La regista di ‘Regra 34’, Pardo d’oro al Miglior film, felice con moderazione: ‘Temiamo che il presidente o i suoi approfittino di questo premio’
Julia Murat ci raggiunge radiosa d’incredula felicità, lei che di premi ne ha una collezione. Ricordiamo quello a Berlino per il suo ‘Pendular’ (2017) e prima i tanti premi ricevuti in diversi festival in giro per il mondo per ‘Histórias que Só Existem Quando Lembradas’(2011). Ma questo Pardo d’oro per ‘Regra 34’, miglior film a Locarno, è il suo trofeo più importante, quello che vale una vita, per ora, quello che ti può attirare l’attenzione anche per il tuo prossimo film. Un marchio di qualità indelebile.
Non ci lascia il tempo di una domanda, subito ci confida: "Mai avrei pensato! Il primo a informarmi del premio è stato mio marito. Questa vittoria è per tutto il gruppo che ha lavorato con me alla realizzazione di questo film. Chi l’avrebbe detto: eravamo stati, insieme a un film cubano, gli ultimi due film a ricevere un finanziamento statale nel 2017, poi fino a oggi in Brasile non ci sono stati più finanziamenti per il cinema, l’arte e la cultura, su decisione del Presidente Jair Bolsonaro. Ero decisa anche a rinunciare al finanziamento, poi ho pensato che avrei potuto fare un film capace di dare una forte scrollata proprio al governo".
Fa una pausa, poi riprende (stiamo viaggiando tra frasi in inglese e altre in spagnolo, per fortuna non usa il portoghese): "Il film è nato in occasione di una visita a New York. Mi sono accorta di come fosse cambiata la società, e ho capito che quello che facevamo era perso, che dovevamo cercare qualcosa di nuovo, cambiare il nostro modo di fare cinema. Sai, le società cambiano, pensa al Brasile dove il 2 ottobre prossimo si vota. È difficile, nonostante i sondaggi, aspettarsi qualcosa. Il Brasile è un paese difficile e questo c’entra anche con il mio film, che nasce per aprire un dialogo con la gente: noi puntiamo a un pubblico giovane e progressista, quello fascista di Bolsonaro non ci interessa. Anche se temiamo che proprio Bolsonaro e i suoi possano approfittare del premio per farsi vanto del loro impegno culturale per il cinema, o nel peggiore dei casi, visto il colore della pelle della protagonista, possono prendere posizione contro l’immoralità del gruppo noir. Di sicuro il film sarà vietato ai 18 anni".
Visto il tema, era previsto. "Certo parliamo di sessualità, tocchiamo la pornografia, ma si tratta della ricerca individuale del proprio limite mentale e fisico, del desiderio della violenza. Il fatto che la protagonista fosse di colore non è stato deciso in fase di sceneggiatura. È stata una scelta determinata dai provini, che ci hanno portato a selezionare proprio Sol Miranda perché ci ha convinto. Abbiamo avuto problemi per girare il film in tempi di pandemia, tutto si è dovuto svolgere sotto il massimo controllo, anche perché molte scene prevedevano incontri intimi. Ma i problemi più grossi li abbiamo avuti con la sceneggiatura, che abbiamo dovuto cambiare diverse volte per la censura. Abbiamo aggiunto e tolto dialoghi, soprattutto".
La protagonista che di giorno studia giurisprudenza e di notte invece gioca e guadagna con il sesso – un tema simile fu sviluppato da Richard Brooks in ‘Looking for Mr. Goodbar’ (1977), non è un paradosso? "Si l’idea d’identità che entra nel film è un paradosso ed è quello che io affronto nel fare cinema al tempo di Bolsonaro". L’intervista è finita: ora Julia Murat va a festeggiare un grande premio.