Sono le nuove strategie pubblicitarie da social studiate dalla vallesana Promotion Santé Valais, preoccupata per il rapporto con gli 'influencer' di pari età.
Le nuove strategie pubblicitarie sui social network incoraggiano i bambini a mangiare prodotti industriali zuccherati. Tali abitudini incideranno anche sulla loro vita adulta, mette in guardia Promotion Santé Valais, calatasi di uno studio inedito sul tema a livello svizzero. Un nuovo concetto di marketing rivolto ai bambini su YouTube è cresciuto a vista d'occhio negli ultimi anni, ha spiegato l'associazione vallesana di riferimento in materia di prevenzione, di promozione della salute e della terapia polmonare. Questo fenomeno, denominato ‘kids unboxing’, mette in scena giovanissimi ‘influencer’ che spiattellano, utilizzano e presentano prodotti ricevuti da varie industrie, tra cui quella alimentare. Preoccupata da queste nuove strategie pubblicitarie, Promotion santé Valais ha commissionato all'Alta scuola di gestione (Heg) dell'Arco giurassiano - Neuchâtel uno studio di neuromarketing su 90 bambini, in maggioranza vallesani, di età compresa tra i 4 e i 13 anni. L'obiettivo era quello di individuare i meccanismi neuronali e le zone cerebrali utilizzate o no dai piccoli consumatori di fronte a un video, per comprenderne i comportamenti che ne derivano.
Prima constatazione: "tali video non sono percepiti dai bambini come pubblicità, mentre sanno fare la differenza quando queste appaiono su manifesti o alla tv, ovvero in luoghi segnalati", indica Julien Intartaglia, decano dell'Istituto della comunicazione e del marketing presso l'Heg e autore dello studio. I bambini sviluppano persino un legame affettivo con gli influencer della loro età e il marchio fa allora tranquillamente il suo ingresso nell'universo dei giovani consumatori a lungo termine. Si ritiene infatti che "la metà dei marchi che si consuma da bambino farà in seguito parte della nostra vita adulta", ha rilevato il ricercatore.
Uno studio ha dimostrato che "il 95% del nostro apprendimento nell'ambito dei consumi è inconscio", ha spiegato Intartaglia. L'impatto di questa "pubblicità clandestina accolta senza filtri o scetticismo" è quindi ancor più forte. Affinché i bambini possano prendere coscienza di tali elementi, il ricercatore raccomanda l'attuazione di un programma di sensibilizzazione a questo marketing molto più insidioso presso gli allievi dal primo al decimo anno scolastico Harmos.
Seconda constatazione: il tasso di attenzione dei bambini più giovani (dai 4 ai 6 anni) verso i prodotti alimentari zuccherati è particolarmente elevato. "Abbiamo potuto constatarlo misurando il movimento degli occhi dei partecipanti grazie a speciali occhiali e un casco che misura l'attività emozionale del cervello", ha precisato ancora Julien Intertaglia. L'indagine ha pure rilevato che l'esposizione a questi video non influenza direttamente la scelta del prodotto, ma suscita la voglia di mangiare e, per giunta, alimenti a base di zucchero. L'analisi dell'attività cerebrale del bambino davanti a un video del tipo ‘kids unboxing’ ha dimostrato come questa sia assimilabile a un'attività di relax e di divertimento. Sapendo che la memoria si ricorda di questa sensazione piacevole, "si corre il rischio che, una volta adulto, il giovane si sia abituato a mangiare dolciumi quando ha fame", riassume Intartaglia. Il ricercatore ricorda come le abitudini alimentari si creino sin dalla più giovane età e costituiscano una vera e propria sfida per la sanità pubblica.