Scienze

La via open access dell’Università della Svizzera italiana

L’Usi si è dotata di linee guida per le pubblicazioni scientifiche ad accesso libero. Intanto la biblioteca universitaria esce dal sistema cantonale

Il campus Usi con, sulla sinistra, la biblioteca (Archivio Ti-Press)
12 dicembre 2020
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Una ricerca sempre più aperta: cresce l’interesse verso l’open access, l’accesso libero agli articoli scientifici, con università e altri enti di ricerca che si dotano di regolamenti per favorire questo tipo di pubblicazioni. E anche riviste “ad accesso chiuso”, come la prestigiosa ‘Nature’ i cui articoli sono normalmente accessibili solo a pagamento, si dotano di sezioni open access.

In concreto, pubblicare in open access significa che l’articolo è liberamente accessibile fin dall’inizio a chiunque attraverso il web: ai cittadini comuni e alle università stesse che non devono pagare costosi abbonamenti, il cui peso economico è aumentato nel tempo assorbendo una parte importante del budget delle biblioteche universitarie. Il sistema tradizionale, “chiuso”, prevede invece che i risultati della ricerca siano pubblicati in riviste a pagamento; negli ultimi anni si è sviluppata anche una terza via, ibrida, che permette la pubblicazione ad accesso aperto di singoli articoli, previo ulteriore pagamento, di norma da parte dell’autore. La novità dell’accesso aperto consiste nel fatto che la pubblicazione dei risultati della ricerca richiede ancora un versamento, che va però a favore dell’intera comunità.

L’Usi, l’Università della Svizzera italiana, si è recentemente dotata di linee guida per l’open access. «Più che un cambiamento è un adattamento alle posizioni assunte dalle università svizzere» ci spiega Davide Dosi, direttore della Biblioteca universitaria Lugano. Le linee guida, infatti, «rientrano nella strategia di swissuniversities sull’accesso aperto alla ricerca: è seguendo le indicazioni elaborate all’interno dell’associazione mantello delle università svizzere che siamo arrivati alle nostre linee guida, che costituiscono una buona “via di mezzo” tra i vari approcci, dai più rigidi a quelli più leggeri».

Qual è quindi il contenuto di queste linee guida? «L’obiettivo è fornire un quadro di riferimento a chi lavora all’Università della Svizzera italiana: il tema è complesso ma un primo punto è che gli autori di studi o ricerche dell’università devono depositare in un archivio istituzionale una copia delle loro pubblicazioni». L’archivio è accessibile anche dall’esterno e si tratta di un obbligo che riguarda tutte le pubblicazioni, anche quelle nelle riviste ad accesso chiuso: «Per fare questo bisogna tenere in considerazione i vincoli contrattuali con le case editrici: se l’editore stabilisce un periodo di embargo, ad esempio sei mesi o un anno dopo la pubblicazione, allora nell’archivio si potranno reperire solo i metadati dell’articolo, come il titolo e il nome dell’autore e della rivista, ma il testo completo non sarà accessibile fino allo scadere dell’embargo».

Le linee guida prevedono poi la raccomandazione di preferire riviste ad accesso libero. «È un invito a scegliere quelle riviste che pubblicano direttamente in open access: per fare questo l’Università, come anche il Fondo nazionale per la ricerca scientifica, sostiene le spese di pubblicazione». Percorrendo questa strada – chiamata ‘gold road’ – «si paga la rivista che mette a disposizione le infrastrutture e la revisione, ma la pubblicazione è immediatamente disponibile senza embarghi o limitazioni» conclude Dosi.

Via che al momento all’Usi rimane facoltativa. Il numero di riviste open access è in aumento e alcune di esse hanno un alto Impact factor, un valore che ne indica l’importanza accademica; tuttavia per la carriera di un ricercatore può essere preferibile inviare il proprio lavoro a una rivista “tradizionale”, a pagamento. «Cambia molto a seconda delle discipline: ognuna ha le sue riviste di riferimento e chiaramente si cerca di pubblicare prima su quelle, perché le alternative open access non sono ancora allo stesso livello». La via scelta dall’Usi «lascia quindi al ricercatore la libertà di scegliere dove pubblicare il proprio lavoro, con l’obbligo di deposito in un repository istituzionale che salvaguardia l’istituzione che finanzia la ricerca». I due sistemi dovranno insomma convivere e per le università occorrerà continuare ad abbonarsi alle riviste a pagamento. Anche su questo fronte, aggiunge Dosi, ci sono delle novità. «swissuniversities sta contrattando degli accordi nazionali con le principali case editrici scientifiche, accordi che coprono sia l’accesso alle riviste, sia la pubblicazione da parte dei propri affiliati». Accordi del genere sono già stati conclusi con Elsevier e Springer Nature, mentre con Wiley non si è ancora giunti a una soluzione accettabile per entrambe le parti.

Dal Sistema bibliotecario ticinese a swisscovery

Nei giorni scorsi è stato ultimato il trasferimento dei cataloghi della Biblioteca universitaria di Lugano e della Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio su swisscovery, la nuova piattaforma nazionale che riunisce 470 biblioteche universitarie e scientifiche in tutta la Svizzera.

Con questo passaggio le biblioteche dell’Usi escono dal catalogo del Sistema bibliotecario ticinese (Sbt), con cui comunque si continuerà a collaborare. In poche parole, da adesso consultando il catalogo Sbt non sarà dunque più possibile trovare le risorse disponibili nelle biblioteche universitarie e viceversa. “È una decisione sofferta, che abbiamo dovuto prendere per poter fare parte di una piattaforma che riunisce la gran parte delle biblioteche universitarie e scientifiche svizzere” ha affermato Davide Dosi.

Questo trasloco virtuale si sovrappone, per la Biblioteca dell’Accademia, con un trasloco fisico nella nuova sede a Palazzo Turconi, sempre all’interno del campus di Mendrisio. La biblioteca rimarrà temporaneamente chiusa e i servizi saranno sospesi fino al 31 gennaio 2021. Come spiega Angela Windholz, responsabile della Biblioteca, “il Palazzo Turconi rinnovato sarà di nuovo un luogo per tutta la comunità non solo accademica ospitando una Bibliothèque d'Art et d'Archéologie per il Ticino. La nuova sistemazione consentirà in particolare di dispiegare a scaffale aperto il nostro intero repertorio di volumi".