La nomina di Maja Hoffmann è solo parte di una riorganizzazione che, tra qualche perplessità, vuole mantenere i delicati equilibri del Festival
Per le strade di Locarno si respira quell’aria carica di elettricità che annuncia temporali. Non in senso meteorologico, per quanto non sai mai se l’allerta che ti illumina il telefonino sia per canicola o piogge. È più una questione di sentimento generale, quello che percepisci quando al mattino attraversando Piazza Grande un conoscente ti ferma per dirti che “dammi retta, quelle sedie tra qualche anno finiranno a Zurigo”; oppure quando in coda per un film senti dire che “quest’anno per qualsiasi cosa posso dare la colpa alla presidente”. Voci di strada, certo, spesso abbinate a pettegolezzi e indiscrezioni a volte credibili a volte surreali. Ma c’è anche chi, vicino al Festival avendoci collaborato per molti anni, ti confida di essere “forse non preoccupato ma un po’ perplesso sì” per il nuovo assetto organizzativo che sta prendendo forma con la conclusione della lunga e importante presidenza di Marco Solari. Si parla di aspetti apparentemente secondari, ma comunque importanti, come l’accoglienza di ospiti istituzionali in Piazza Grande o i nuovi equilibri in un consiglio d’amministrazione rafforzato.
L’aria si è ancora di più caricata dopo le dichiarazioni della neopresidente Maja Hoffmann sulla possibilità di anticipare le date del Festival. Il tema era già stato discusso in passato, ma sentirlo tirar fuori adesso – su una testata della Svizzera tedesca e citando come motivi per lo spostamento l’interesse di Studios e professionisti – ha fatto pensare a un Festival meno attento al territorio rispetto a un tempo.
Quella che si è aperta mercoledì scorso è la 77ª edizione. Eppure a suo modo il Festival è una realtà giovane: il processo di professionalizzazione è stato infatti avviato proprio da Marco Solari nominato, lo ricordiamo, in un momento particolarmente difficile per il Festival, con un’edizione affidata a un Comitato direttivo in seguito all’improvvisa morte, a pochi giorni dall’inizio della 53ª edizione, di Giuseppe Buffi (in carica peraltro da pochi mesi) e l’imminente partenza del direttore Marco Müller. È a Solari che si deve ad esempio l’introduzione della “doppia direzione”, artistica e operativa.
Dal punto di vista di ‘governance’, parliamo quindi di una organizzazione giovane e, come spesso capita nelle organizzazioni giovani, abbiamo una struttura elastica e “verticale”, nella quale contano più le persone (“people before structure” era uno dei motti), con un presidente che di fatto svolge anche le funzioni di amministratore delegato. Una struttura che però, crescendo, le organizzazioni dovrebbero abbandonare per abbracciare un modello più “orizzontale”, con organi collegiali e responsabilità ben definite, operazione che il Locarno Film Festival ha avviato già alcuni anni.
Il discorso sulla “verticalità” della struttura organizzativa del Festival non deve tuttavia far pensare a un presidente abituato a non ascoltare nessuno: tutte le persone interpellate sono concordi nel ritratto di un Marco Solari certo sicuro delle sue idee ma aperto al dialogo e sempre pronto ad ascoltare proposte e obiezioni. L’eccezionalità di Marco Solari, anche per i suoi forti legami con la politica e l’economia nazionali, è un altro elemento che ha portato a ritenere necessario un ripensamento delle strutture decisionali: sapendo che sarebbe stato impossibile trovare un’altra persona con le sue stesse capacità e conoscenze, occorreva pensare a un nuovo Festival.
Il vecchio Consiglio d’amministrazione del Festival era composto da oltre venti membri: per quanto alcune nomine fossero “di fatto onorarie”, nel senso che alcune persone raramente partecipavano alle sedute, un gruppo così ampio è, come anche una persona non esperta può immaginare, poco funzionale.
I nuovi statuti hanno quindi visto una drastica riduzione dei membri del Consiglio d’amministrazione: attualmente sono cinque, ovvero la presidente Maja Hoffmann, il vicepresidente Luigi Pedrazzini, Nadia Dresti già responsabile del settore Industry del Festival, l’avvocato romando Jean-Philippe Rochat e il sindaco di Locarno Nicola Pini, in carica dallo scorso aprile. Altri due membri dovrebbero essere nominati a ottobre. «È un Consiglio d’amministrazione in grado di focalizzarsi sulle scelte strategiche del Festival al quale, adesso, dobbiamo abbinare una direzione con un amministratore delegato, o come si dice oggi Ceo, chief executive officer, e responsabili di dipartimento con mansioni precise» ci ha spiegato il vicepresidente Luigi Pedrazzini. Questa nuova impostazione, che nei prossimi mesi sarà ufficializzata negli statuti, in parte rispecchia l’organizzazione alla quale si è arrivati nel corso degli ultimi anni, con anche alcuni avvicendamenti interni.
Prima di vedere più in dettaglio come sarà strutturata la nuova direzione, torniamo al Consiglio d’amministrazione che ha perso diversi rappresentanti locali. «Era impensabile, viste le responsabilità strategiche che assume il nuovo Consiglio d’amministrazione, continuare ad avere tutti i sindaci della regione o altri rappresentanti delle realtà locali ma per noi il legame con il territorio rimane fondamentale e per questo lo abbiamo voluto valorizzare». Pedrazzini si riferisce al Policy Advisory Board, un organismo consultivo presieduto dal sindaco di Locarno, che come detto fa parte del Consiglio d’amministrazione, e che dovrebbe meglio rappresentare gli interessi della politica e dell’economia non solo regionale ma anche nazionale.
A ottobre, in un’assemblea straordinaria, saranno presentati i nuovi statuti per questa direzione strutturata, con un Ceo (che sarà molto probabilmente l’attuale ‘managing director’ Raphaël Brunschwig) e i vari dipartimenti: le finanze, ovviamente; le operazioni con tutta la logistica, fondamentale per un Festival che ogni anno trasforma gli spazi della città; la comunicazione, altro elemento strategico per il Festival; e poi la direzione artistica e le attività per professionisti e industria cinematografica sulle quali vale la pena soffermarsi un attimo.
In questa nuova organizzazione, ha spiegato Pedrazzini, la direzione artistica dipenderà formalmente dal Ceo ma – da statuti – avrà garantita l’autonomia sui programmi (un aspetto centrale della presidenza Solari che sarà mantenuto e anzi istituzionalizzato) e sarà nominato direttamente dal Consiglio d’amministrazione.
Per quanto riguarda il rapporto con l’industria cinematografica, si tratta di un aspetto fondamentale per garantire non solo futuri sviluppi del Festival, ma di fatto la sua sopravvivenza come evento internazionale. Per questo motivo, a fianco del già citato Policy Advisory Board è stato istituito anche un Industry Advisory Board, presieduto da Nadia Dresti.
Il Festival sta affrontando importanti cambiamenti interni che, come detto, vanno al di là della nomina di Maja Hoffmann e che dovrebbero garantire maggiore solidità e fare da base per futuri sviluppi. L’obiettivo è mantenere quel delicato equilibrio – tra interessi regionali, cantonali, nazionali e internazionali, tra cinema d’autore e quello più popolare, tra pubblico e industria cinematografica eccetera – del quale finora è stato soprattutto garante Marco Solari. È inevitabile che questa transizione sollevi perplessità e anche qualche malumore, dentro e fuori l’organizzazione, che non andranno sottovalutati. Per il bene del Festival – e quindi del Ticino e del cinema.