Virus e batteri sono più facilitati a spostarsi dagli animali alle persone. Vari focolai negli Usa sono riconducibili a roditori, rettili, furetti e altri
Dai rettili ai furetti, il contatto con animali domestici non tradizionali "aumenta il rischio di esposizione a virus e batteri che si diffondono tra animali e persone".
A mettere in guardia è l’Associazione nazionale dei veterinari di sanità pubblica dello Stato di Washington che, insieme ai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Centers for disease control and prevention, Cdc), fornisce raccomandazioni in un numero speciale della rivista "Vector-Borne e Zoonotic Diseases" e chiede linee guida.
I dati mostrano che tre grandi gruppi di animali sono stati associati a focolai di malattie zoonotiche negli esseri umani: roditori, pollame da cortile e rettili. Ma anche mammiferi non roditori, come ricci e furetti, anfibi e altre specie acquatiche.
Il compendio fornisce un riepilogo dei focolai identificati negli Stati Uniti e raccomandazioni per la prevenzione, sottolineando come "gli animali possono apparire sani mentre trasportano virus e batteri, mettendo a rischio i proprietari e non solo". La maggior parte degli agenti patogeni, infatti, non causano malattie nell’animale ospite".
"Questo numero, pubblicato in un momento di accresciuta consapevolezza pubblica sul vaiolo delle scimmie, fornisce informazioni sui patogeni zoonotici associati a molte specie di animali domestici non tradizionali ed è una risorsa globale per l’industria, i proprietari, veterinari, medici, ricercatori e molti altri", afferma Stephen Higgs, direttore del Biosecurity Research Institute della Kansas State University.
"Sono urgentemente necessarie linee guida sulla prevenzione delle malattie zoonotiche, causate da agenti patogeni che si diffondono tra animali e persone", conclude Kate Varela, ricercatrice dei Cdc.