i turisti, né una semplice festa folcloristica, con i costumi rinascimentali e la corsa di cavalli. I turisti ci sono, moltissimi, tollerati a malapena dai senesi anche se fanno parte della festa da sempre (nel 1700 si è iniziato a correre in piazza anche il 16 agosto per prolungare le vacanze dei "forestieri"), ma non sono loro i custodi della tradizione. Non sono loro a far rivivere il Palio anno dopo anno, salvo epidemie e guerre.

Silvio Gigli, radiocronista che ha raccontato il Palio dal dopoguerra agli anni Settanta, era solito chiudere le sue trasmissioni piene di emotività e passione dicendo: "E Siena trionfa immortale". Una frase che ancora oggi risuona nelle teste dei contradaioli, quando un Palio è appena finito e si comincia già a pensare a quello successivo.