Prima serata: non sono solo canzonette, anzi. Col beneficio d'inventario, in ordine non di bellezza ma alfabetico, ecco come sono suonate alle nostre orecchie
Big
Achille Lauro – ‘Me ne frego’
“No, non è trap è rock and roll”. L’Achille che ha il dono di Vasco, che se leggi il testo da solo non significa niente, ma per qualcuno è Philip Roth. Il testo formato ‘lista della spesa’, gli “Oh mio Dio” e la chitarra tamarra vengono da ‘Rolls Royce’; il resto è un mash-up costruito su ‘Fiori rosa fiori di pesco’. La tutina alla Renatino del Piper (che sarebbe San Francesco) è un dito medio alle prime file del mondo. Arte. Giudizio: santo subito
Anastasio – ‘Rosso di rabbia’
“No, non è rap è rock and roll”, sempre parafrasando l’Achille. Il suo è uno sciaffolone (da 'shuffle') con riff ipnotico – “Panico panico, sto dando di matto” – che ha la qualità di un tatuaggio che non va più via. Giudizio: rabbia against the machine
Bugo e Morgan – ‘Sincero’
Splendido, stralunato viaggio Sanremo-Londra di sola andata, autoritratto di due fuori come un balcone, qui solidi come una terrazza. Basti il verso “Volevo fare il cantante delle canzoni inglesi così nessuno capiva che dicevo”. Giudizio: Sanremo calling
Diodato – ‘Fai rumore’
Vinto il sospetto della peristalsi – “E non voglio fare a meno oramai di quel bellissimo rumore che fai” – nel 2018 baglioniano, per eleganza, Diodato fu un figurino. Nel 2020, fa un figurone. Giudizio: cuore, batticuore (mi è sembrato di sentire un rumore rumore)
Elodie – ‘Andromeda’
Con una bellezza che arriva dalle Guadalupe, e un fidanzato che arriva da Marracash, si fa scrivere la canzone da Mahmood, che le ha disegnato anche le catene che la legano alla roccia. Brava ma, per cantare cose del Mahmood, meglio sarebbe il timbro del Mahmood. Giudizio: melodie
Irene Grandi – ‘Finalmente io’
Canta Curreri-Vasco (e aprirà i suoi concerti) vendicando ‘Finalmente tu’ degli 883 per Fiorello a Sanremo 1995, di rara bruttezza. "Se vuoi fare sesso, facciamolo adesso, qui”, oggi come oggi, forse è più soap che rock, ma basta la nota fissa alla ‘Heroes’ e il muro che chiude. Giudizio: Irene Grande, Grandissima
Marco Masini – ‘Il confronto’
L’autobiografico-anche-autoanalitico Masini incute sempre un certo timore. Con l’espressione un po’ così, sempre un po’ ‘Vaffanculo’ che abbiamo noi (lui) che non siamo nati a Genova ma che comunque siamo (lui) molto bravi, è un Masini meno sanremese del solito, ma perfetto, come al solito. Giudizio: che barba (ma solo riferito alla barba).
Rita Pavone – ‘Niente (Resilienza 74)’
Prima le donne e i bambini. È l'uragano che spazza le coste liguri, è il naufragar che ci è dolce, e il ritornar che ci mette i brividi. Giudizio: Tutto (‘Magnificenza ’20)
Raphael Gualazzi – ‘Carioca’
Non gareggia nei Big, ma negli Impeccabili. In epoca di sintesi, Sanremo registra addirittura un suo solo (strepitoso) di pianoforte e la marching band degli Ottolini che è New Orleans in vacanza a Rio de Janeiro. Giudizio: Disco Samba (trenino, è festa, davvero)
Riki – ‘Lo sappiamo entrambi’
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat. Giudizio: il nulla
Le Vibrazioni – ‘Dov’è’
Giudizio: dirige il maestro Peppe Vessicchio. Può bastare.
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Nuove proposte
Tecla – ‘8 marzo’
Sedici anni compiuti da un mese, ranuncolo in un giardino di ortiche (Sanremo, è finissima satira politica), la giovane promessa regge senza alcuna sudditanza psicologica e di età questo inno dai risvolti femministico-mannoiani. Giudizio: è nata una stellina
Eugenio in Via di Gioia – ‘Tsunami’
Penalizzato dallo scontro fra titani (Tecla), il frontman non ha la simpatia di Lodo Guenzi, ammesso che Lodo Guenzi abbia la simpatia, e soprattutto si muove come Pippo Franco in ‘Chi chi chi co co co’, che con l'impostazione intelletualoide cozza (nel senso di mitile). Il risultato è un inno da vacanze (però intelligenti). Giudizio: Lo Stato un po' Asociale
Fadi – ‘Due noi’
Chi perde a Sanremo con un brano che non è la cosa più bella ascoltata da 'Grazie dei fior' sino ad oggi e saluta tutti con un "Evviva la Romagna, evviva il Sangiovese" ha già vinto. Giudizio: eroe
Leo Gassmann – ‘Vai bene così’
Con la lentezza di un diesel, anzi, di un'apecar, il brano accelera sul finale etnico e al decimo ascolto comincia a piacere. Non è un mattatore, ma si difende. Giudizio: a tutto Gass (ma a pedali)