Locarno Film Festival

‘Where the Crawdads Sing’ e ‘Piano Piano’ sono panna inacidita

I due film proposti ieri in Piazza Grande sono il trionfo della banalità, dove tutto è in superficie: poca emozione, poca indagine

‘Piano piano’
(©LFF)
6 agosto 2022
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Due anche i film destinati alla Piazza Grande di oggi: "Where the Crawdads Sing" diretto da Olivia Newman, tratto dall’omonimo romanzo del 2018 di Delia Owens, e "Piano Piano", opera prima del napoletano Nicola Prosatore, che lo dedica ai suoi ricordi di gioventù nella Napoli degli anni 80, quando si festeggiava lo scudetto di Maradona.

Una storia sfilacciata

Il primo è uscito lo scorso 15 luglio negli Stati Uniti, applaudito dal pubblico e con buoni incassi. Si tratta di un film bene illustrato, la fotografia è di Polly Morgan, recitato senza troppa convinzione da un cast ben vestito ma senza particolare propensione a emozionare, a parte un sempre intenso David Strathairn.

La vicenda è quella della giovane Catherine "Kya" Clark (interpretata, anzi recitata come si conviene a scuola, da una melensa Daisy Edgar-Jones) ragazza cresciuta in una palude del North Carolina, in una casa via via abbandonata da sua madre, dai suoi fratelli, e pure dal padre alcolizzato, capace di lasciarla appena uscita dall’infanzia da sola ad arrangiarsi per vivere. Naturalmente incontra l’amore, ma dimenticata si ritrova con un uomo violento che si sta per sposare e che ha voglia di un’amante silenziosa.

Lei, nel frattempo, ha imparato a leggere a scrivere e disegnare e ha pubblicato libri. L’uomo violento trova la morte e lei si ritrova accusata di omicidio, qui il film si dilunga inutilmente, non perché il resto sia interessante, ma la storia si sfilaccia ancor di più. La giuria la assolve, lei ritrova il primo amore, sfornerà libri e non figli, e morirà vecchia e tranquilla.

Che dire se non che più di un film è una montagna di panna montata andata acida, tutto in superficie, e la regista Olivia Newman ha le sue colpe.

Il trionfo della banalità

Nella stessa situazione si trova "Piano Piano" dove nulla porta all’emozione, tutto vive in superficie e si consuma in un autocompiacimento narrativo. Eppure il film contiene diverse idee importanti, innanzitutto il motivo della crescita adolescenziale, poi quello dell’influenza camorristica nella vita popolare quotidiana e nello stagnamento sociale e civile di una città. Ma tutto resta sospeso in un gioco più televisivo che cinematografico, dove la banalità trionfa.

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