L'intervista

‘Critical zone’, il coraggio è contagioso

Cita Martin Luther King ed è sicuro che, ‘alla fine, il regime iraniano crollerà’. A colloquio con Sina Ataeian Dena, produttore del film Pardo d'oro 2023

‘Ali Ahmadzadeh sta bene ed era molto contento quando gli abbiamo dato la notizia’
(LFF)
12 agosto 2023
|

“Come va?” è l’innocua domanda con cui spesso si inizia l’intervista al regista fresco vincitore di un premio. Per il Pardo d’oro 2023 a ‘Critical Zone’ di Ali Ahmadzadeh, la domanda ha tutt’altro sapore: il regista è in Iran e il produttore Sina Ataeian Dena, nei vari incontri, ha parlato di pressioni e interrogatori da parte delle autorità iraniane.

Quindi, come sta Ali Ahmadzadeh? «Sta bene ed era molto contento quando gli abbiamo dato la notizia» ci ha risposto, conclusa la cerimonia di premiazione, Sina Ataeian Dena. «Il suo premio ispirerà molti giovani cineasti iraniani, cineasti clandestini, darà loro la forza e la motivazione di creare storie che vengono dal cuore. E quando fai qualcosa che viene dal cuore, riesci a raggiungere il cuore delle altre persone e il modo in cui questo film è stato accolto a Locarno lo dimostra».

Il film è stato girato clandestinamente, senza le autorizzazioni necessarie per le riprese. Anche la proiezione qui a Locarno è avvenuta senza autorizzazione, tanto che quando è stato annunciato il programma del Festival le autorità iraniane hanno nuovamente interrogato Ali Ahmadzadeh, impedendogli di lasciare il Paese. Tuttavia Sina Ataeian Dena non è preoccupato dal fatto che il Pardo d’oro possa peggiorare la situazione: «La mia impressione è che più attenzione internazionale una persona riceve, più è protetta: il premio ricevuto qui a Locarno, quindi, è anche da questo punto di vista una buona notizia».

Ali Ahmadzadeh avrebbe potuto lasciare l’Iran prima dell’annuncio del programma del Festival di Locarno. Ma una segnalazione delle autorità tedesche, successivamente ritirata, ha impedito al regista di entrare nell’area Schenger. Un incidente che ha rinforzato lo scetticismo di Sina Ataeian Dena verso i governi europei. «Ogni Paese ha la sua situazione particolare, ma in generale non ho molta fiducia verso la politica, non credo che la politica potrà aiutare il popolo iraniano. Ho invece fiducia nella società civile, perché condividiamo gli stessi valori. Vogliamo la libertà, vogliamo la democrazia, vogliamo i diritti umani e per questo siamo convinti di poter contare sul supporto della società europea. Perché siamo dalla stessa parte. Perché, come una volta disse Martin Luther King, l’ingiustizia che si verifica in un luogo minaccia la giustizia ovunque».

Una falsa immagine

Non è la prima volta che le autorità iraniane impediscono a un cineasta di uscire dal Paese: perché il regime teme così tanto il cinema? «Perché il cinema mostra che lo stile di vita propagandato per decenni da questa vecchia teocrazia non trova spazio tra la gente. Perché il cinema mostra che quello che solitamente si vede dell'Iran è solo un'immagine falsa che viene venduta alla comunità internazionale». Film come ‘Critical Zone’, ha continuato il produttore, mostrano come le nuove generazioni rifiutano la cultura ufficiale, ed è un rifiuto che non riguarda solo alcune persone che agiscono nell’illegalità e nella clandestinità. «È la maggioranza a pensarla così, per questo il regime vuole controllare il modo in cui viene raccontata la società iraniana, per nascondere la verità. Ma penso che sia troppo tardi e che, alla fine, il regime crollerà».

Sina Ataeian Dena è convinto che, nel raccontare la società, il cinema abbia una forza particolare che altre forme espressive non hanno. «È un mezzo potente perché è immersivo: ti siedi in una stanza buia e per due ore hai la possibilità di creare un universo, di raccontare una storia, di mostrare il percorso di un personaggio. Credo che sia soprattutto il cinema di finzione ad avere questa forza, per questo il regime è particolarmente attento». Per questo Sina Ataeian Dena spera, un giorno, di poter proiettare ‘Critical Zone’ in Iran. «Ma già il fatto di aver realizzato questo film, di averlo portato a Locarno, è una vittoria e avrà i suoi effetti anche in Iran. Come ho detto, sono convinto che questo film sarà ispirerà altre persone a raccontare storie vere che provengono dall’anima. Perché il coraggio è contagioso».


Keystone
Sina Ataeian Dena