Pensiero

Quando la filosofia è sexy: Vanzi e Mulligan a colloquio

Perché studiare filosofia? Perché esplora non solo ciò che esiste, ma anche il possibile. O per ottenere ragione in ogni discussione

"La Scuola di Atene" di Raffaello Sanzio, Musei Vaticani
29 novembre 2019
|

Che cosa significa fare filosofia oggi? È uno sterile esercizio mentale o le capacità di pensiero e ragionamento critico che ne derivano possono essere applicate alla vita di tutti i giorni? Insomma, una laurea in filosofia è davvero così inutile come molti pensano? Ogni terzo giovedì del mese di novembre c'è la Giornata mondiale della filosofia istituita dall'Unesco nel 2002 e lo scorso 21 novembre, per celebrarla, l’associazione filosofica Ratio assieme all'Università della Svizzera italiana e, all'Istituto di studi filosofici hanno organizzato un incontro con Achille Varzi, esponente della filosofia analitica e professore alla Columbia University di New York e Kevin Mulligan, filosofo britannico e professore dell’Usi (in sostituzione dell’annunciata Anna Gialluca, direttrice editoriale della Laterza, purtroppo assente).

Cosa spinge a studiare filosofia

Lo scambio è partito con una domanda apparentemente semplice: che cosa ha spinto a dedicarsi a questo tipo di studi? Varzi ha risposto introducendo uno dei mille aspetti della filosofia applicata alla vita: le scelte. Tutto risale a quando, ancora molto giovane, lesse 'L’uomo senza qualità' di Robert Musil. Nel romanzo Ulrich, il protagonista, vive all'insegna della possibilità: non dice mai di no, piuttosto “non ancora”. In ogni momento della nostra vita – ha proseguito Varzi – noi prendiamo delle decisioni e quindi, di conseguenza, eliminiamo delle possibilità. È secondo questo pensiero che Ulrich, a poco a poco, si rovina la vita non essendo mai in grado di prendere una decisione certa. Leggendo questo romanzo il futuro filosofo si è chiesto quale fosse la scienza che studia non solo come stanno le cose in un determinato momento, ma in ogni attimo possibile.

Con la risposta di Mulligan, vediamo quanto varie possano essere le motivazioni per studiare filosofia: gli è sempre piaciuto avere ragione, sin da piccolo e cosa meglio della filosofia può insegnare ad abbattere teorie altrui? Qualcuno potrebbe controbattere dicendo che con qualsiasi laurea si è in grado di avere ragione in un determinato campo – ma solo con la filosofia si può essere in grado, o almeno provare, di vincere in qualsiasi ramo. Avere ragione, come poi ribadisce Varzi, non significa però soltanto vincere una discussione, ma avere alla base una argomentazione sensata, cosa che si può raggiungere tramite la logica, disciplina pilastro della filosofia. E non dimentichiamo che non c’è una vera e propria definizione del fare filosofia: certo ogni filosofo ha dato la sua risposta, per esempio Campbell disse che un filosofo “pensa al rallentatore”, prende la vita come un film e la analizza fotogramma per fotogramma, aggiungendo punti interrogativi dove sembrano essercene solo di esclamativi.

Ma ha senso studiare filosofia all'università?

La discussione è proseguita con un’altra domanda di Mulligan, curiosa se pensiamo al luogo e alla professione dei due relatori: studiare filosofia all’università ha senso? La filosofia è veramente una facoltà valida come potrebbe esserlo matematica, o economia? Partendo da qui, Varzi e Mulligan hanno dato dimostrazione di cosa significa davvero fare filosofia, discutendo amichevolmente e facendo esempi e teorie su come effettivamente sì, il santo valga la candela. Alla base della loro risposta c’è il fatto che tutto parte dalla filosofia, dalla politica alla fisica quantistica. Si tratta di una disciplina importante proprio per questo motivo: si hanno basi eterogenee e si impara a ragionare in campi molto diversi tra loro e non soltanto, come si potrebbe credere, a studiare idee e parole di famosi pensatori del passato come Aristotele, Tommaso D’Aquino o Kant; personalità importantissime del pensiero filosofico, ma non sicuramente il punto d’arrivo dello studio della filosofia stessa. In molti sono interessati allo studio della storia della filosofia ma quello che un vero filosofo deve essere in grado di fare è scovare e porre domande sempre nuove, mettere in dubbio qualsiasi cosa che possa apparire certa. Certo, si potrebbe obiettare che pensare è condizione necessaria ma non sufficiente. E quasi in risposta a questo dubbio, Varzi ha presentato una statistica statunitense sulle facoltà umanistiche i cui laureati fanno meno fatica a trovare lavoro. Contro le aspettative di molti, filosofia viene direttamente dopo economia e diritto.

Il più sexy della metafisica

La serata si è conclusa con un ultimo quesito di Mulligan: “Quale è il problema più sexy della metafisica?”. Varzi, divertito e un po’ confuso, ha risposto che tutti i problemi della filosofia hanno un loro fascino – ma a parer suo nessuno quanto i problemi dell’identità nel cambiamento, che troviamo ad esempio in Eraclito. Un esempio dello stesso Varzi: io oggi conosco una nuova persona con cui faccio amicizia; se rincontrerò questa persona tra due anni, la riconoscerò ancora anche se non sarà lo stesso individuo che avevo conosciuto tempo prima. Eraclito usa l’esempio delle acque nel fiume – il celebre “tutto scorre” –, ma il quesito resta lo stesso: come posso continuare a riconoscere la persona? O applicandolo agli oggetti, se io comprassi una matita e scrivessi, la temperassi e infine spezzassi, fino a che punto questa resterebbe la stessa matita che avevo comprato prima?