Realizzati in laboratorio a Trento dei cervelli in miniatura: serviranno ai ricercatori per trovare nuove terapie
Sono bianchi e hanno la forma di sfere irregolari, dalle dimensioni di una piccola arachide, i primi cervelli in miniatura ottenuti in laboratorio per simulare i tumori cerebrali dei bambini e mettere a punto nuove terapie. Pubblicato sulla rivista Nature Communications, il risultato è stato ottenuto in Italia, sotto la guida di Luca Tiberi, dell'università di Trento e il sostegno di Finanziata dalla fondazione Armenise-Harvard, Associazione per la ricerca sul cancro (Airc) e Fondazione Caritro. La tecnica permette di produrre mini cervelli su larga scala, un elemento importante per testare molecole e identificare nuovi farmaci per combattere il tumore al cervello.
La creazione di organoidi, bozze di organi, per i "tumori cerebrali è molto difficile" ha detto all'agenzia di stampa italiana ANSA Tiberi, che nel 2016 è riuscito a ritornare in Italia, dopo otto anni passati a Bruxelles, grazie alla fondazione Armenise-Harvard, che ha finanziato l'apertura del suo laboratorio all'Unitrento. "Richiede specifiche capacità scientifiche e tecniche che - ha aggiunto - il dipartimento Cibio è riuscito ad attrarre e sviluppare nei suoi laboratori". Inoltre, ancora nessuno è riuscito a ottenere un organoide del tumore maligno del cervello più comune nei bambini, il medulloblastoma, da cellule di pazienti "perché le sue cellule una volta prelevate non sopravvivono in vitro".
Per ottenere bozze di cervello in grado di simulare la malattia il gruppo di ricerca ha sviluppato una nuova strategia. "Siamo partiti da cellule non tumorali, prelevate da pelle e sangue di donatori sani, e - ha spiegato - le abbiamo fatte tornare allo stadio di staminali pluripotenti indotte, grazie alla tecnica sviluppata dal Premio Nobel Yamanaka dell'università di Kyoto". In pratica i ricercatori le hanno fatte tornare indietro nel tempo con i quattro fattori di crescita di Yamananka e poi con altri fattori di crescita "le abbiamo indotte a diventare organoidi di cervello che contengono progenitori dei neuroni, neuroni, cellule della Glia, con una struttura 3D simile a quella del cervello ma semplificata".
Tuttavia, sottolinea, "non è questa la novità: noi per la prima volta siamo riusciti a far ammalare gli organoidi", ottenendo il primo modello per studiare il medulloblastoma. I ricercatori ci sono riusciti inserendo nel Dna delle cellule i due geni responsabili del tumore, Otx2 e c-Myc, con una tecnica simile alla Crispr che taglia il Dna, incolla i geni, e infine chiude il Dna. In questo modo i ricercatori sono riusciti a ottenere centinaia di organoidi che "ci hanno dato l'opportunità di comprendere alcuni dei meccanismi genetici responsabili dell'insorgenza e dello sviluppo dei tumori cerebrali". In particolare, lo studio ha confermato il ruolo chiave dei due geni Otx2 e c-Myc, nello sviluppo della malattia, e si sta studiando l'efficacia di alcune opzioni terapeutiche basate su un farmaco già esistente. La ricerca ha coinvolto anche università Sapienza di Roma, Ospedale pediatrico Bambino Gesù e l'Irccs Neuromed-Istituto neurologico mediterraneo di Pozzilli (Isernia).