Dal mal raccontato ‘Rossosperanza’ di Zambrano all'incredibile ‘Mantagheye bohrani’ di Ahmadzadeh, alla lotta per la vita delle sommozzatrici di ‘Milsu’
Strana giornata in Concorso quella di ieri, dove si accendono gli ultimi fuochi, si sono visti ‘Mantagheye bohrani’ (Critical Zone) dell’iraniano Ali Ahmadzadeh e ‘Rossosperanza’ opera seconda dell’italiana Annarita Zambrano.
Si tratta di due film che raccontano storie di città: Teheran, oggi, e Roma, tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90 del secolo scorso, per l’Italia un periodo fatidico che porta alla fine della prima Repubblica. La romana Zambrano, in una specie di retroscena de ‘La grande bellezza’ di Sorrentino ci mostra gli infanti e le infanti, di quell’alta borghesia, a quel tempo eletta dal craxismo e dagli albori berlusconiani, che qui vediamo solitariamente contestare il vuoto affettivo di famiglie sempre più impegnate a glorificare i lari casalinghi ormai dedicati solo al dio denaro. La regista spiega che sono i suoi ricordi, peccato che il film sia solo un insieme di piccole storie, incapaci di collegarsi, storie di un microcosmo di una poco interessante alta borghesia. E non fa pena il fatto che questi eredi finiscano in una costosa clinica psichiatrica, da cui comunque, visti i soldi in tasca, evadono ogni qual volta ne hanno voglia. Mal raccontato il film ha anche la sfortuna di un cast incapace di dare colore ai personaggi che vengono presentati.
©Mad Entertainment
È ‘Rossosperanza’
In un altro pianeta ci porta invece il film iraniano, ‘Mantagheye bohrani’. E lo si capisce anche dalla drammatica conferenza stampa, sul tavolo i cartellini con il nome del regista Ali Ahmadzadeh, degli interpreti: Amir Pousti, Shirin Abedinirad, Maryam Sadeghiyan, e del produttore tedesco (il film è una coproduzione tra Germania e Iran). Purtroppo, a parte il produttore, gli altri posti erano vuoti. Il regista non ha potuto lasciare il suo Paese. Luxbox, la società di produzione, e Sina Ataeian Dena, il produttore, hanno ricevuto minacce di ritirare il film dalla proiezione a Locarno.
La storia del film è ambientata in Iran ed è stata girata, qualche volta senza il permesso delle autorità, prima della rivoluzione “Donna, vita, libertà”, in seguito alla quale Ali Ahmadzadeh è stato messo in carcere per essere liberato (con restituzione del passaporto) quando sono cominciati gli ultimi colloqui per il nucleare iraniano e c’è stata un’amnistia. Nel frattempo però dalla Germania gli è arrivata la ferale notizia di una chiusura, un divieto a entrare nell’area Schengen, si è parlato di errore, ma il risultato è che non può uscire dall’Iran.
E sarebbe stata una bella soddisfazione per lui, ascoltare gli applausi per il suo incredibile, magico film: ‘Mantagheye bohrani’ è un incalzante ed emozionante road movie sulle strade notturne di Teheran. Il regista ci fa conoscere Amir, giovane spacciatore di droghe varie e uomo della medicina, in una città deserta che al suo passaggio si anima. Lo interpreta un esordiente Amir Pousti e con lui c’è il suo vero cane. Il regista ha voluto che fra il cast non ci fosse nessun professionista, per non far rischiare ad attori più noti il carcere. Guidato dalla voce del suo Gps, che fa da ipnotica guida anche allo spettatore, Amir naviga nei quartieri della malavita di Teheran per confortare le anime inquiete della notte, viaggia avanti e indietro dall’aeroporto per spedire e ricevere pacchi di droga, fugge drammaticamente dalla polizia. Film che si imprime nella mente per il racconto, la regia, la fotografia, l’interpretazione, per il suo non piangersi addosso, per il suo mostrare donne libere, con il loro elegante hijab e la voglia di essere indipendenti. Grande film, applausi.
Ieri sera, in Piazza si è visto ‘Milsu’ (‘Smugglers’) del maestro coreano Ryoo Seung-wan, un regista che aggiunge alla qualità il grande successo, basti pensare che Variety ha scritto: “C'è un potere femminile nei cinema coreani, ma proviene più dai personaggi locali che dal successo globale ‘Barbie’. Il film d'azione poliziesco a guida femminile ‘Smugglers’ ha dominato il fine settimana al botteghino sudcoreano e ha messo da parte ‘Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One’ che era stato in testa alla classifica per le due sessioni precedenti. ‘Smugglers’ ha guadagnato 9,31 milioni di dollari tra venerdì e domenica, secondo i dati di Kobis, il servizio di tracciamento gestito dal Korean Film Council (Kofic), che gli conferisce una quota di mercato di quasi il 54%. Durante i suoi cinque giorni di apertura, il film ha accumulato un totale cumulativo di 13,1 milioni di dollari”. Questo per capire l’importanza di un film come questo a Locarno, un film destinato a conquistare altre piazze e tra una ventina di giorni sbarcherà a Toronto per conquistare il Nord America.
© Locarno Film Festival
Un fotogramma estrapolato da ‘Milsu’
Dobbiamo dire innanzitutto della grande cultura che anima un regista come Ryoo Seung-wan, uno che non si esalta per i successi, ma si preoccupa per come sarà il suo futuro di regista spiegando: “In un recente sondaggio molto credibile sul rapporto tra giovani e cinema è risultata chiara una defezione dalla sala. Per due motivi principali: il fatto di dover stare seduti per due ore, e il fatto di non poter guidare la velocità con cui guardare il film”. Chiaro che il tema è grande, e grande è anche il film che Ryoo Seung-wan ha portato a Locarno.
Le “smugglers” del titolo sono le haenyeo o donne subacquee che vivevano nella città balneare di Guncheon, in Corea del Sud. La loro è una storia vera, segnata dalla povertà e da due avvenimenti: loro si tuffavano per raccogliere abalone, conchiglie e altra vita oceanica per guadagnarsi da vivere. Ma dopo che una fabbrica chimica è stata costruita a Guncheon, le donne del mare lottano per fare raccolti decenti e iniziano a recuperare merci di contrabbando gettate in mare per fare soldi. Ambientato negli anni Settanta, splendida la ricostruzione di luoghi, vestiti, mobili, musiche e anche imbarcazioni, il film regala emozioni in profondità marine, con squali che massacrano a più non posso e lotte tra bande criminali e storie di amicizie femminili che incantano per la loro sincerità. È il cinema.