Un rapporto preliminare indica l’utilità di vaccinare i più giovani. Ma la priorità rimane proteggere soggetti fragili. E un’equa distribuzione globale
Sono diversi i vaccini anti-Covid autorizzati per l’impiego in età pediatrica, e ancora di più in fase di sperimentazione. Dal momento che la malattia si presenta perlopiù in forma lieve nei giovani, l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato un rapporto provvisorio sulla vaccinazione di bambini e adolescenti: il rapporto costi/benefici è positivo, ma le priorità rimangono i soggetti fragili e la distribuzione globale.
Complessivamente i minori di 25 anni rappresentano meno dello 0,5% delle vittime di Covid, anche se questi dati provengono soprattutto da Paesi ricchi e, scrive l’Oms nel rapporto, una revisione sistematica sembra indicare un impatto maggiore nei Paesi a basso reddito. Bisogna inoltre considerare il cosiddetto Long Covid, sul quale però vi sono ancora pochi dati, e i fattori di rischio come obesità, diabete, asma e altre malattie. Dai dati disponibili l’efficacia è paragonabile o superiore a quella negli adulti e i rari casi di miocarditi segnalati dopo la seconda dose nei maschi tra i 16 e i 24 anni sono meno gravi di quelli che si possono verificare dopo l’infezione da coronavirus. Nel complesso, scrive l’Oms, il rapporto costi-benefici è a favore dei vaccini in tutte le fasce d’età. Vi sono poi i benefici indiretti: vaccinare bambini e adolescenti potrebbe ridurre la diffusione e i contagi tra la popolazione adulta (ma questa protezione sembra essere minore con le nuove varianti più contagiose) e garantire una maggiore continuità scolastica, riducendo quarantene e contagi.
Ma c’è un ma: per quanto efficace, la vaccinazione dei giovani che non presentano fattori di rischio rimane meno urgente della vaccinazione – eventualmente con le dosi di richiamo – di anziani, soggetti fragili e personale sanitario. Anche per garantire la continuità scolastica potrebbe convenire puntare sulla vaccinazione di docenti e altri adulti in contatto con i ragazzi. Nel suo documento l’Oms sottolinea anche l’importanza di un’equa distribuzione globale dei vaccini: “Finché in molte parti vi saranno forti carenze di vaccino, i Paesi che hanno raggiunto un’alta copertura vaccinale nelle loro popolazioni ad alto rischio dovrebbero dare priorità alla condivisione dei vaccini prima di procedere alla vaccinazione di bambini e adolescenti”. L’obiettivo dell’Oms è di vaccinare almeno il 40% della popolazione mondiale entro la fine dell’anno e il 70% entro la metà del 2022. Obiettivi ancora lontani dall’essere raggiunti.