laR+ IL RICORDO

Tiziana Mona, l’addio di Franca Verda Hunziker

L’ex collega ha ricordato le tante battaglie della giornalista morta ieri

La notizia della morte di Tiziana Mona mi coglie con sorpresa e incredulità mentre sono all’estero. Mi è molto difficile parlarne ora a caldo in poche battute perché i ricordi in questi momenti sono come un fiume in piena.

Tiziana era arrivata al Telegiornale svizzero, allora centralizzato a Zurigo sotto la direzione di Dario Robbiani, qualche anno prima di me. Quando fui accolta in redazione nel 1974, Tiziana aveva già una posizione consolidata e con il suo carattere forte si faceva valere. Nel 1969 era diventata la prima donna ad accedere alla conduzione di un Tg a livello europeo, in un Paese, la Svizzera, che non aveva ancora concesso il voto alle donne!

Questo "record" segna in modo emblematico non solo la sua carriera di giornalista e di sindacalista in seno all’Ssm, il giovane Sindacato svizzero dei mass-media nato proprio in quegli anni, ma anche il suo impegno di femminista in favore della parità durato tutta una vita.

Dalla presidenza del sindacato passò poi nella stanza dei bottoni della Direzione generale della Ssr sotto Antonio Riva.

Da ricordare qui la sua passione per il cinema che la vide impegnata in prima fila nella nascita del "Pacte de l’audiovisuel", un passo decisivo della Ssr in favore di produzioni proprie e di coproduzioni in ambito del cinema svizzero.

Il mio ricordo personale è quello di una donna forte, solidale, appassionata del proprio lavoro e piena di iniziativa. Quando si metteva in testa qualcosa, Tiziana non mollava mai e aveva una tenacia fuori dal comune per coinvolgere e convincere chi osava accogliere un po’ tiepidamente le sue proposte.

Dopo la pensione si era trasferita in Leventina, nella casa di famiglia di suo marito Marco Mona ad Ambrì. Un marito, Marco, sempre discreto al suo fianco nelle battaglie e nel crescere i loro tre figli. Lei, originaria del Mendrisiotto, non smise però di battersi per le buone cause anche in favore della cultura: penso al suo impegno per rilanciare le attività al Dazio Grande con incontri e mostre di qualità; la sua assidua presenza a Chiasso Letteraria e al Film Festival di Locarno. La vedevamo spesso anche alle serate del Club Plinio Verda e spesso interveniva nei dibattiti con osservazioni qualche volta pungenti, ma sempre puntuali. In tutto quel che faceva ci metteva l’anima e non si risparmiava, nonostante i diversi problemi di salute.

Voglio qui ricordare ancora la sua ultima battaglia combattuta, lo posso testimoniare, fino alle lacrime: Tiziana è la prima firmataria dell’appello a favore del Museo di storia naturale a Faido che ha raccolto più di quattromila firme da tutto il cantone. Nemmeno dopo la sconfitta con l’attribuzione del Museo a Locarno, si arrese: scrisse una lettera aperta al Consiglio di Stato per denunciare quello che aveva vissuto come un’ingiustizia verso le popolazioni delle valli considerate, tuona, "Figli di un Dio minore" ai quali vanno sempre solo le briciole. Cito a memoria, perché questa ultima sfida l’aveva segnata nel profondo e aveva trasformato una sconfitta in una nuova opportunità per la valle che alla fine non otterrà il museo, ma, grazie alla pugnacia di Tiziana, un masterplan per un vero e proprio rilancio.

Ho voluto ricordare questa sua ultima battaglia, perché racconta di quale pasta fosse fatta Tiziana: non facile, per molti scomoda, ma capace di slanci di grande generosità quando si trattava di spendersi per un progetto che le stava a cuore. Perdere per Tiziana non era un’eventualità da prendere in considerazione. La sua tenacia è stata d’esempio per molte donne.

L’ultima battaglia, purtroppo, era proprio ad armi impari.

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