Francesco 'benedice' le unioni civili tra persone omosessuali. Il mondo LGBT esulta. Mons. Lazzeri: 'Bergoglio è nella tradizione'
“Gli omosessuali hanno il diritto di far parte di una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia”. È quanto afferma Papa Francesco nel documentario che porta il suo nome, presentato al Festival di Roma. “Quello che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. In questo modo (gli omosessuali, ndr) sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”, dice il pontefice. Apriti cielo. Le parole di Papa Francesco, due giorni dopo, ancora dividono: il Vaticano non commenta, gli ecclesiastici parlano di confusione, errore, scandalo; i tradizionalisti twittano foto di Piazza San Pietro firmate #SodomaEGomorra e c’è chi si chiede – preso atto che le parole contenute nel documentario sono vecchie di un anno – quanto altro abbia detto Papa Francesco che ancora non sappiamo (come chi ha uno zio pazzo che combina guai, o come Andromeda che la guardiamo e potrebbe non esserci più).
Tra i membri del coordinamento di Imbarco Immediato (Associazione LGBT ticinese) e di Gender Freedom, giovane gruppo nato per dare risposte al mondo transessuale, c’è Federico De Angelis, parte di un team che include persone che hanno vissuto il percorso di riallineamento di genere e che mettono la propria esperienza al servizio di chi, invece, sta per affrontarlo. È da lui che iniziamo a raccogliere reazioni. «Anche all’interno della comunità LGBT – commenta De Angelis – ci sono molti credenti. Le parole di un Papa che evidenzia in modo netto un’apertura nei confronti delle unioni civili sono importanti per ogni singola persona prima che per la comunità tutta. È un sentirsi accettato dal punto di vista spirituale e religioso». E nel momento in cui nel Parlamento svizzero si parla di matrimonio, «il Papa non parla solo di unioni civili ma anche di famiglia, un concetto importante per quello che rappresentano le famiglie arcobaleno all’interno della comunità LGBT». Un concetto che potrebbe accelerare cambiamenti che avvengono «a piccoli passi, comunque importanti. Già l’unione domestica registrata lo è per le famiglie arcobaleno, aggiungo la semplificazione del cambiamento del documento d’identità per le persone transessuali, l’importanza delle piccole cose e ogni passo in avanti porta al miglioramento della condizione di chi fatica a vivere il proprio orientamento sessuale liberamente. E una dichiarazione così forte è un potente atto di legittimazione in questo senso».
Elisabetta Tisi: 'Ognuno vede a seconda degli occhiali che porta' (foto: facebook official)
«Dio ti ha creato gay e va bene. Gay va bene». Detto in rima: «Gay è ok. Quale altro Papa ha parlato così?». Elisabetta Tisi è la prima donna ordinata sacerdote in Ticino. Nello specifico, sacerdote della Chiesa cattolica cristiana, sorta in Svizzera nel 1875 dalla protesta contro i dogmi espressi dal Concilio Vaticano I. «Sto seguendo in rete le reazioni. Vedo una lunga fila di pompieri a minimizzare le parole di Papa Francesco, sostenendo che non abbia detto niente di nuovo. Ma ognuno vede a seconda degli occhiali che porta». Spiegato con i cartoni animati: «Ha presente Mister Magoo? (ricco pensionato, basso, calvo e molto miope, ndr) Ecco, le cose cambiano davanti ai nostri occhi e qualcuno ritiene si possano vedere con lo stesso paio di occhiali. Dicono che Papa Francesco non ha detto niente di nuovo mentre in realtà Francesco è il primo Papa che dice di essersi battuto per le unioni civili, è il primo Papa a riconoscere che i diritti civili possono essere difformi dai diritti religiosi. E questa è una grande novità». Fuori la bufera imperversa, «ma non si tornerà indietro. A livello civile, mi auguro solo si abbassino i toni, e che in Svizzera non ci siano troppe polemiche per la ratificazione della legge sul matrimonio omosessuale, che la Chiesa non sarebbe obbligata a riconoscere sacralmente. E mi auguro anche che in Italia si possa finalmente avere una legge contro l’omotransfobia».
'Ritengo che le persone oneste e intelligenti sapranno leggere correttamente le parole del Papa e non farne slogan a proprio uso e consumo' (Ti-Press)
Sulle parole di Papa Francesco interviene anche mons. Valerio Lazzeri, Vescovo di Lugano.
Mons. Lazzeri, le chiedo di commentare un virgolettato di Papa Francesco: “Gli omosessuali hanno il diritto di far parte di una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia”.
Non sono in grado di dire a quale domanda precisa rispondano queste parole del Papa. Ogni essere umano ha di per sé il diritto di non essere escluso dalla famiglia e, quindi, di farne parte. In quanto “figli di Dio” tutti hanno diritto di appartenere a una famiglia. Non mi pare che da queste parole, tolte dal loro contesto, si possa dedurre che venga meno la visione cristiana della famiglia come unione tra un uomo e una donna in vista della generazione di figli e figlie.
Cosa cambia ora rispetto alla posizione della Conferenza dei Vescovi svizzeri, contraria nel 2005 al partenariato registrato delle coppie omosessuali? L’unione registrata è ancora un pericolo per la famiglia?
Penso che le persone che, indipendentemente dal loro orientamento, scelgono di stabilire fra di loro una comunione di vita stabile, debbano poter ricorrere a un istituto giuridico che ne salvaguardi i diritti fondamentali. Non mi sembra che questo debba implicare per forza l’uso di termini specifici come famiglia e matrimonio.
Una parte dell’establishment ecclesiastico critica da tempo, anche palesemente, le posizioni di Papa Francesco, in totale opposizione con la dottrina del papa emerito Joseph Ratzinger. Lei come giudica l’operato di Papa Francesco in questi anni?
Per risponderle con una battuta, mi verrebbe da dirle: “Chi sono io per giudicare?”. Credo che il ministero del Vescovo di Roma, successore di San Pietro, sia un carico enormemente gravoso e complesso per chiunque. Non ho dubbi sul fatto che Papa Francesco lo stia portando avanti con generosità e nella fedeltà assoluta alla missione ricevuta, mettendo a frutto tutte le risorse del ricco bagaglio umano, spirituale ed ecclesiale che gli è proprio, come gesuita e come uomo proveniente da un preciso ambiente culturale e sociale. Il linguaggio e l’approccio a tante questioni è cambiato. Non sono d’accordo, però, con chi rileva stravolgimenti della tradizione o rotture radicali rispetto al passato. La roccia su cui è fondata la Chiesa rimane Gesù morto e risorto, e Pietro, anche attraverso Francesco, continua a riconoscerlo come Cristo, il Figlio di Dio.
Teme che questa ulteriore apertura possa aprire a sua volta a posizioni nuove in ambito di adozione, matrimonio?
Ritengo che le persone oneste e intelligenti sapranno leggere correttamente le parole del Papa e non farne slogan a proprio uso e consumo. Esse non sono da estrapolare dal contesto particolare in cui sono state proferite e, soprattutto, vanno inserite nel pensiero complessivo di chi le ha pronunciate. Papa Francesco finora non ha mai voluto esplicitamente scostarsi dal nucleo essenziale dell’insegnamento della Chiesa in questo ambito.
Nel suo caso specifico, benedirebbe l’unione civile di una coppia omosessuale?
La Chiesa Cattolica prevede la benedizione nuziale solo per le coppie formate da un uomo e da una donna, che si uniscono in matrimonio con lo scopo di avere figli e di formare una famiglia. Per il resto, ci sono modalità diverse per esprimere la vicinanza della Chiesa alle persone che scelgono altre forme di convivenza.
Francesca Vecchioni: 'Non esiste quello ‘giusto’ e quello ‘sbagliato’, e Papa Francesco ci dice proprio questo' (foto: facebook official)
Francesca Vecchioni, cognome noto a queste latitudini anche per lo chansonnier, attivista LGBT, una compagna (ora ex) e due gemelline che in Italia non fecero meno notizia di Papa Francesco. Un libro fresco di stampa – ‘Pregiudizi inconsapevoli’ (Mondadori) – che molto ha a che fare con altre parole di Papa Francesco («Chi sono io per giudicare, una frase eccezionale»), e con ciò di cui parliamo. Vecchioni ci chiede di risentire il virgolettato di Bergoglio. E poi commenta così: «Trovo la prima parte della frase molto particolare. In fondo, chi definisce la famiglia? Papa Francesco dice “diritto a una famiglia”, quindi sta interpretando il tema dal punto di vista legislativo. La famiglia, in fondo, esiste di per sé indipendentemente dalla legge e il Papa prende una posizione forte in questo senso, cioè parla del diritto di avere una famiglia. Dice che quelle famiglie esistono, ci sono e devono essere comprese nel diritto. È un passaggio epocale».
Nel descrivere il giorno del parto, e il divieto mostrato all’ex-compagna di assistervi, situazione risolta grazie all’arrivo del ginecologo, questo diceva al Corriere della Sera Francesca Vecchioni più o meno un anno fa: “Funziona così, puoi buttare giù la porta, ma qualcuno ti deve aiutare a restare dentro”. Che trasportato a Papa Francesco diventa: «Lui sta buttando giù la porta. Siamo noi a doverlo aiutare a restare dentro, noi, i fedeli e anche chi si è allontanato dalla fede perché quella porta era chiusa». Noi e i giovani, «generazione accusata di essere dipendente dal web, ma che forse anche dalla facilità di potersi informare ora è anche più consapevole di noi adulti. Il fenomeno Greta, in questo senso, non è indifferente». Vecchioni benedice chi oggi nelle scuole riesce a dichiarare il proprio orientamento e se ne frega di chi giudica. «Perché c’è sempre la fazione che ha paura, che ha bisogno di rassicurazioni sul fatto di essere ‘giusto’ e non ‘sbagliato’. Ma non esiste quello ‘giusto’ e quello ‘sbagliato’, e Papa Francesco ci dice proprio questo».
Vladimir Luxuria: 'Quelle parole non le sta dicendo il presidente dell’Arcigay, le sta dicendo il Papa a tutti i fedeli' (foto: facebook official)
Così twittò Vladimir Luxuria: “Le parole di #PapaFrancesco sulle #unionicivili aprono le porte della Chiesa, sono un ponte di dialogo, sono un gesto di coraggio, di comprensione, di inclusione e di amore. Esistono ancora Uomini capaci di fare rivoluzioni umane”. «Sì, perché delle parole di Papa Francesco bisogna considerare il contesto» spiega a laRegione l’attivista, scrittrice, personaggio televisivo e prima persona transgender a essere eletta al parlamento di uno Stato europeo. «Quelle parole non le sta dicendo il presidente dell’Arcigay, le sta dicendo il Papa a tutti i fedeli, ai credenti che sono sparsi nel mondo. Penso soltanto alla Polonia, nazione fortemente cattolica dove persiste una grande resistenza a fare una legge sui diritti civili». E quel “Figli di Dio” è «un grande segnale d’incoraggiamento per chi ancora vive con inquietudine il proprio essere gay, lesbica o trans, e insieme cattolico». Parole che sono «un segnale di apertura affinché tutti abbiano garantito il diritto alla fede e che l’orientamento e l’identità di genere non debbano mai essere considerati ostativi per credere. Tra l’altro, Papa Francesco risponde a una lettera di un papà di una famiglia arcobaleno, atto quindi ancora più coraggioso».
‘Vladi’ cita un’intervista di Papa Francesco a Repubblica: «Disse al giornalista che a volte non si sentiva libero di andarsi a mangiare una pizza da solo a Roma. Io penso che la metafora di questo discorso è che persino il Papa, uno degli uomini più potenti del mondo, non può dire o comportarsi come vorrebbe. Deve tener conto dei vescovi, della Cei, dell’ala più conservatrice. Questa spinta in avanti è sicuramente un segnale che ci fa ben sperare». E la speranza si chiama, per esempio, legge sull’omotransfobia, che la Svizzera ha e l’Italia non ancora: «Verrà discussa presto, pandemia permettendo. Quello sarà un segnale importante e credo che le parole del Papa potranno facilitare questo percorso. La strada è in salita, lunga e piena di curve. Ma almeno è stata imboccata».