L'APPROFONDIMENTO

'Allo Iosi, avremo l'eccellenza per i tumori alla prostata'

La nuova direttrice dell'Istituto oncologico della Svizzera italiana spiega le sue priorità: 'Faremo ricerca eccellente anche in questo campo'

16 gennaio 2020
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È donna, docente universitaria, appassionata ricercatrice – cresciuta a ‘pane e scienza’ essendo figlia di due chimici, entrambi ricercatori – definita un ‘key opinion leader’, ossia un punto di riferimento a livello internazionale nel campo del tumore della prostata e nelle patologie maligne genito-urinarie. La dottoressa Silke Gillessen Sommer da qualche settimana dirige l’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi). Incontriamo il nuovo primario di oncologia medica dell’Eoc, nel suo ufficio a Bellinzona. Arriva in un momento esaltante (vedi box). Una innovativa terapia contro i linfomi, disponibile a livello mondiale in centri di alta specialità, è appena stata eseguita allo Iosi nell’ambito di uno studio clinico e a breve verrà implementata dall’Istituto nella pratica clinica standard. «Alcuni pazienti hanno timori a partecipare a studi clinici su nuove terapie oncologiche e lo rispetto, ma oggi la possibilità che la cura nell’ambito di uno studio clinico funzioni è decisamente più alta», spiega.

Terapie con cellule Car-T, immunoterapia... quale direzione darà alla ricerca? 

Ho fatto ricerca al Dana-Farber Cancer Institute di Boston in ambito immunologico, cercavamo un vaccino e un modo per stimolare il sistema immunitario del paziente a combattere il tumore. Alcuni tipi di cancro si sviluppano perché il nostro sistema immunitario non riconosce le cellule maligne e non le elimina appena si sviluppano. Fare ricerca sulle terapie immunitarie è il futuro. Sarà una stretta collaborazione tra Istituto oncologico di ricerca (Ior), Istituto di ricerca in biomedicina (Irb) e l’Università della Svizzera italiana (Usi).

Quali la sue priorità allo Iosi? 

Creare un centro di eccellenza anche nel campo del tumore della prostata e nelle patologie maligne genito-urinarie. Sono le più diffuse dopo il cancro alla mammella. Faremo ricerca eccellente anche in questo ambito. Come direttrice medico e scientifica sosterrò lo sviluppo delle 4 cliniche esistenti (oncologia, ematologia, radio-oncologia e cure palliative) per poter offrire ai pazienti un percorso terapeutico completo e di qualità, favorendo la collaborazione interdisciplinare tra i vari colleghi dello Iosi e con altri Istituti sia dell’Eoc sia esterni. Anche i Centri oncologici specialistici per organo (prostata, mammella, polmone, cervello ed in futuro altri ancora) verranno migliorati e potenziati per garantire la specializzazione e la personalizzazione delle cure al paziente

Lo Iosi è all’avanguardia soprattutto per i linfomi, come dimostra la recente cura innovativa. Resterà così?

Abbiamo già un team specializzato, dovremo investire sui giovani che scelgono di formarsi sui linfomi. Il prof. Michele Ghielmini comunque seguirà ancora pazienti allo Iosi.

Dall’Università di Manchester allo Iosi, perché il Ticino? 

Avevo molte proposte, ma ho scelto lo Iosi perché ha una ottima reputazione, inoltre è uno dei pochi istituti oncologici dove si può seguire il paziente dalla diagnosi alle cure fino, in alcuni casi, alle cure palliative. È un approccio unitario che permette di offrire il miglior trattamento in un contesto quasi familiare.

Come pensa di relazionarsi con l’oncologia del privato?

Puntiamo ad una ottima collaborazione sia coi medici di famiglia, sia con l’oncologia privata. Anche i pazienti in cura da oncologi privati possono beneficiare dei protocolli di ricerca disponibili allo Iosi. Servono molti professionisti. Le terapie sono sempre più efficaci, i pazienti fortunatamente vivono più a lungo. Inoltre la popolazione invecchia e il tumore è una malattia più frequente negli anziani.

I medici dello Iosi vanno spesso all’estero ad aggiornarsi. C’è un certo viavai. Per il paziente, ciò significa cambiare curante durante la terapia. A tanti non piace.

Gli specializzandi non crescono se non si formano in Svizzera o all’estero. Quando rientrano allo Iosi portano input nuovi, così le cure migliorano. In realtà assegnamo ad ogni paziente un medico ‘senior’ che è in sede e supervisiona l’intero percorso di cura, affidato ad un assistente, che nel tempo può anche cambiare. Almeno una figura di riferimento è fissa.

La terapia innovativa allo Iosi: la cura che batte i linfomi più cattivi. ‘Previsto un altro trattamento’ 

Un linfoma aggressivo, che non rispondeva né alla chemioterapia, né all’immunoterapia di prima linea, è stato ‘battuto’ allo Iosi grazie al nuovo trattamento con cellule Car-T. Il paziente (un uomo di mezza età) era inserito in uno studio clinico. Per spiegarla in modo semplice, i linfociti T del malato (quelli che dovrebbero occuparsi della difesa contro i tumori) sono stati prelevati dal sangue. Poi una ditta farmaceutica ha modificato i linfociti (aggiungendo un recettore specifico che riconosce le cellule da linfoma) che una volta reintrodotti nel malato hanno aumentato la risposta immunitaria, agendo rapidamente contro il linfoma, aggredendolo e facendolo scomparire.

La terapia brevettata dalle case farmaceutiche è una tecnica all’avanguardia nella cura dei linfomi che i medici dello Iosi hanno imparato in un centro specializzato negli Stati Uniti e poi implementato allo Iosi. «Questo è un punto di forza molto importante dello Iosi, dove sono disponibili cure innovative. La ricerca è essenziale per fare progressi, non è facile essere e rimanere tra i più bravi, ci vuole lo spirito giusto, che intendo continuare a coltivare», spiega la dott. Silke Gillessen Sommer.

La terapia con Cart è stata approvata negli Usa a metà del 2018 (poco dopo in Europa e Svizzera), per la cura di linfomi aggressivi e leucemie linfoblastiche acute, refrattarie ai trattamenti standard. «Due centri universitari in Svizzera (negli ospedali di Berna e Zurigo) hanno l’autorizzazione di SwissMedic per eseguirla. Seguiranno altri ospedali universitari e anche lo Iosi. Il permesso è stato richiesto e probabilmente eseguiremo il primo trattamento, fuori da uno studio clinico, nella seconda metà di quest’anno. Responsabili sono i dottori Davide Rossi e Luciano Wannesson», precisa il primario. La cura costa attorno ai 300mila franchi. «A livello federale si sta preparando la regolamentazione per rendere questo trattamento disponibile per chi ne ha bisogno in Svizzera. Già oggi, con una richiesta speciale, la maggior parte delle casse malattia accetta la cura», conclude. 

La vita privata: ‘La morte di un paziente mi ha motivata a scegliere la ricerca’

La ricerca e la medicina interna sono i suoi grandi amori. Laureatasi in medicina all’università di Basilea vanta un curriculum internazionale di tutto rispetto tra ospedali, cattedre universitarie, 150 articoli su riviste peer-reviewed.

A portarla verso l’oncologia è stato un paziente che aveva in cura quando da giovane medico assistente lavorava alla Thurgauisch-Schaffausisch-Höhenklinik di Davos. «Era un signore molto gentile ed è deceduto di tumore alla prostata. Mi è dispiaciuto molto. Ho promesso a me stessa che mi sarei impegnata nella ricerca per trovare una cura», spiega la dott. Silke Gillessen Sommer.

È la prima donna a dirigere un istituto all’Eoc, ed è la terza ad accedere alla funzione di professore alla Facoltà di scienze biomediche dell’Usi.
Ha lasciato, per la sua famiglia, la divisione delle scienze dei tumori dell’Università di Manchester (Gb) dove era responsabile della ricerca nella terapia sistemica dei tumori genito-urologici.

«Mio marito è un architetto ecologico, specializzato in abitazioni che producono più energia di quella che consumano. In Inghilterra non c’era un grande mercato, mentre in Svizzera c’è più sensibilità verde. Inoltre volevo essere più vicina ai miei genitori che invecchiano», conclude la dottoressa.