Fiorella Mannoia e Danilo Rea, ‘Luce’ - ★★★★✩ - Un bagno acustico per aspettare Sanremo e ‘Mariposa’, ‘l’orgoglio di essere donna, senza femminismo’
“Non sono che il contabile dell’ombra di me stesso / Se mi vedete qui a volare / È che so staccarmi da terra e alzarmi in volo / Come voialtri stare su un piede solo / Difficile non è partire contro il vento / Ma casomai senza un saluto”.
A un certo punto della carriera di un’interprete arriva un momento in cui non è più ‘Mina canta Battisti’, ma Mina canta e basta. Il momento è arrivato anche per Fiorella Mannoia, che non è più ‘Mannoia canta Fossati’, ma Mannoia e basta. E così ‘Lindbergh’, che di Fossati è capolavoro non meno di ‘Le notti di maggio’, è Fiorella che canta ‘Lindbergh’ e basta. Quel titolo che dal 1992 chiude l’omonimo album del suo autore apre invece ‘Luce’, Mannoia alla voce e Danilo Rea al pianoforte, album e anche tour transitato da Lugano. Mannoia che di Fossati canta pure ‘Il disertore’ è, ulteriormente, la canzone che diventa di chi la canta, nel lasciar andare degli autori a volte doloroso e a volte gratificante. Quanto al ‘Disertore’, anche di stelle apparentemente minori risplende ‘Luce’, in questa nostra epoca di “solo grandi successi”, con tutto il rispetto per tutte le radioitalie d’Italia e del mondo.
Prima di immergere le nostre orecchie nelle compressioni sanremesi, nel suono ‘ora o mai più’ di un Festival che ancor più oggi segue regole ferree sul come e quanto osare (anche e soprattutto a bassi volumi), ‘Luce’ è una confessione, una dichiarazione d’amore nei confronti della canzone, quella italiana in primis; è un bagno acustico nel quale attendere Fiorella e ‘Mariposa’, la canzone in gara a Sanremo, nata dalla serie tv (già libro) ‘Il grido delle farfalle’, dove le farfalle sono le tre sorelle dominicane Mirabal alle quali si deve la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Di ‘Mariposa’ abbiamo scritto dopo gli ascolti milanesi ed è certo che ne scriveremo ancora, per bellezza, trasversalità (trasversale perché il ‘sanremese’ di oggi è il pop-rap) e importanza del testo, “un manifesto che sottolinea l’orgoglio di essere donna, ma senza femminismo”, dice Fiorella all’Ansa presentando la canzone.
Prima del verdetto dell’Ariston, dunque, ottemperiamo a quella funzione un tantino obsoleta del recensire musica, felici di scrivere che ‘Luce’ non è un concorso di bellezza – i classici non mancano, come ‘E penso a te’, ‘Margherita’, ‘Insieme’ e una natalizia ‘Donna cannone’ in cui Rea cita le carole (natalizie) – ma un disco nel quale ci si sforza di spostare l’asticella dei songbook un poco più in alto, spingendosi fino al Puccini di ‘E lucevan le stelle’, la romanza di tutte le romanze, ma anche al De Gregori de ‘I muscoli del capitano’, quello di ‘Titanic’, album che nella ‘leggera’ (riduttivo) conta quanto la Tosca nella ‘lirica’. In ‘Luce’ non manca Fiorella che ama il Sud e che al Sud si diverte (‘Quizás, Quizás, Quizás’, ‘Bésame mucho’) e all’occorrenza canta Napoli: dall’omonima opera prima di Pino Daniele arriva ‘Terra mia’ e dal capolavoro ‘Vai mo’’ un’altra stella minore, ‘Sulo pe’ parlà’. L’omaggio a Napoli include ‘Abbracciame’, canzone del lockdown qui in coppia con il depositario, Andrea Sannino.
C’è una regola nei songbook imprescindibili e riguarda il compilatore: conta saper scegliere le canzoni, affinché l’album non sia una raccolta come tante o l’ennesimo tributo a De André (che qui è affare per Rea, in un sublime ‘scherzo’, scritto nell’accezione classica, di ‘Bocca di rosa’) di cui son pieni i libri, la tv e gli oratori. E c’è una costante, sempre nei songbook imprescindibili, che vale in tutti i dischi, e riguarda l’ascoltatore: il desiderio di tornare all’inizio per riascoltare tutto da capo, l’inconsueta gioia di un ‘torna alla partenza’ in un ipotetico gioco dell’oca musicale: “Non sono che l’anima di un pesce con le ali / Volato via dal mare per annusare le stelle / Difficile non è nuotare contro la corrente / Ma salire nel cielo e non trovarci niente”, due minuti e cinquantatré secondi che hanno il nome di un aviatore ma che ci riguardano tutti, e cantati così ci riconciliano con tutto, con il pianoforte e con il canto, anche con le stelle, e con la corrente. Anche con il niente.