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(Con l') Osi alle Officine, (per) pensare soprattutto alle idee

Orchestra in stato di grazia per l'Eroica di Beethove, con deliziosa prima parte di concerto annessa

Sabato scorso a Bellinzona
(© Photolocatelli.ch)
15 dicembre 2024
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Bellinzona non ha una sala da concerti abbastanza capiente per l’Orchestra della Svizzera Italiana, che negli ultimi anni ha perciò trovato tre spazi sostitutivi: per i Venerdì Santo la Collegiata, con una acustica problematica, dovuta probabilmente alla cupola che sovrasta il falso transetto; in estate l’entrata di BancaStato, che protegge bene gli orchestrali e consente ascolto temporaneo anche a chi transita con cane al guinzaglio e talvolta anche libero; a dicembre, quando fa freddo, la Cattedrale delle Officine Ffs, dove le finestre ben chiuse rendono inoffensivo lo sferragliare dei treni sulla Linea del Gottardo.

Il recensore ha il compito gradito di confermare il successo del concerto di sabato scorso per qualità di esecuzione e qualità di pubblico, con l’incapacità di spiegare perché, in un’epoca in cui si fa a gara a costruire le sale da concerto più perfette, si provi tanto piacere a trasferirsi in un capannone industriale, su sedie da festa campestre, con giacche calde per proteggersi da spifferi non presunti.

Il concerto è stato diretto quest’anno da Robert Treviño, musicista americano quarantenne, che mi sembra stia raccogliendo molti consensi in Europa: una conferma di come l’attuale stato di grazia della nostra Orchestra attiri facilmente direttori prestigiosi. Piatto forte del programma era la Tersa Sinfonia di Ludwig van Beethoven, che la storia della musica ha chiamato impropriamente ‘Eroica’, composta nei primi anni dell’Ottocento, a metà strada fra rivoluzione francese e restaurazione, e nella temperie artistica in bilico fra classicismo e romanticismo, come i versi coevi di Ugo Foscolo: “Lieta dell’aer tuo veste la luna di luce limpidissima i tuoi colli…”

Bella, luminosa, mi è davvero sembrata l’Eroica di sabato sera e confesso che uscendo dalle Officine nella notte fredda di dicembre, mi è venuta la tentazione irriverente di fischiettarla. E avevo intanto anche dimenticato la deliziosa prima parte del concerto: le quattro danze, Marcia, Valzer, Polka, Galop della seconda Suite per piccola orchestra di Igor Stravinskij, scritta quando l’Europa era devastata dalla prima guerra mondiale e nella libera Zurigo nasceva il beffardo movimento dadaista.